Sanita’: Stato non paga, industrie biomediche rischiano crisi

Con tempi medi di pagamento da parte degli enti pubblici superiori a un anno, e in qualche caso di più di quattro, e un credito che ormai supera i 40 miliardi di euro le aziende che forniscono dispositivi medici rischiano il fallimento. L’allarme è venuto dal convegno ‘Industria al servizio della Salute’ organizzato da Assobiomedica […]

Con tempi medi di pagamento da parte degli enti pubblici superiori a un anno, e in qualche caso di più di quattro, e un credito che ormai supera i 40 miliardi di euro le aziende che forniscono dispositivi medici rischiano il fallimento. L’allarme è venuto dal convegno ‘Industria al servizio della Salute’ organizzato da Assobiomedica a Roma . “La situazione è preoccupante – ha affermato Angelo Fracassi, presidente dell’associazione che riunisce le aziende – in alcune regioni i soldi non arrivano, e ormai le banche si rifiutano di considerare a garanzia i crediti nei confronti del pubblico perché li ritengono non esigibili”. Sulla questione l’associazione ha presentato un ricorso alla Corte Ue, e proprio dall’Europa potrebbe venire un’ulteriore bacchettata all’Italia: “Entro un anno bisognerà recepire la direttiva europea che impone i pagamenti a 60 giorni per la sanità – continua Fracassi – e ci chiediamo come farà”. D’accordo con l’analisi anche Raffaello Vignali (Pdl), vicepresidente della commissione Attività Produttive della Camera: “La sensazione è che il problema non sia affrontato in questo momento a nessun livello – ha affermato – si sta adottando un criterio ‘ragionieristico’, basato solo sull’oggi, ma a lungo termine chi paga male paga anche di più”. Fra le soluzioni prospettate durante il convegno c’é stato il ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti, o la rateizzazione dei debiti in cambio di un’accelerazione nei pagamenti futuri: “Noi non possiamo arrivare a forme di protesta clamorose come l’interruzione delle forniture, perché ci arriverebbero i Carabinieri a casa – ha concluso Fracassi – ma la situazione sta diventando insostenibile”.

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