L’Aquila è trattata come una CO.CO.CO

Stanno tentando di trasformare L’Aquila in una Co.co.co, in una città precaria. Come i precari, aspettiamo la proroga, in attesa di un provvedimento a tempo indeterminato. Il governo sta cercando in tutti i modi di allentare la nostra capacità di reazione, trasformando una città orgogliosa e battagliera in una umile cortigiana, che di sei mesi […]

Stanno tentando di trasformare L’Aquila in una Co.co.co, in una città precaria. Come i precari, aspettiamo la proroga, in attesa di un provvedimento a tempo indeterminato. Il governo sta cercando in tutti i modi di allentare la nostra capacità di reazione, trasformando una città orgogliosa e battagliera in una umile cortigiana, che di sei mesi in sei mesi deve elemosinare quello che le spetta di diritto. Lo stesso trattamento di Umbria e Marche. Una promessa che il governo Berlusconi ha ripetuto più volte. L’ultima in una roboante conferenza stampa a Palazzo Chigi, dove si promise lo stesso trattamento fiscale di altre zone terremotate. Le parole, come al solito, se le porta il vento e nel decreto Milleproroghe L’Aquila cade nel dimenticatoio. Il 23 dicembre, quando ormai la mobilitazione cittadina era partita e la rabbia degli aquilani stava per riesplodere è arrivata l’ennesima promessa di Babbo Natale. Proroga di sei mesi per le vecchie tasse. Per il momento sono solo parole, finché non sarà scritto tutto nero su bianco, la rabbia e la disillusione degli aquilani è più che comprensibile.

Il rischio più grave è quello di perdere pezzi importanti di questa città. Fuga dei cervelli, fuga dei capitali, fuga di attività commerciali ed economiche. E chissà se arriveranno mai le risorse della tanto attesa Zona Franca, di cui si continua a parlare.

Mentre attendiamo i miracoli, tra una promessa e una proroga, i cittadini aquilani stanno pagando di tasca propria le spese dell’emergenza.

A questo stillicidio si aggiunge la mannaia che si potrebbe abbattere sull’Aquila se passasse il federalismo fiscale. Siamo all’assurdo. La città che ha più bisogno di aiuti sarebbe quella più penalizzata e potrebbe accadere che il capoluogo di regione si vedrebbe tagliato il gettito fiscale del 66%.

Non abbiamo bisogno di elemosine, ma neanche meritiamo stangate di questo genere.

Siamo arrivati ad un bivio. Se il governo vuole imboccare la strada giusta, quella della ricostruzione, allora è necessaria una svolta. Basta con le promesse, basta con le elargizioni concesse dall’alto, come contentino in zona cesarini. Basta con le parole. Ora si approvi la legge per la ricostruzione.

Stefania Pezzopane
Ass.re Politiche Sociali ed Abitative Comune dell’Aquila

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