Quando la terra trema

Si parla di “terza bomba atomica”: la tragedia più grande del Giappone dal dopoguerra. Mario Tozzi, Geologo e Primo Ricercatore del Cnr-Igag ha provato a immaginare cosa accadrebbe se un terremoto di simili proporzioni si abbattesse in Italia. Sicuramente dopo aver devastato l’Abruzzo, avrebbe raso al suolo Roma.Ipotesi non da sottovalutare viste le ultime notizie […]

Si parla di “terza bomba atomica”: la tragedia più grande del Giappone dal dopoguerra. Mario Tozzi, Geologo e Primo Ricercatore del Cnr-Igag ha provato a immaginare cosa accadrebbe se un terremoto di simili proporzioni si abbattesse in Italia.
Sicuramente dopo aver devastato l’Abruzzo, avrebbe raso al suolo Roma.Ipotesi non da sottovalutare viste le ultime notizie che ci giungono da Voyager e da Internet su di un probabile sciame sismico che dai Monti Reatini verrebbe a colpire la Capitale il prossimo maggio. Tra scetticismo e curiosità vi è un documento che ci ha lasciato in eredità studioso svizzero che avrebbe previsto il terremoto nel Friuli, in Abruzzo e il futuro a Roma. Il geologo rapportava questi eventi all’allineamento dei pianeti nell’Universo.
Mentre il Giappone si mobilita dopo la tragedia, Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile, così ha rapportato all’Italia le conseguenze del sisma dell’11 marzo nel Sol Levante, 20 mila volte più violento di quello che ha colpito L’Aquila il 6 aprile 2009. Ma cosa accadrebbe, nei particolari, se un terremoto “fuori scala” colpisse l’Italia? Spostando l’attenzione per esempio su Catania, una delle città della Penisola a maggior rischio sismico. Abituati a convivere con l’Etna, le Amministrazioni e gli abitanti, pone l’accento Tozzi, sottovalutano la possibilità di un terremoto catastrofico. Non vi sono esercitazioni, non sussistono piani di evacuazione, non si risanano i vecchi quartieri popolari con le strade strette, quali probabili trappole in caso di terremoto.
Simulando una scossa principale di magnitudo 7,5 Richter, con epicentro a mare, 50 km a est di Catania, e profondità di 15 km. Accadrebbe la stessa tragedia con danni amplificati del 1693, quando nel catanese un tremendo sciame sismico uccise 15 mila persone (su 20 mila abitanti)e i Borbone furono costretti a fucilare per strada gli sciacalli che si aggiravano per le macerie.
Basterebbe un terremoto di magnitudo 7,5 Richter per devastare ogni cosa. In questa situazione giace gran parte dell’Italia. La nostra Penisola, come evidenziato dalla Protezione Civile di L’Aquila, è dovuto all’assestamento dell’Appennino. L’unica regione tranquilla, si fa per dire, sarebbe la Sardegna ad eccezione di un maremoto.
Ci auguriamo che nessuno possa più soffrire per la furia terribile della terra.

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