Manifesti erotici d’amore appassionato, in mostra

La parola erotismo, da Eros, divinità greca dell’amore, indica le varie forme di manifestazione del desiderio erotico che ci attrae verso qualcuno o qualcosa. Secondo Platone (Simposio), nel momento in cui ne sentiamo la mancanza (desiderium in latino), l’oggetto erotico ci attira verso di sé con la forza di una calamita. Nella teoria freudiana, invece, […]

La parola erotismo, da Eros, divinità greca dell’amore, indica le varie forme di manifestazione del desiderio erotico che ci attrae verso qualcuno o qualcosa. Secondo Platone (Simposio), nel momento in cui ne sentiamo la mancanza (desiderium in latino), l’oggetto erotico ci attira verso di sé con la forza di una calamita. Nella teoria freudiana, invece, il desiderio erotico è concepito come libido, ovvero come un impulso fondamentale che muove l’essere umano verso la ricerca del piacere. L’oggetto erotico, quindi, in questo caso è investito eroticamente come potenziale fonte di soddisfazione della pulsione. Si può pertanto provare attrazione erotica, spirituale e fisica insieme, per una persona dell’altro sesso o del proprio, ma anche per la sua rappresentazione (vedi ad esempio la leggenda della statua di Pigmalione). “Fotogrammi di carta. Fra amore ed eros” è lo stuzzicante titolo di una mostra di manifesti cinematografici, dedicata al cinema erotico italiano degli anni ’60 e ’70, curata dal noto appassionato e inesauribile collezionista Cesare Cannavò, in collaborazione con la “Proloco di Coppito” ed allestita, da sabato alle 17, nel MUSè, il  Nuovo Museo  Paludi di Celano, ove si conservano ancora la più parte delle nostre opere d’arte dal terremoto del 6 aprile 2009. Nata all’inizio degli anni settanta, la commedia erotica al’italiana, ha avuto grande successo sia da noi che in Sudamerica per un decennio circa, per poi declinare a partire dal 1982-1983. Articolati spesso in più episodi, questi film contano numerosi epigoni poiché riscossero nelle sale cinematografiche buoni incassi anche a fronte del crescente successo delle televisioni private a partire dalla metà del decennio. Queste pellicole, interpretate, fra gli altri, da attori quali Lino Banfi, Lando Buzzanca, Renzo Montagnani, Mario Carotenuto, Alvaro Vitali, Gianfranco D’Angelo, Ennio Antonelli  (in arte “Braciola”), Jimmy il fenomeno (al secolo, Luigi Origene Soffrano), Enzo Cannavale, Bombolo (al secolo, Franco Lechner) furono successivamente considerate come dei veri e propri cult, oltre che una riflessione riguardante i vizi e le virtù del popolo italiano. Essenziali per questo genere erano le presenze di attrici formose e attori comici: praticamente la formula vincente del teatro di varietà e teatro di rivista dai quali provenivano Mario Carotenuto, Lino Banfi e Renzo Montagnani. Le principali protagoniste dei film di commedia erotica, che vennero definite maggiorate fisiche, furono Edwige Fenech, Laura Antonelli, Agostina Belli, Gloria Guida, Anna Maria Rizzoli, Carmen Russo, Nadia Cassini, Jenny Tamburi, Senta Berger, Lilli Carati, Moana Pozzi, Donatella Damiani, Femi Benussi, Carmen Villani, Barbara Bouchet, Janet Agren, Michela Miti, Marisa Mell, Paola Senatore, Stefania Sandrelli, Serena Grandi, Lory Del Santo, Pamela Prati, Francesca Dellera, Deborah Caprioglio, Claudia Koll; in ruoli secondari vi furono tante altre attrici ancora, comprese Alessandra Canale e Sabrina Ferilli all’inizio della carriera. Molti degli attori impegnati negli anni settanta e ottanta in questo genere di pellicole hanno successivamente abbandonato questo tipo di produzione, continuando la carriera tanto al cinema quanto in teatro: il caso di Alvaro Vitali tornato in TV nel 2004 e di Lino Banfi che ha proseguito la propria attività d’attore in fortunate serie televisive. Da ricordare è certamente Lando Buzzanca, interprete di una lunga serie di pellicole incentrate sul suo ruolo di maschio meridionale alle prese con situazioni erotiche sempre al limite del paradossale. La selezione di Cesare Cannavò  ha prediletto l’aspetto amoroso, passionale, sentimentale della commedia al’italiana,  con manifesti di  film le cui trame possono essere tipiche della commedia o del dramma privato o sociale. I film rappresentati, appartengono prevalentemente a produzioni italiane; racchiudono storie d’amore e di sentimenti profondi, vissuti intensamente, anche violenti, ora gioiose ora tragiche, ma condite di quel pizzico di eros che le ha reso speciali; senza ovviamente esaurire questa tematica costituiscono esempi di questo inscindibile connubio. Potremo quindi vedere come, verso la fine degli anni ’60, abbia fatto irruzione come un tornado, nelle quiete stanze della cinematografia indigena, l’elemento erotico: una vera e propria rivoluzione copernicana nel costume italiano, frutto della modernizzazione forzata del periodo e della trasformazione dell’Italia da paese agricolo a potenza industriale, con la conseguente urbanizzazione che comporta anche un superamento dei valori propri del precedente modo di vivere. Non casualmente, i primi esempi di codesto fenomeno nascono sulla scia del cinema “arrabbiato” inagurato dal folgorante esordio registico di Marco Bellocchio, “I pugni in tasca” (1965): l’elemento erotico, assente nell’opera prima del cineasta piacentino, è invece ben in evidenza nel seminale “Grazie zia” (1968) di Salvatore Samperi ed in alcuni lavori minori, da “Escalation” (1968) di Roberto Faenza a “Brucia ragazzo brucia” (1969) di Fernando Di Leo. Frattanto, anche la commedia borghese si adegua al cambiamento: ne sono significativi esempi i film – “Il merlo maschio” (1971) di Pasquale Festa Campanile; “Homo eroticus” (1971) di Marco Vicario; “Il vichingo venuto dal sud” (1971) di Steno – interpretati all’inizio degli anni ’70 da Lando Buzzanca che, riproponendo la tematica del “gallismo” siculo, fanno subito registrare incassi stratosferici. Il passo successivo è quello del filone cosiddetto “decamerotico” che – sull’onda delle fortune della pasoliniana “trilogia della vita” – produce pellicole scollacciate in costume variamente ispirate a certa tradizione letteraria nostrana: quella di Aretino, Baffo, Casti, Batacchi e, ovviamente, Boccaccio. La rassegna di Cannavò, fa, in modo elegante, il punto storico su un genere che è in tutti i sensi una filiazione della commedia all’italiana e di vari altri generi cine-letterari, dei quali commistiona vaghe suggestioni e soprattutto luoghi comuni, con trame e sviluppi che attraverso atteggiamenti/attrattive sessuali,  ora esibite ora sapientemente mascherate, si muovono in una dialettica che non raggiunge mai la piena visibilità,  ma lascia spazio alla fantasia dello spettatore.  La presentazione a Celano, appunto al Nuovo Museo Paludi, sabato 12, alle 17, con il sindaco Filippo Piccone, la direttrice del Musé Geltrude Di Matteo, il critico Piercesare Stagni dell’Istituto Cinematografico Lanterna Magica, Marina Marinucci, presidente della Proloco di Coppito e, naturalmente, Cesare Cannavò.

Carlo Di Stanislao

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