La sindrome di Quirra

Scrive in rete Mainfatti che intorno al poligono Salto di Quirra, in Sardegna, chiamato anche di Perdas de Fogu, da un decennio si registrano troppi casi di leucemie, tumori e nascite di bambini e animali con malformazioni genetiche ed anche se per Bruno Pilia, presidente della Provincia dell’Ogliastra, non c’è da preoccuparsi, secondo i primi […]

Scrive in rete Mainfatti che intorno al poligono Salto di Quirra, in Sardegna, chiamato anche di Perdas de Fogu, da un decennio si registrano troppi casi di leucemie, tumori e nascite di bambini e animali con malformazioni genetiche ed anche se per Bruno Pilia, presidente della Provincia dell’Ogliastra, non c’è da preoccuparsi, secondo i primi dati di un’indagine dell’ASL di Cagliari, il 65 per cento degli allevatori,  risulterebbero ammalati di leucemia e in molti degli agnelli osservati si sarebbero riscontrate gravi deformità sin dalla nascita. Ricorda il settimanale ambientalista Terra nelle sue news, che l’area è unica nel suo genere in Italia e provvede, oltre alla sperimentazione di missili e razzi, all’addestramento del personale delle Forze armate e alle esigenze di molti enti scientifici nazionali e stranieri che ne usufruiscono per le loro ricerche. Ma troppo spesso, in ambito bellico, qualche arma impropria può sfuggire di mano. E di norma l’insabbiamento è il passo successivo. In realtà, anche se emersa mediaticamente solo ora, ricorda il sito Ecologie, che c’è una questione Quirra, in corso da anni. il Gruppo d’intervento giuridico ed Amici della Terra sono due tra le associazioni ecologiste che si battono da tempo per vederci chiaro sull’aumento di tumori e malformazioni nell’area vicina al poligono sperimentale e di addestramento interforze. E questi due  gruppi da tempo ipotizzano una relazione tra l’incremento dei casi ed il rilascio di contaminanti come l’arsenico, il tungsteno ed altri metalli pesanti, durante le esercitazioni militari. Oggi, dicono in molti, si può parlare di una vera e propria “sindrome di Quirra” nel senso che si tratta di un inquinamento piuttosto “strano”, del quale ancora non si conoscono con certezza le cause. Ne parlano gli ecologisti, ma ne parlano – soprattutto – le indagini scientifiche condotte da esperti come la dott.ssa Antonietta Morena Gatti, direttrice del Laboratorio dei biomateriali dell’Università di Modena ed uno dei maggiori esperti in materia di nanopatologie. Particelle infinitesimamente piccole (le nanoparticelle) di materiali esplodenti e di metalli, quali il tungsteno, possono provocare tumori gravissimi e, forse, malformazioni. La presenza di queste sostanze è stata riscontrata anche nei tessuti dei militari che si sono ammalati di tumore nei Balcani. Dal Poligono sono arrivate sempre smentite riguardo alla tesi, espressa da alcuni cittadini sarrabesi e da vari pacifisti, che al suo interno si effettuassero test con armi a base di uranio impoverito. Smentite che sono state fatte anche riguardo al fenomeno chiamato “caso Escalaplano”, risalente alla fine degli anni Ottanta, quando nacquero almeno 13 bambini affetti da gravi deformità e tutto fu messo sotto silenzio. Nel 2003 nell’area l’Asl di Cagliari aveva riscontrato l’assenza di contaminazione da uranio impoverito ma la presenza di quantita’ elevate di metalli pesanti e, in particolare, di arsenico lungo il corso del Rio Corr’e Cerbu e anche nei campioni d’acqua prelevati. Sottolineando il rischio derivante dai metalli tossici per la catena alimentare, il presidio multizonale dell’Azienda sanitaria (Pmp) aveva considerato necessario completare le indagini ambientali per ricavare un quadro affidabile.  Il sisma provocato dalle nuove rivelazioni sono arrivate intanto fino ai palazzi romani. Gian Piero Scanu, capogruppo del Pd in Commissione Difesa, ha annunciato che nella prossima seduta dell’organismo parlamentare, fissata per il 15 gennaio, presenterà una mozione con la quale si chiederà “una moratoria di tre mesi sull’utilizzo del poligono interforze del Salto di Quirra”. Il 6 gennaio, poi, un altro parlamentare sardo del Pd, Paolo Fadda, è intervenuto chiedendo con un’interrogazione che il governo riferisca immediatamente su quanto sta accadendo a Quirra. Ha annunciato un’interrogazione parlamentare anche Federico Palomba dell’Italia dei valori con la quale, dopo aver fatto una dettagliata ricostruzione storica della storia della “sindrome di Quirra” negli ultimi dieci anni, chiede che venga appurato: 1) il reale stato di inquinamento dell’area e lo stato di salute delle persone e delle specie animali, selvatiche e di allevamento presenti; 2) quali siano le attività svolte nel poligono sperimentale e di addestramento interforze di Perdasdefogu; 3) se tutte le attività svolte avvengano effettivamente sotto il controllo delle autorità militari e civili italiane, con particolare riferimento all’uso di materiale che sviluppa nanoparticelle perniciose per l’ambiente e la salute. Staremo ora a vedere cosa risponderà il governo. Come  si ricorderà, nel 2000, una commissione di esperti capeggiata dal professor Franco Mandelli, noto ematologo dell’Università La Sapienza di Roma, negò, all’indomani della Guerra del Golfo, ogni relazione fra uranio impoverito e neoplasie. Ora pare e sia stata nominata una nuova commissione, operativa dal 20 novembre scorso, che dovrebbe continuare ad indagare. Durante l’VIII Convegno SICPo del settembre scorso, i professori  Cicolani, Zico e Albanesi dell’Università di Bologna, molti sospetti li misero in campo (vedi: http://www.rischio.unibo.it/wp-content/uploads/2010/09/CCicognani-et-al.-Torino-Sipco.pdf).

Carlo Di Stanislao

Una risposta a “La sindrome di Quirra”

  1. claudio ha detto:

    mmmmm invito la redazione e i lettori a informarsi un po meglio! BUFALA!!

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