L’Aquila vista con gli occhi di chi, dall’estero, viene direttamente a rendersi conto

Sento il dovere di riferirvi quanto ho potuto osservare, nel mio recente viaggio in Abruzzo, sullo stato dell’Aquila e dei paesi colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009. Prima di parlarvi della situazione, però, voglio innanzi tutto riportarvi il senso di gratitudine che le popolazioni colpite dal terribile sisma mi hanno espresso, come fanno con […]

Sento il dovere di riferirvi quanto ho potuto osservare, nel mio recente viaggio in Abruzzo, sullo stato dell’Aquila e dei paesi colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009. Prima di parlarvi della situazione, però, voglio innanzi tutto riportarvi il senso di gratitudine che le popolazioni colpite dal terribile sisma mi hanno espresso, come fanno con tutti gli Abruzzesi all’estero che tornano a incontrare la gente, a dare solidarietà, a rendersi conto dello stato delle cose e del modo migliore d’aiutare la rinascita civile e sociale delle comunità così gravemente messe alla prova. Tutti sentono il bisogno di esserci riconoscenti, per l’attenzione e la vicinanza che abbiamo dimostrato e per quella che abbiamo verso i problemi e per la loro soluzione.

E’ una sensazione che ho potuto verificare sempre, non solo tra la gente del mio paese natale, ma incontrando tante altre persone dei centri terremotati e dell’Aquila, non appena venivano a conoscenza che ero un abruzzese all’estero e che venivo dal Canada. Questo sentimento ve lo riporto in tutta sincerità, perché ci dimostra che abbiamo fatto cose utili e belle per la nostra gente d’Abruzzo, per chi ha subìto un dramma così sconvolgente. Il nostro affetto e il nostro aiuto sono stati notati ed apprezzati, rafforzando i legami tra la gente d’Abruzzo, dentro e fuori i confini regionali. Ho avuto possibilità di capire che abbiamo dato una grande prova di sensibilità, che ha portato prestigio all’Abruzzo e all’Italia, della quale possiamo essere giustamente orgogliosi.

Infatti, tutti riconoscono, pure tra i tanti problemi che si sono presentati nei mesi dell’emergenza, con quasi centomila sfollati da sistemare, che la più bella Italia si è messa in moto immediatamente: i Volontari della Protezione Civile di tutta Italia, i meravigliosi Vigili del Fuoco, le forze dell’ordine tutte, la Croce Rossa, l’Esercito, gli Alpini dell’ANA, le Misericordie e tutte le associazioni del Volontariato che hanno dato un aiuto straordinario alla popolazione, non solo materiale ma anche morale. E’ stata la più bella Italia, quella che anche noi sogniamo, che ci rende fieri.

Tutto questo per dirvi che l’emergenza è stata affrontata bene e, in linea di massima, ben gestita. C’è pure da dire, però, che noi – attraverso le dichiarazioni del Governo, le notizie dalla televisione e dagli articoli sulla stampa italiana – abbiamo avuto l’impressione che i problemi erano ben avviati a risoluzione. I mezzi d’informazione ci avevano portato a farci l’idea che la ricostruzione era stata avviata e che tutto stava procedendo bene. E’ proprio vero che le cose si debbono vedere con i nostri occhi, per farci un quadro vero delle situazioni. Per questa ragione credo che essere andato qualche settimana in Abruzzo mi consente di darvi un resoconto più vicino alla realtà.

Se, come dicevo, l’emergenza è stata ben gestita, c’è da dire che la ricostruzione dei centri storici dell’Aquila e dei tanti paesi dell’area terremotata, distrutti dalla violenza del terremoto, non è partita ancora. Sono certamente in corso i lavori per la ricostruzione cosiddetta “leggera”, ossia le case di recente costruzione danneggiate dal terremoto, ma riparabili con interventi più o meno veloci. Altro discorso, però, è quello dei centri storici, dove le situazioni sono molto complesse, servono finanziamenti molto elevati che ancora non ci sono, dove bisogna intervenire su pezzi di città o di paesi (si chiamano “aggregati”) mettendo d’accordo tutti i proprietari per la ricostruzione. Ma questo processo ha bisogno di tempi ed è complicato da tante difficoltà.

Di queste cose mi son potuto rendere conto parlando con tante persone, incontrando tanta gente dell’Aquila e di molti paesi terremotati. La gravità dei danni dei centri storici non è immaginabile, se non si vede direttamente. Anch’io avevo un’idea, ma la verifica sul posto me l’ha fatta profondamente modificare nella sua gravità. Persino la situazione delle persone e delle famiglie che sono andate ad abitare nelle nuove case costruite dalla Protezione Civile è diversa da quella che possiamo avere. Se da un lato un problema importante come quello d’avere una casa e un tetto è risolto, dall’altro esistono tanti problemi sociali e di convivenza difficile, mancando luoghi d’incontro e occasioni di vita sociale.

Bene abbiamo fatto a testimoniare il nostro affetto, ma meglio abbiamo fatto  a mobilitarci per dare una mano, ognuno offrendo il proprio aiuto. Perché di problemi da risolvere ce ne sono un’infinità. Ho avuto possibilità di domandare e cercare di capire come meglio essere utili, tenendo conto delle varie esigenze di carattere sociale, sanitario e culturale, dove lo Stato non interviene o lo farebbe molto avanti nel tempo. Mentre questo è importante per la ricostruzione del morale della gente, per ricreare i legami dentro la comunità.

Per questo ho fatto sopralluoghi nei paesi terremotati (L’Aquila, Onna, Castelnuovo, San Pio delle Camere, Poggio Picenze, Camarda, Assergi, Paganica, Bazzano, Coppito, San Gregorio), ho parlato con Sindaci e amministratori comunali, ho chiesto alle associazioni del luogo e a singole persone come meglio essere d’aiuto, visto che il nostro Centro Abruzzese Canadese Inc. insieme alla Chiesa di S. Antonio, s’è adoperato molto per raccogliere fondi da destinare ad interventi utili ed efficaci. La comunità abruzzese ed italiana di Ottawa può ritenersi soddisfatta del proprio impegno nel raccogliere fondi e giustamente deve essere partecipe delle decisioni che il Comitato direttivo del Centro Abruzzese Canadese Inc. ha ritenuto di assumere di fronte alle proposte che ci sono pervenute, oppure che sono state rappresentate dopo la verifica sul luogo dei bisogni e delle necessità. Io stesso, di persona, ho potuto accertarmene e riferire al direttivo.

Credo che la destinazione dei fondi raccolti su tre importanti progetti possa essere ritenuta una soluzione che dà risposte sociali di grande significato. La prima risposta la diamo contribuendo alla realizzazione di un Centro sociale polivalente a Camarda, che sarà realizzato tra il paese antico e i nuovi alloggi realizzati dalla Protezione Civile. L’opera fa stare insieme le persone, oggi disperse in luoghi di fortuna o isolate nelle loro sistemazioni provvisorie, con buoni risultati sociali e sul morale della gente.

Una seconda risposta la diamo contribuendo a migliorare il Distretto sanitario. E’ già realizzato ed operante a Paganica, una grossa frazione dell’Aquila, e serve tantissimi paesi dell’area ad est dell’Aquila che così possono evitare di raggiungere l’ospedale con tempi di percorrenza ora molto lunghi. Nel Distretto invece trovano medici ed attrezzature scientifiche a loro disposizione e un centro prelievi per analisi cliniche. E’ presente anche un nucleo di Volontari con un’attrezzata autoambulanza. Sono però necessarie altre apparecchiature mediche e mezzi. In questo senso possiamo essere molto utili ed aspettiamo proposte (presto dovrebbero arrivare dal direttore del Distretto, dottor Scoccia) che rispondano alle più urgenti necessità.

La terza risposta riguarda la costruzione della sede provvisoria, per i prossimi 5-10 anni, dell’Istituto Cinematografico dell’Aquila, una delle istituzioni culturali più prestigiose della città, conosciuto in Italia e all’estero. L’Istituto ha avuto la propria sede (unitamente all’Accademia dell’Immagine, una scuola di alta formazione) nel Parco di Collemaggio. Ora il palazzo è gravemente danneggiato dal terremoto, dovrà essere demolito e ricostruito. L’Istituto ha quindi progettato una sede prefabbricata, con gli spazi essenziali per continuare l’attività, molto seguita dai giovani, a servizio delle scuole della città e di tutto l’Abruzzo. Ci è stato presentato un progetto e un preventivo di spesa, io stesso ho verificato come sul posto si stava già procedendo ai primi lavori per la realizzazione della base sulla quale poi montare il prefabbricato. Un’esigenza urgente, con l’inverno che avanza. L’orientamento del direttivo, tra le varie ipotesi, ha privilegiato queste tre proposte. Tutte daranno lustro e risalto al nostro impegno, tutte saranno in grado di conservare nel tempo memoria dell’importante contributo ricevuto dalla comunità di Ottawa.

Questo il resoconto che posso farvi al momento. Vi darò notizie aggiornate man mano. In conclusione, però, voglio esprimere il più vivo ringraziamento alla Chiesa di S. Antonio, e in particolare a Padre Paolo e Padre Javier, a tutti voi e a tutta la comunità italiana di Ottawa per la straordinaria prova di affetto e di solidarietà che hanno riservato all’Abruzzo e alle popolazioni colpite dal terremoto. Desidero esprimere, a nome Centro Abruzzese Canadese Inc. e mio personale, il senso di orgoglio per la generosità che ciascuno ha ritenuto in varie maniere d’esprimere. Questo difficile dramma che la popolazione aquilana sta vivendo l’abbiamo vissuta moralmente anche tutti noi, italiani di Ottawa. Ci siamo sentiti tutti più uniti, fieri delle nostre radici nazionali e profondamente legati ai nostri fratelli e sorelle sofferenti in Abruzzo. Grazie!

Nello Scipioni
Presidente del Centro Abruzzese Canadese Inc. –  Ottawa

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