Ombre sul Campidoglio

E’ partita come inchiesta di Repubblica ed è ora diventata oggetto di interesse specifico della Procura e della Corte dei Conti, con reato ipotizzato di “abuso d’ufficio”. Si tratta del presunto mega giro di assunzioni di figli, amici e parenti, di assessori, consiglieri e quant’altri frequentano le stanze dei bottoni del Comune di Roma. La […]

E’ partita come inchiesta di Repubblica ed è ora diventata oggetto di interesse specifico della Procura e della Corte dei Conti, con reato ipotizzato di “abuso d’ufficio”. Si tratta del presunto mega giro di assunzioni di figli, amici e parenti, di assessori, consiglieri e quant’altri frequentano le stanze dei bottoni del Comune di Roma. La vicenda gira intorno alle presunte 2000 assunzioni avvenute in Atac ed Ama, molte delle quali, si sospetta, con chiamata diretta di persone legate da rapporti familiari o politici ad esponenti del centrodestra locale, a dirigenti aziendali e sindacalisti. Nel ciclone sono finiti tanti nomi, dal capiscorta di Alemanno, all’Ad di Ama Panzironi, accusato di aver fatto assumere parenti strettissimi, fino all’assessore Marchi e l’ex capogruppo del Pdl Rossin. Per tutti, naturalmente, le accuse sono ancora da provare. La ATAC ha assunto 850 nuovi dipendenti, chiamati direttamente dalla società e tutti legati in un modo od in un altro ad esponenti del centrodestra locale, dirigenti aziendali e sindacalisti e un fascicolo su 1400 assunzioni da parte dell’AMA è stato appena aperto dalla Procura della Repubblica. Alemanno dichiara che è tutta una montatura e, in aggiunta, dopo l’annuncio dell’altroieri di voler dare un concreto cambio di passo, il sindaco presenterà oggi la commissione per la definizione di nuove regole e i criteri per le assunzioni nelle aziende municipalizzate. L’opposizione, intanto, grida alla scandalo. Anche ieri c’è stato chi ha chiesto le dimissioni del primo cittadino, come il senatore Pd, Luigi Zanda, chi ha invocato con una mozione urgentissima “l’istituzione di una commissione che, entro 20 giorni, relazioni l’assemblea capitolina”, che ha incassato il placet di Francesco Rutelli. Più spettacolare l’annuncio di Stefano Pedica (IdV): “Presto rivelerò una lista di seimila assunzioni facili nelle municipalizzate, una vera tengentopoli: ci sono dentro favori, voti di scambio, tutto”. Per Alemanno si prepara un periodo difficile, anche perché l’ombra di un’altra parentoli, come scrive e ricostruisce sul Sole 24 Ore Laura Serafini, si profila al’orizzonte già minaccioso. Emergono, infatti, i primi nomi di parenti assunti anche in Acea, anche se il fenomeno è più contenuto rispetto alle altre municipalizzate, perché la società è quotata e ci sono i soci privati Gdf-Suez e Francesco Gaetano Caltagirone a vigilare. Comunque, nonostante tutto, i primi nominativi che emergono fotografano un fenomeno già visto in Ama e Atac, che vede i rappresentati sindacali sistemare il parentado: il segretario Uilcem Giancarlo Balla, dipendente della società, ha visto assumere in azienda la figlia, Venere Balla, ma anche la moglie del figlio, la rumena Georgeta Mihalcea, entrata in Ato2. Un esponente della segreteria Uilcem ha visto arruolare il figlio, Piero Lupi; stessa cosa ha ottenuto un ex segretario Uilcem, Luigi Brattanelli (ora in pensione e militante di An), con il figlio Pierluigi Brattanelli. E ancora: assunto è anche il figlio dell’ex presidente del dopolavoro Acea (di area Cisl), Marco Carlini. C’è il caso più celebre di Camillo Toro, figlio dell’ex pm della procura di Roma Achille Toro, entrambi finiti nell’inchiesta sulla “cricca”. Poi c’è un filone più familiare: Annunziata Bauco, che lavora presso la direzione del personale, ha perorato la causa dell’assunzione della sorella Antonella Bauco. Nel call center Acea 800 lavora anche Alessia Petrangeli, nipote di Adolfo Spaziani, responsabile di Acea Energia nonché direttore generale di Federutility. Rita Bizzoni, moglie del segretario nazionale del Sunia, Luigi Pallotta, è dirigente di Acea 800: qui sono stati assunti la segretaria di Pallotta e suo marito. Lucia Pitzurra, già impiegata nell’area legale di Acea, era stata chiamata dalla giunta Storace a fare il garante regionale del servizio idrico: ora è ritornata in Acea, ma con l’incarico di quadro ed è nello staff del presidente Giancarlo Cremonesi. Nel frattempo in Atac si lavora – ieri c’è stato un cda che ha conferito le deleghe per la ricostituzione del capitale – per allontanare il rischio del default e si guarda a una nuova bomba che potrebbe scoppiare: quella degli affidamenti senza gara, come l’esternalizzazione della manutenzione e dei pezzi di ricambio degli autobus (del valore di decine di milioni di euro) decisi nell’ultimo biennio ma che hanno fatto solo lievitare i costi. Il mese scorso il cda ha deliberato la cessione pro-solvendo di circa 350 milioni di crediti verso Regione e Comune: l’acquirente è Unicredit, che ha rilevato a sconto quel credito, anticipando cassa per 200-300 milioni all’Atac. I problemi sulla strada del rilancio, comunque, non sono legati alle assunzioni facili. Nel mirino ci sono gli affidamenti diretti, due in particolare, sulla manutenzione e sui pezzi di ricambio degli autobus. Ed il nome di Alemanno, già indicato delfino di Berlusconi, entra anche nel caso Tanzi, in eccellente compagnia (con Prodi, de Mita e Berlusconi), come destinatario di finanziamenti. Secondo quanto si legge oggi su Agoravox , nel 2002 Parmalat spacciava per “fresco” un prodotto confezionato anche due settimane prima della messa in commercio. La società fu costretta a pagare una multa, e da quel momento Tanzi decise di finanziare con varie modalità, tra gli altri, i due ministri del governo Berlusconi Gianni Alemanno e Enrico La Loggia.
In quello stesso anno, Alemanno sottoscrive un decreto con cui stabilisce che il latte microfiltrato può essere definito “fresco”. La legge “ad aziendam” sarà ritirata solo nel 2004, dopo il crac Parmalat. Dopo che il settimanale L’espresso rivela lo scandalo dei voli gratis e dopo una lunga successione di dichiarazioni e di smentite, l’ex ministro salda il conto con la Parmatour e la sua posizione viene archiviata. Certamente quello di Alemanno non è il caso più grave. I finanziamenti illeciti e le folli acquisizioni di società partono dagli anni ’80, con la scalata ad Odeon Tv per conto di Ciriaco De Mita, il quale traghettò la Parmalat in Borsa e gli permise di liberarsi dei debiti grazie alla vendita di azioni sul mercato; fino al 2003, quando Tanzi, stando alla testimonianza che rese ai pm di Milano, si rivolse a Berlusconi per prolungare l’“agonia” del gruppo di Collecchio. Certamente Tanzi non si farà in cella nemmeno un giorno dei 18 anni incassati con sentenza definitiva per un crack che vale una finanziaria e quasi altrettanto certamente Alemanno uscirà completamente scagionato dall’ombra lunga della parentopoli palatina. D’altra parte l’assecondare i clintes non è forse nello spirito di base di re ed imperatori romani? E che lui abbia la caratura da imperatore lo dimostrano i progetti sull’autodromo, la ristrutturazione di Tor Bella Monaca, lo spiccio sgombro degli extracomunitari, la capacità di risovere “a tavola” le divergenze con La Lega.

Carlo Di Stanislao

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