L’elisir d’amore di Donizetti in scena al Teatro dell’Opera

Dopo il successo dell’americano Uno sguardo dal ponte torna al Teatro dell’Opera il melodramma italiano, nella sua versione più tradizionale. Da venerdì 4 febbraio va in scena L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti con la direzione d’orchestra di Bruno Campanella e la regia di Renato Cappuccio. Nel cast dello spettacolo, in scena fino al 18 febbraio […]

Dopo il successo dell’americano Uno sguardo dal ponte torna al Teatro dell’Opera il melodramma italiano, nella sua versione più tradizionale. Da venerdì 4 febbraio va in scena L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti con la direzione d’orchestra di Bruno Campanella e la regia di Renato Cappuccio. Nel cast dello spettacolo, in scena fino al 18 febbraio per un totale di 5 repliche, Adriana Kucerovà (Adina), Saimir Pirgu (Nemorino), Fabio Maria Capitanucci (Belcore), Alex Esposito (Dulcamara). L’opera, una delle più amate e popolari di Donizetti, è considerata un gioiello del melodramma romantico. Scritta dall’autore in soli quattordici giorni, esordì a Milano, al Teatro della Cannobiana il 12 maggio 1832 e fu rappresentata per la prima volta al Costanzi di Roma ben 51 anni dopo, il 29 novembre 1883.

Ruggero Cappuccio, regista e scrittore napoletano che firma il nuovo allestimento de L’elisir d’amore al suo debutto nel teatro lirico capitolino, ne riassume così la modernità: “L’opera di Donizetti è l’espressione musicale di quanto gli esseri umani non amino ciò che hanno, ma amano ciò che gli manca”. Senza l’invenzione di un ostacolo l’oggetto del desiderio, la tensione verso di esso, non esisterebbero. “Tutta la storia della lirica – conlude Cappuccio – può essere ricondotta ad una triade, un lui, una lei ed un impedimento”. Nell’Elisir donizettiano è Adina a fungere da regista sentimentale; corteggiata da Nemorino, lo respinge, costringendolo a ricorrere, come nella storia di Tristano e Isotta, ad un filtro magico, fasullo, ma che si rivelerà inevitabilmente efficace.

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