Sulmona, detenuto egiziano suicida

Un detenuto egiziano di 64 anni si è impiccato ieri sera nella sua cella nel reparto internati del carcere di Sulmona (L’Aquila). A renderlo noto è il responsabile provinciale Pd Dipartimento diritti e garanzie, Giulio Petrilli. Negli ultimi dieci anni nel carcere sulmonese sono morti 15 detenuti: quello di ieri sera è il 12/o suicidio […]

Un detenuto egiziano di 64 anni si è impiccato ieri sera nella sua cella nel reparto internati del carcere di Sulmona (L’Aquila). A renderlo noto è il responsabile provinciale Pd Dipartimento diritti e garanzie, Giulio Petrilli. Negli ultimi dieci anni nel carcere sulmonese sono morti 15 detenuti: quello di ieri sera è il 12/o suicidio in quel lasso di tempo; l’anno scorso furono due i detenuti a togliersi la vita nello stesso istituto penitenziario. “La vita nelle carceri italiane è durissima – ha spiegato Petrilli – con un sovraffollamento molto alto, quasi il doppio della capienza consentita, ma nel carcere di Sulmona diventa infernale, poi la sezione internati è veramente impressionante. Non ci sono parole per poterla descrivere, detenuti accalcati dentro celle anguste molto spesso a scontare non un reato, ma una presunta pericolosità sociale. Dovrebbero lavorare, ma non c’é lavoro e per i pochi che hanno questa fortuna ci sono stipendi mensili che variano dai trenta ai settanta euro. L’assistenza sanitaria è praticamente nulla”. “Il 30 settembre scorso – ha sottolineato Patrilli – scrissi al Ministro della Giustizia, affinché venisse a verificare di persona la vita nel carcere di Sulmona. Non ho avuto nessuna risposta e nessuna visita del Ministro è avvenuta. Quella lettera era presagio purtroppo del suicidio di ieri e dei tanti che avverranno se non si interverrà con serietà e umanità”.

“Mentre il ministro Alfano, come Alice nel Paese delle meraviglie, è impegnato a raccontare in Parlamento di un sistema penitenziario che non c’é, nelle nostre prigioni e nella realtà quotidiana del penitenziario si continua a morire: a Sulmona ieri sera un detenuto si è tolto la vita mediante impiccagione. Salgono, così, a tre i suicidi di questo 2011. Con la media di uno ogni sei giorni”. A sostenerlo è il segretario generale della Uil Pa Penitenziario, Eugenio Sarno. Il detenuto egiziano Tawfik Mohammed, 71 anni, proveniente dalla libertà vigilata, era in carcere da due mesi: ieri sera si è impiccato nella sua cella nel reparto internati nel penitenziario di Sulmona. “Da tempo – inascoltati spiega Sarno – abbiamo posto il problema dell’inadeguatezza strutturale della sezione internati a Sulmona. Per questa tipologia di reclusi occorrono ambienti ben diversi. Purtroppo al Dap, evidentemente, sono distratti dalla fregola edificatrice per interessarsi di cose reali. Eppure i due suicidi dello scorso anno, i 14 tentati suicidi, le aggressioni in danno del personale avrebbero dovuto costituire un importante campanello d’allarme”.  La Uil Pa Penitenziari sottolinea le gravi carenze organiche e, soprattutto, gli scarsi finanziamenti. “Il Governo ha inteso ribadire – aggiunge – lo stato di emergenza per le carceri. Ci pare un atto di assoluta ipocrisia. A cosa serve dichiarare lo stato di emergenza quando non solo si depauperano gli organici dei poliziotti penitenziari per inviarli a fere servizio nelle comode poltrone dei palazzi romani ma non si da corso alle promesse e annunciate assunzioni? A cosa serve dichiarare – prosegue Sarno – lo stato di emergenza quando si operano tagli lineari del 30%? I fondi stanziati dal Governo portano a poco più di 3 euro la somma per garantire il vitto quotidiano ai detenuti (colazione, pranzo e cena). Garantiscono circa il 50% del necessario per il pagamento dei canoni di acqua, luce, gas, elettricità. Il personale non potrà vedersi remunerate le indennità di missione perché sono stati stanziati solo 9 milioni a fronte dei 26 necessari. Ciò significherà, a breve, il blocco dei processi perché è impensabile che si potranno continuare a tradurre i detenuti con i soldi anticipati dai poliziotti”. “Alfano, dunque, avverta il bisogno di un confronto con le rappresentanze dei lavoratori e provi a raccontare a noi – conclude Sarno – che ben conosciamo le realtà, le favole che racconta in Parlamento. Sarebbe, invece, il caso che il Governo nella sua interezza si facesse carico del dramma penitenziario e riveda gli stanziamenti complessivi per il Dap, in modo da garantire, almeno, l’ordinaria amministrazione”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *