Cala il consumo di pesce, Coldiretti propone fermo pesca per 3 mesi

Il consumo di pesce è in forte calo sulle tavole degli italiani e per farlo ripartire serve “un fermo pesca di tre mesi da attuare subito in Adriatico”. La proposta arriva dalla Coldiretti ImpresaPesca “dopo una serie di incontri con i pescatori di tutte le marinerie dell’area, per trovare soluzioni alla gravissima crisi che sta […]

Il consumo di pesce è in forte calo sulle tavole degli italiani e per farlo ripartire serve “un fermo pesca di tre mesi da attuare subito in Adriatico”. La proposta arriva dalla Coldiretti ImpresaPesca “dopo una serie di incontri con i pescatori di tutte le marinerie dell’area, per trovare soluzioni alla gravissima crisi che sta colpendo il settore ittico”. A scomparire sempre più dalle tavole, segnala la Coldiretti sulla base di dati Ismea, sono sia il prodotto fresco (-6%) che il congelato (-4%). Particolarmente difficile la situazione del pesce azzurro che segna un -12%. In sofferenza (-13%) anche il pesce bianco, merluzzi e naselli. “Negli incontri con i pescatori è emerso quello che andavamo denunciando qualche mese fa – afferma Tonino Giardini, presidente di Coldiretti ImpresaPesca -: lo sforzo messo in atto negli ultimi 20 anni dai sistemi a traino ha superato la capacità di tenuta dell’ecosistema ed è ora di ripensare politiche e regole per il centro e nord Adriatico. Magari condividendole in tempi brevi, anche con i pescatori croati, montenegrini e albanesi. Le marinerie – prosegue Giardini – chiedono dunque un provvedimento d’urgenza per fermare la pesca per tre mesi e ripartire subito dopo con nuove regole che dimostrino a tutti la reale volontà di cambiare”.

Dopo il fermo Coldiretti Pesca ritiene necessario “una ripartenza graduale per evitare un depauperamento veloce delle risorse, vanificando gli effetti positivi della pausa e distruggendo i prezzi sul mercato. Serve inoltre un divieto tassativo nel bacino Adriatico di utilizzo di sistemi a traino e di abbandono del porto, nei giorni di sabato e di domenica”. Ancora, l’organizzazione chiede di mettere fuori legge, per la tutela delle risorse, tutti i sistema di pesca a traino con doppie reti. Dopo la pausa si ripartirebbe in estate con un fermo del tutto diverso che non fermi le imprese, ma blocchi le aree di nursery (il ripopolamento delle specie), e che preveda la tutela della ristretta fascia costiera fino a 6 miglia, e l’estensione nei mesi successivi di attività dell’operatività delle barche, non più fuori dalle 3 miglia ma delle 4 miglia. Il piano dovrà prevedere inoltre “altre aree di nursery in tempi e momenti diversi quando tali zone di mare diventano aree sensibili di tutela delle forme giovanili”. Infine, serve creare un distretto di gestione, guidato dalle regioni, ma ispirato nelle sue scelte dagli operatori della pesca, segmento di pesca per segmento di pesca, una specie di grande consorzio di gestione della pesca a traino (strascico e volante), sulla falsariga dei consorzi molluschi.

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