Si chiama Sark l’isola più «dark»

Se avete intenzione d’aprire una discoteca, con tanto di laser e fari stroboscopici, l’isoletta qui a fianco, a metà strada fra Gran Bretagna e Francia, è il peggior luogo che possiate scegliere. Ma per godersi un cielo come non se ne vedono più – con meteore così frequenti che i desideri non riescono a starci […]

Se avete intenzione d’aprire una discoteca, con tanto di laser e fari stroboscopici, l’isoletta qui a fianco, a metà strada fra Gran Bretagna e Francia, è il peggior luogo che possiate scegliere. Ma per godersi un cielo come non se ne vedono più – con meteore così frequenti che i desideri non riescono a starci dietro e una Via Lattea che vi sorride da un orizzonte all’altro – l’Isola di Sark non ha rivali. Situata nel bel mezzo della Manica, ha un livello d’inquinamento luminoso così basso che l’IDA (International Dark-sky Association), un’associazione nata proprio per tutelare quella specie in via d’estinzione che è il cielo stellato, l’ha eletta come prima isola buia del mondo.

Per gli astronomi amatoriali è un paradiso. A Sark, che ha poco più di 600 abitanti e un’estensione pari a circa un quarto di quella di Lampedusa, l’illuminazione stradale non esiste. Niente strade asfaltate, niente auto. E un piano di gestione dell’illuminazione pubblica e privata studiato ad hoc da un esperto, Jim Patterson, dell’Institute of Lighting Engineers, per un approccio “dark sky friendly” alla luce artificiale. In pratica, tutte le sorgenti luminose sono progettate in modo da indirizzare verso l’alto la minor quantità di luce possibile.

Gli astronomi ne sono entusiasti. «Per Sark, questo riconoscimento è un grande successo», ha dichiarato Roger Davies, presidente della Royal Astronomical Society. «Mano a mano che comprendiamo più a fondo l’universo, le persone rimangono sempre più affascinate dall’astronomia. Una passione che la creazione della prima “isola oscura” al mondo non può far altro che incentivare. Mi auguro che invogli un pubblico sempre maggiore a provare la meraviglia d’un cielo veramente buio».

Altrettanto soddisfatti i governanti dell’isola, che sin dall’inizio hanno visto di buon occhio l’iniziativa, soprattutto per le positive ricadute ambientali e turistiche. Il cielo buio è infatti diventato una circostanza così rara da trasformarsi in vera e propria attrazione, e soprattutto dopo il 2009 – l’Anno internazionale dell’astronomia – le persone disposte a spostarsi pur di osservare le stelle stanno aumentando. In Gran Bretagna li chiamano stargazer, e stanno dando vita a un modo d’intendere le vacanze che ha sempre più successo: l’astroturismo. E a incentivare l’astroturismo puntano anche altre isole “dark”, prima fra tutte La Palma, nell’arcipelago delle Canarie, dove sorge il TNG, il Telescopio Nazionale Galileo, dell’INAF. «Abbiamo una legge, chiamata la “Ley del cielo”, dedicata a contenere l’inquinamento luminoso in tutta l’isola di La Palma e nella costa dell’isola di Tenerife a essa prospiciente», spiega Emilio Molinari, direttore del TNG, «e anche il passaggio degli aerei è proibito, sull’isola. Sul Roque de Los Muchachos, poi, dov’è situato l’Osservatorio, ci sono restrizioni ancora più severe: dopo il tramonto, per esempio, si può viaggiare in auto solo con le luci di posizione». Risultato: guida prudente e un cielo senza paragoni. Quello di La Palma è stato addirittura proposto all’Unesco come patrimonio dell’umanità.

Marco Malaspina

INAF

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