Pelle, noi italiani di Germania 2006 viviamo di nostalgia

C’era una volta la suite Materazzi, quella dedicata a Gattuso, e infine la più bella, intitolata a Del Piero. “Ma ora ho tolto quei nomi: i tifosi azzurri non me la chiedevano più, i tedeschi pensavano li prendessi in giro. E poi noi italiani di Germania oramai viviamo di nostalgia”, dice Antonio Pelle, padrone di […]

C’era una volta la suite Materazzi, quella dedicata a Gattuso, e infine la più bella, intitolata a Del Piero. “Ma ora ho tolto quei nomi: i tifosi azzurri non me la chiedevano più, i tedeschi pensavano li prendessi in giro. E poi noi italiani di Germania oramai viviamo di nostalgia”, dice Antonio Pelle, padrone di casa del Landhaus Milser Hotel, ‘mitico’ ritiro di Duisburg che nel 2006 ospitò la Nazionale di Lippi e fu circondato dall’entusiasmo degli emigrati della regione. Cinque anni dopo la semifinale vinta da Grosso e Del Piero a Dortmund, la Germania del calcio cerca la sua rivincita. E gli ‘Italiener’ si preparano a ore difficili, col magone di giorni ruggenti così lontani. La favola azzurra non c’é più. “Per tre anni dopo quella partita abbiamo vissuto alla grande, camminavamo a un metro da terra – racconta Pelle, al telefono da Duisburg – Poi è arrivato Sudafrica 2010: avevo allestito nel ristorante un maxischermo di sei metri, all’inizio c’erano più italiani che metri quadrati. Poi, solo clienti locali…”. E tanti sfottò. “Ora gli amici tedeschi ci prendono in giro – racconta Pelle -: ‘un altro mondiale lo vedranno i vostri nipoti, neanche i vostri figli’, mi dicono. E poi ‘vi aggrappate a un brasiliano come Thiago Motta…’. Fa nulla che loro in Nazionale hanno sette polacchi e cinque turchi: qui l’integrazione c’é da 50 anni. Prima erano loro ad avere paura di noi, ora è il contrario”. Così il calcio ha preso il posto di altre rivalità, di altri pregiudizi. Ne sa qualcosa Pelle, per quell’omonimia con la ‘ndrina calabrese colpita dalla strage di Duisburg, nel Ferragosto del 2007. ”Per qualche settimana ebbi tutti gli occhi addosso – racconta – poi però l’ostilità è passata. Questo è un popolo che ti giudica per quel che fai, non per quel che sembri: piuttosto, ho scritto un libro ‘Nato a San Luca’ per rispondere ai pregiudizi dei miei connazionali…”. Semmai, a complicare l’immagine dell’Italia in Germania c’é, con le disfatte calcistiche, la crisi economica e politica. “I tedeschi oramai ci considerano un Paese da ridere: prima ci amavano o ci odiavano, ora ci considerano solo un pallone pieno d’aria – racconta -. ‘Dopo la Grecia e la Spagna, in Europa ci sarete voi’, mi dicono spesso. Governo o opposizione, qui l’impressione è identica: guardi una trasmissione tv tedesca e vedi uno che parla e gli altri che ascoltano, se ti sintonizzi su un canale italiano uno parla e quattro contestano…”. E ancora una volta la sfida del pallone diventa solo un’occasione. “I tedeschi sono orgogliosi, nel calcio ci considerano terza fascia: ci tengono a batterci domani, già pensano alla rivincita Champions Bayern-Inter: ma da interista sono certo che perdono anche questa volta. E agli azzurri dico: pensate a noi immigrati”. Ai quali resta un ultimo rammarico: “Gli italiani della regione sono 30.000, quando hanno saputo che c’era la partita mi hanno chiamato in centinaia per sapere quando arrivava l’Italia. La Federazione tedesca aveva bloccato le mie camere per il ritiro della Nazionale di Prandelli, poi gli azzurri mi hanno spiegato: era più logico dormire a Dortmund”. “Capisco – conclude Pelle -, nel 2006 gli ‘Italiener’ diedero una mano alla Nazionale, ora pensino loro a noi e vincano domani. E un giorno, a un’amichevole qui a Duisburg o a Dusseldorf potrebbero anche pensare…”.

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