Primo morto da H1N1, ma nessun allarme

Nonostante il primo morto italiano da H1N1 di quest’anno sia arrivato proprio oggi, non ci sono motivi di allarme particolare per la stagione influenzale. Dopo la pandemia del 2009 infatti, che ha ‘sballato’ tutte le medie, da noi non c’é stato quest’anno il picco anticipato che sta falcidiando la Gran Bretagna, dove ha fatto decine […]

Nonostante il primo morto italiano da H1N1 di quest’anno sia arrivato proprio oggi, non ci sono motivi di allarme particolare per la stagione influenzale. Dopo la pandemia del 2009 infatti, che ha ‘sballato’ tutte le medie, da noi non c’é stato quest’anno il picco anticipato che sta falcidiando la Gran Bretagna, dove ha fatto decine di vittime tra cui la animal trainer dei film di Harry Potter. Dai numeri di queste settimane nel nostro paese emerge una stagione nella norma, che non dovrebbe colpire molte più persone rispetto agli altri anni e che dovrebbe vedere il picco nel periodo più comune per noi, quello a cavallo tra gennaio e febbraio. “Dai dati che abbiamo finora l’andamento è quello tipico delle stagioni influenzali – spiega l’epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità Giovanni Rezza – nell’ultima settimana abbiamo registrato un aumento dei casi compatibile con le curve degli altri anni. Possiamo prevedere che da noi il maggior numero dei casi si avrà tra gennaio e febbraio, come al solito. Anche la persona deceduta oggi rientra nella piccola percentuale purtroppo attesa dei casi gravi, soprattutto in persone che hanno delle patologie preesistenti”. Secondo le cifre fornite dalla rete di sorveglianza Influnet nella settimana che si è conclusa il 26 dicembre i casi sono stati 2,72 ogni mille assistiti, in aumento rispetto ai 2,12 di quella precedente: “Circa metà dei casi è dovuta al virus A H1N1 – spiega l’esperto – l’altra metà al virus B mentre pochi casi hanno riguardato il H3N2, che fino a due anni fa era il predominante”. Diversa la situazione in Gran Bretagna, dove il picco sembra essere stato raggiunto in questi giorni e le vittime sono già 39, compresa quella eccellente, anche se secondo Rezza il comportamento è comunque prevedibile: “Di solito il nord Europa é la ‘porta’ d’ingresso dell’influenza, che si estende a sud più tardi – spiega l’epidemiologo – quindi non c’é da meravigliarsi che il picco sia anticipato rispetto al nostro”. In Gran Bretagna proprio a seguito dell’epidemia anticipata il governo è stato accusato di aver trascurato la vaccinazione, che non è stata più offerta a tutti i bambini ma solo a quelli a rischio, e di non aver ripetuto le campagne mediatiche sulla prevenzione della trasmissione: “Questo può aver influito, un rilassamento da questo punto di vista può portare a un aumento dell’epidemia – afferma Rezza – da noi comunque il problema non c’é, abbiamo anzi cercato di anticipare la campagna di vaccinazione temendo un picco precoce. Il vaccino rimane comunque la principale forma di difesa soprattutto per le categorie a rischio, che sono il ‘serbatoio’ preferito dai casi più gravi”. (ANSA).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *