Montalbano torna in tv (un po’ invecchiato, onirico e meditabondo)

Quattro nuovi casi per Salvo Montalbano, il commissario più famoso della tv (e dell’Italia tutta), che si ritrova alle prese con il “malessere” del tempo  che passa e lascia spazio ai sogni. Per la prima volta, infatti,  il pubblico vedrà i sogni del commissario, con l’incipit, in due episodi (“Il campo del vasaio” e “L’età […]

Quattro nuovi casi per Salvo Montalbano, il commissario più famoso della tv (e dell’Italia tutta), che si ritrova alle prese con il “malessere” del tempo  che passa e lascia spazio ai sogni. Per la prima volta, infatti,  il pubblico vedrà i sogni del commissario, con l’incipit, in due episodi (“Il campo del vasaio” e “L’età del dubbio”), rappresentato  dal mondo onirico del celebre personaggio creato da Camilleri ben diciassette anni fa. Atre volte lo scrittore siciliano ci aveva raccontato gli incubi di Montalbano,  ma non c’era mai stata la possibilità o l’opportunità di metterli in scena. Il Montalbano messo di questi nuovi episodi è piuttosto diverso da quello che conoscevamo: cresciuto, alle prese con il tempo che passa e con gli effetti che l’età lascia e non solo sulla pelle. E’ il momento della maturità, della retrospezione. Una sorta di viaggio onirico, un tuffo nei sogni, quelli ancora da realizzare e quelli ormai perduti, che non torneranno più. E c’è in particolare una storia d’amore mai vissuta, ma tanto fortemente immaginata da essere percepita come un’occasione perduta, un rimpianto. Firma la regia , ancora una volta, Alberto Sironi e non cambia il cast. Nel primo episodio, andato in onda ieri sera, in prima serata su Rai1, nel ruolo dell’affascinante ed ambigua colombiana Dolores Alfano, apparentemente sconvolta dalla scomparsa del marito,  nell’episodio intitolato “Il campo del vasaio”, Belen Rodriguez, che è apparsa piuttosto in parte e molto convincente. C’è stato, poi, un giallo nel giallo o meglio prima del giallo, lo scorso 9 marzo, alla conferenza stampa di presentazione della nuova serie.  Si era ormai quasi concluso l’incontro con la stampa, quando un cronista, Vincenzo Terranova, che era giunto in sala già con piglio battagliero, è riuscito a “espugnare” il microfono per fare un’ultima domanda. Dopo i complimenti di rito all’attore protagonista Luca Zingaretti, ha puntato il dito contro il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce, che produce la serie, accusandolo di aver “arruolato” in una fiction della tv pubblica l’avvenente Belén, che, secondo Terranova, sarebbe presente in un elenco di presunte intercettazioni in suo possesso. Non è dato di sapere a quali intercettazioni alludesse ma, quando un funzionario dell’ufficio stampa Rai lo ha avvicinato, per tentare di calmarne l’esuberanza eccessiva, si è accorto che sotto la giacca l’uomo nascondeva una pistola. Sorpreso e preoccupato gli ha quindi chiesto se si trattasse di un’arma “vera”, ma il cronista ha minimizzato: “È a salve, ma io il porto d’armi ce l’ho sul serio”. Comunque Belén,  se n’è andata via impaurita, scortata dal suo agente Lucio Presta, così come il resto del cast, Luca Zingaretti in testa, conscio che il coraggio in fiction è una cosa diversa dall’incoscienza nella vita. Il primo episodio, comunque, è andato benissimo (6.597.000 spettatori, con il 25.35% di share), battendo alla grande anche “Il grande fratello”. Quello del commissario Montalbano è un ritorno sugli schermi molto atteso. La serie di film tv, aperta nel maggio 1999 su Rai2 da ‘Il ladro di merendine’, passata su Rai1 nel 2002, ha riscosso in tutte le sue edizioni un successo di pubblico da record. Anche in questa nuova serie, i soggetti sono tratti dagli omonimi romanzi di Andrea Camilleri editi da Sellerio, mentre firmano la sceneggiatura Francesco Bruni, Salvatore De Mola, Leonardo Marini, con la supervisione dello stesso Camilleri. Gli interpreti sono, al solito, Luca Zingaretti, Cesare Bocci (Mimì Augello), Peppino Mazzotta (Fazio), Angelo Russo (Catarella), Davide Lo Verde (Galluzzo), Isabel Sollman (Ingrid), Roberto Nobile (Nicolò Zito), Marcello Perracchio (Dott. Pasquano), Giacinto Ferro (Bonetti Alderighi), Giovanni Visentin (Tommaseo). Andrea Camilleri era legato al poliziesco già primo di Montalbano. Infatti, sin dal ’49  aveva lavorato in Tv come regista e sceneggiatore; e, in queste vesti,  legato il suo nome ad alcune fra le più note produzioni poliziesche del piccolo schermo nostrano: quelle che avevano come protagonisti il tenente Sheridan e il commissario Maigret. Col passere degli anni affiancò questa attività a quella di scrittore, iniziando come autore di romanzi storici di ambientazione siciliana.  Il grande successo e’ poi arrivato con l’invenzione del Commissario Montalbano, protagonista di romanzi che non abbandonano mai le ambientazioni e le atmosfere siciliane e che non fanno alcuna concessione a motivazioni commerciali o a uno stile di piu’ facile lettura. Il primo Montalbano, intitolato “La forma dell’acqua”, uscì in sordina nel 1994 e, cinque anni dopo, si vide attribuire  il “Prix Mystère de la Critique”, nella traduzione francese di Serge Quadruppani. Dal 1995 al 2003 si amplia il fenomeno Camilleri, che di fatto esplode nel 1998. Titoli come Il birraio di Preston (1995) (quasi 70.000 copie vendute), La concessione del telefono, La mossa del cavallo (1999) vanno a ruba, mentre la serie televisiva su Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, ne fa ormai un autore cult. Ricordiamo poi, che a Camilleri, nel 1977 venne affidata la cattedra di regia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, che ha mantenuto sino al 1997. Il nome Montalbano venne scelto da Camilleri in omaggio allo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, ideatore di un altro detective famoso, Pepe Carvalho, poichè i due personaggi hanno in comune l’amore per la buona cucina e le buone letture ed, inoltre, una repulsione naturale per la carriera e le promozioni, un odio profondo per il parlare in pubblico ed infine la tendenza a combinare da un lato l’irreprensibile funzionario di Pubblica Sicurezza e dall’altro l’uomo con i suoi vizi e le sue virtù, che talora applica una sua personale giustizia. Dopo essersi specializzato in teatro drammatico ed aver frequentato anche degli stage di danza diretti dal grande ballerino Maurice Béjart, Zingaretti entra a far parte della compagnia di Luca Ronconi, con il quale lavorerà per tutti gli anni Ottanta in prestigiosi allestimenti di teatro classico (il “Tito Andronico” di Shakespeare), moderno (“Le tre sorelle” di Cechov) e contemporaneo (l’opera di Martin Sherman “Bent”). Anche il primo lavoro per il cinema avviene sotto l’egida di un grande autore, quando nel 1987 il cineasta Giuliano Montaldo lo scrittura per un ruolo secondario nel suo allestimento del romanzo di Giorgio Bassani sul primo periodo delle leggi razziali in Italia, Gli occhiali d’oro. Dopo esser stato il boss mafioso Pietro Favignana in lotta col capitano dei carabinieri Carlo Arcuti (Raoul Bova) in La Piovra 8, la Sicilia resta lo sfondo del suo ruolo più fortunato, appunto quello del commissario Montalbano, che parte nel 1999 con “Il ladro di merendine”. Dotato di indubbio talento e grande versatilità espressiva, Zingaretti ha girato, nel 2003, due film con Roberto Faenza, che con Zingaretti gira due film nello stesso anno. I due film sono emblematici della doppia natura che: l’impegnato Alla luce del sole sulla vita del parroco Don Puglisi, ucciso dalla mafia e quello esistenzialista I giorni dell’abbandono, dove è il marito fedifrago di Margherita Buy. Dopo le ottime prove in A casa nostra di Francesca Comencini, quella del cuoco seduttore nella commedia di Simona Izzo Tutte le donne della mia vita e del neo-fascista con istinto paterno nel riuscito Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti, è superlativo nel non del tutto riuscito “Sanguepazzo” di Marco Tullio Giordana, accanto a Monica Bellucci. Nel 2010, infine, lo troviamo nel film di Pupi Avati,  incentrato sul denaro e la sfrenata ricerca del successo, Il figlio più piccolo, dove è Luca,  commercialista di Christian De Sica, che consiglia a quest’ultimo di intestare la società in crisi al figlio. Zingaretti coltiva anche molti interessi non strettamente cinematografici e televisivi; dal 2006 è infatti direttore artistico di un festival dedicato al cinema documentario che ha luogo a Siena dal titolo “Hai visto mai?”. Inoltre non ha mai abbandonato la sua passione per il palcoscenico ed in particolare per le orazioni civili, come quella che ha svolto a Roma nel dicembre 2007, interpretando integralmente il testo “Spingendo la notte più in là”, racconto dell’omicidio Calabresi del 1972 scritto da Mario Calabresi, figlio del commissario assassinato. E’ inoltre fratello maggiore (di 4 anni più grande), del politico del Pd e attuale presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, già segretario nazionale della Sinistra Giovanile (1991-1995), presidente dell’Internazionale Socialista Giovani, segretario della federazione romana dei Democratici di Sinistra (2000-2004) e deputato del Parlamento europeo (2004-2008) per la lista di Uniti nell’Ulivo. Quanto poi al paese immaginario di Vìgata esso è costruito, nella fiction, fra Punta Secca e Marina di Ragusa, luoghi incantevoli in provincia di Ragusa, come incantevoli e ragusani sono il lungomare (di Scilla), dove Montalbano incontra per la prima volta la conturbante Ingrid e “la Mànnara”, dove viene ritrovato morto l’ingegnere Luparello, che si trova fra Ragusa ed il mare, nel paese di Samperi. Ogni lunedì, per altre tre puntate, la nuova serie si comporrà degli episodi: La danza del gabbiano, dove per Salvo Montalbano il caso da risolvere si lega alla sua vita privata, coinvolge i più cari affetti: la vita di uno dei suoi più cari collaboratori, Fazio, è in pericolo. Il terzo sarà La Caccia al tesoro e vedrà al centro delle vicende narrate l’inquietante figura di un maniaco, il quale invia macabre missive con indovinelli ed enigmi, per poi porre quale bersaglio della propria fantasia malata, giovani ragazze. Infine, L’età del dubbio,  con un incubo scuote l’inalterabile Montalbano: il suo funerale. Un inizio giornata che non lascia intendere nulla di buono per il commissario, che per risolvere un caso di omicidio, si ritroverà ad affrontare un grande rischio. Una situazione difficile che coinvolgerà anche una collega di Salvo, l’affascinate tenente Laura Belladonna, interpretata dalla talentuosa Isabella Ragonese. Il regista di questi e tutti i precedenti episodi è Alberto Sironi, nato nel 1940 a Busto Arsizio (VA) e formatosi artisticamente alla Scuola d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano, sotto la guida di Giorgio Strehler e Paolo Grassi. Nel 1978, firma sceneggiatura e regia di due telefilm tratti dalla raccolta di racconti Centodelitti di Giorgio Scerbanenco.Tra il 1987 e il 1990, scrive il soggetto originale della serie televisiva Eurocops, dirigendo i tre episodi interpretati da Diego Abatantuono nei panni del commissario Corso. Nel 1995, dirige Il grande Fausto, un film televisivo in due puntate sulla biografia del campionissimo Fausto Coppi, con Sergio Castellitto, Ornella Muti e Bruno Ganz, un’opera alla quale dedica tre anni di intensa attività,assicurandosi collaborazioni importanti alla sceneggiatura come quelle di Gianni Celati e Giuseppe Tornatore.  Prima di tornare alla regia, nel 1998, con il film televisivo Una sola debole voce, scrive e dirige per la radio Rimorsi, uno sceneggiato in 80 puntate e, dal 1999, firma la direzione delle quattro serie dedicate a “nostro commissario”.

Carlo Di Stanislao

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