Giappone: scarseggiano i generi di prima necessita’, terrore nei bambini per il nucleare

La carenza di cibo, acqua, gas per cucinare e vestiti mette a forte rischio i circa 100.000 bambini sfollati nelle zone più colpite. Quella di carburante per i trasporti aggrava le operazioni di soccorso, anche a Tokyo benzina razionata. Save the Children estende l’appello di raccolta fondi mondiale a 20 milioni di dollari e prevede […]

La carenza di cibo, acqua, gas per cucinare e vestiti mette a forte rischio i circa 100.000 bambini sfollati nelle zone più colpite. Quella di carburante per i trasporti aggrava le operazioni di soccorso, anche a Tokyo benzina razionata. Save the Children estende l’appello di raccolta fondi mondiale a 20 milioni di dollari e prevede un intervento di 3 anni.

A una settimana circa dal terremoto che ha devastato l’area nord-orientale del Giappone si aggravano le condizioni della popolazione più colpita dal terremoto. Gli interventi di soccorso sono complicati dall’emergenza nucleare e dalla carenza di cibo, acqua, gas per cucinare, e vestiti che non sono sufficienti per assistere le migliaia di bambini sfollati e la popolazione raccolta nei ripari.

Ad una settimana circa dal terremoto che ha devastato l’area nord-orientale del Giappone si aggravano le condizioni della popolazione più colpita dal terremoto. Gli interventi di soccorso sono complicati dall’emergenza nucleare e dalla carenza di cibo, acqua, gas per cucinare, e vestiti che non sono sufficienti per assistere le migliaia di bambini sfollati e la popolazione raccolta nei ripari.

“Nei prossimi giorni la situazione può peggiorare ulteriormente vista la sempre minore disponibilità di carburante per trasportare i beni di soccorso e temiamo ci siano ancora intere comunità che non possono ricevere la minima assistenza” ha dichiarato Stephen McDonald, responsabile dell’intervento di emergenza di Save the Children a Sendai.

Anche a Tokyo il carburate è stato razionato a 10 litri per persona, con interminabili code ai distributori di benzina causate dalla crescente incertezza che l’emergenza nucleare in corso determina. Vista la gravità delle condizioni nelle aree più colpite del Giappone Save the Children prevede un intervento di 3 anni e ha esteso l’appello di raccolta fondi globale a 20 milioni di dollari.

L’incubo di Fukushima sui bambini di Sendai

La progressiva evacuazione della zona della centrale di Fukushima moltiplica il numero degli sfollati e rende ancora più difficile il dispiegamento dei soccorsi di prima necessità, ma per i bambini di Sendai la paura più grossa sta diventando quella dell’emergenza atomica.

Gli operatori di Save the Children attivi nel centro di assistenza e supporto già operativo hanno raccolto testimonianze terribili. Kazuki Seto, di otto anni, ha detto: “Siamo molto spaventati per quello che succede nella centrale nucleare e per le radiazioni. E’ per questo che non usciamo più fuori a giocare.” Yasu Hito, 10 anni, dice “Sappiamo delle bombe di Hiroshima e Nagasaki e siamo spaventati e preoccupati che se la centrale qui vicino esplode sia proprio come una bomba.”

Tra le azioni di soccorso, Save the Children continua il piano di allestimento di altri “spazi a misura di bambino” dove offrire protezione, assistenza e supporto psicologico, consentendo anche ai genitori di procurarsi il cibo e i beni di prima necessità necessari.

Emergenza freddo al nord


Il vento freddo e la temperatura che continua a scendere a livelli imprevisti nonostante la stagione, sono una ulteriore minaccia a causa della mancanza di mezzi adeguati per riscaldarsi. Ieri gli operatori di Save the Children hanno esplorato la zona a nord di Sendai a Ishinomaki, Nobiru e Onagawa trovando bambini in condizioni disperate.

Il vento freddo e la temperatura che continua a scendere a livelli imprevisti nonostante la stagione, sono una ulteriore minaccia a causa della mancanza di mezzi adeguati per riscaldarsi. Ieri gli operatori di Save the Children hanno esplorato la zona a nord di Sendai a Ishinomaki, Nobiru e Onagawa trovando bambini in condizioni disperate.

“Abbiamo viaggiato per ore tra neve, grandine, pioggia e fango e abbiamo visto ovunque le scene terribili del disastro dove non c’è più nulla come ad Onagawa. Ad Ishinomaki abbiamo visto i bambini nei centri per sfollati accalcati intorno alle lampade a kerosene per cercare di scaldarsi” racconta Ian Woolverton, portavoce di Save the Children.

Photo by Jensen Walker/Getty Images for Save the Children

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