Invasione da operazione Odyssey Dawn Europa e Onu meritano di meglio

Crolla la Fortezza Europa, un tempo cristiana, sotto la spinta titanica del Nord Africa, culla della civiltà. Siamo di fronte a un potenziale disastro umanitario di proporzioni bibliche, tale da far impallidire la grande catastrofe naturale e politico-nucleare del Giappone dello scorso 11 marzo 2011 (Mw=9, tsunami, circa 30mila morti). Non sorprendono gli avvenimenti che […]

Crolla la Fortezza Europa, un tempo cristiana, sotto la spinta titanica del Nord Africa, culla della civiltà. Siamo di fronte a un potenziale disastro umanitario di proporzioni bibliche, tale da far impallidire la grande catastrofe naturale e politico-nucleare del Giappone dello scorso 11 marzo 2011 (Mw=9, tsunami, circa 30mila morti). Non sorprendono gli avvenimenti che stanno sconvolgendo il Nord Africa e precipitando il mondo intero verso il terzo conflitto mondiale. L’operazione militare “Odyssey Dawn” (non è ancora “Overlod”) dei “volenterosi” dell’Alleanza Atlantica (bicefala nel Comando supremo?) nonostante tutte le buone intenzioni giuridiche e politiche del caso, ha un nome che è tutto un programma: Odissea all’alba. Proprio quando Ulisse sperando di sfuggire all’ira di Poseidone per aver accecato nella spelonca il figlio ciclope, per difendere i suoi compagni s’inventa l’altro nome: Nessuno. L’eroe cantato da Omero non avrebbe commesso l’errore politico dell’Onu. E molti oggi si domandano: di chi sarà la colpa di un’eventuale Terza Guerra Mondiale? Di nessuno in particolare. Non delle cinque donne che, insieme al Presidente degli Stati Uniti d’America, sono state determinanti per l’accensione delle centinaia di testate Tomahawk sparate dal Mediterraneo contro il popolo libico. Cioè di tutti. I fatti li conoscete, si stanno svolgendo in diretta. Ma le cause erano prevedibili da anni. Per questo siamo seriamente preoccupati dalla crisi in corso. Prima della guerra Onu-Nato a Gheddafi ed al suo Libro Verde, prima della “rivoluzione dei gelsomini”, prima del “risorgimento arabo” tanto caro ai patriottardi del “150mo anniversario”, prima dei bombardamenti alla Libia, prima dell’11 settembre 2001, prima dell’invasione di clandestini e di immigrati qualificati in cerca di lavoro, tutti i politologi sapevano. Se oggi questi clandestini si permettono, dopo aver occupato a migliaia Lampedusa, di fare politica contro l’Italia, contro il Governo italiano che presta loro soccorso nella prima emergenza in mare e in terra, c’è qualcosa di inquietante alle porte.

In 12 settimane, 15mila clandestini sono sbarcati in Italia. Ed è solo l’inizio, dati Onu alla mano. Non c’è nulla da sdrammatizzare: questi numeri non sono ancora quelli definitivi, perché l’Onu prevede minimo altri 250mila sbarchi direttamente dal Nord Africa verso l’Italia. Il rischio è che l’esasperazione dei lampedusani si tramuti in qualcos’altro anche in tutte le regioni d’Italia dove la disoccupazione territoriale ha raggiunto cifre da capogiro. Tutti coloro che evidentemente hanno libero il proprio giardino di casa, la pensano allo stesso modo. Chissà cosa pensano tutti i cittadini italiani (non solo gli abitanti di Lampedusa) di questi numeri da allarme rosso che rischiano di proiettare all’inferno gli imprenditori che vivono di turismo. L’estate 2011 potrebbe saltare non solo in Sicilia!

Come Abruzzesi e Italiani siamo indignati da questo spettacolo mediatico e politico di un’Italia e di un’Europa che ancora una volta ha dimostrato di non esistere nel Mediterraneo, costretta a subire decisioni altrui sulla base dello status quo dell’invasione in atto. Le politiche euro-mediterranee hanno miseramente fallito così come il multiculturalismo. Tutto era prevedibile: l’abbattimento del “muro” delle dittature islamiche, l’evoluzione e la pressione demografica dei paesi africani (arabi e islamici) sull’Europa. Oriana Fallaci docet. Stiamo assistendo “live” a un evento storico epocale senza precedenti che ha fatto saltare la pentola a pressione delle masse disperate del Nord Africa, in particolare dei paesi a sud della Libia. La grande incognita è l’Egitto, non la Libia.

Gli integralisti islamici stanno a guardare. Se salta l’Egitto, avremo milioni di disperati in Europa. Solo nel giro di un anno, la storia del mondo è già cambiata per sempre, come accadde nel 1989 con la caduta del “muro” di Berlino. Ma ora le conseguenze sono ben più imprevedibili perché le guerre (umanitarie e non) quando cominciano lasciano quasi sempre “scoperta” la data della loro fine. Nella cristalleria mediterranea si affacciano anche l’Iran e gli altri stati arabi non democratici che, per timore di un’escalation (contro)rivoluzionaria a casa loro, a questo punto potrebbero chiedere la testa di Israele investita in pieno da diverse risoluzioni Onu per l’irrisolta Questione Palestinese.

L’Italia è in guerra e deve sostenere tutto il peso dell’invasione? Parole come umanitarismo e solidarietà, oggi, non hanno più senso se per esse si scatenano conflitti indecifrabili: già 8mila morti in Libia in nome di che cosa? Non basta avere la giusta solidarietà dell’Unione Europea, come noi la stiamo attuando nei confronti dei lampedusani e dei clandestini, con l’impegno del Governo e del Viminale in particolare, e la “compartecipazione” delle regioni in proporzione. Lampedusa e le regioni d’Italia che sono già “investite” in pieno da questo tsunami demografico, devono avere un equo risarcimento per i danni che il turismo e ogni attività locale possono subire in questo periodo, oltre che per i disagi che ogni cittadino può patire. Vanno chiariti oneri ed onori che l’Unione europea deve comunque assumersi. A quanto pare di clandestini “speciali” si tratta. Ma non è per il semplice conflitto armato interno che scatta immediatamente lo status di protezione umanitaria e sussidiaria ma occorre che ci sia una minaccia grave alla propria vita, legato alla posizione o attività dell’individuo. Non è sufficiente l’esistenza di un conflitto armato interno per concedere automaticamente lo status di protezione umanitaria o di rifugiato. Sia lo status di rifugiato sia lo status di protezione umanitaria sussidiaria è sempre legato a un rischio individuale per la propria vita ma non nella condizione di mero conflitto armato. Quando questi soggetti presentano la domanda, le commissioni preposte devono valutare, evidenziando o meno, se esiste il rischio individuale come vittima di una persecuzione, chiarendo che per i rifugiati si tratta di atti di persecuzione individuale e per lo status di protezione umanitaria e sussidiaria di minaccia grave e individuale alla vita. Come prevedono le nostre norme del 2007 e 2008, occorre sempre provare di essere vittima di atti di persecuzione individuale o di minaccia grave e individuale alla propria vita. Questi giovani tunisini che sbarcano in Italia con le scarpe da ginnastica firmate, la felpa all’occidentale e il cellulare, non sono persone che chiedono asilo politico. Chiedono di poter lavorare in Europa, in primis in Italia. Sono i diretti concorrenti dei disoccupati italiani che indignati sono costretti ad assistere a un altro spettacolo inverecondo. Vi pare normale che i clandestini vengano ammassati come bestie sulla nostra “Ellis Island” di Lampedusa e sui traghetti italiani? Vi pare normale assistere in diretta Tv, impotenti, allo status quo dell’invasione dettato da questi sbarchi illegali. È una catastrofe mediatica senza precedenti. Eppure si tratta di clandestini tunisini laureati con master, poliglotti, pronti a diventare la classe dirigente, culturale e religiosa d’Europa! Capito? Lampedusa non è invasa da rifugiati politici o disperati, ma da tunisini che fuggono da un territorio nel quale è ripresa la vita normale e sono state riaperte le aziende. Sveglia! I barconi dell’emergenza umanitaria li abbiamo visti tutti in passato, erano carichi di donne, vecchi, bambini. Oggi sbarcano soltanto ragazzi di 25-35 anni senza famiglia che appaiono in carne, ben messi e non così sprovveduti, come solo alcuni politici italiani hanno compreso. Questi clandestini sono tutti maschi che sborsano duemila euro ai mercanti-scafisti per fare la traversata. Però è strano che arrivino profughi politici dalla Tunisia. Laggiù la vita è tornata alla normalità. C’è un’evidente ripresa delle attività imprenditoriali. E quindi se arrivano da lì significa che sono clandestini soggetti alla Legge italiana, non all’ipocrisia, ma al Diritto che ben conoscono perché laureati.

Dunque occorre anche capire in quale “trappola” ideologica e politica, ordita dalle dittature arabo-islamiche che non riconosco Israele quale unica democrazia del Medio Oriente, siamo finiti. Prima di sganciare altre bombe e missili “umanitari” semi-intelligenti e giuridicamente (se non moralmente) giustificabili contro tutti i dittatori del mondo, è forse giunta l’ora di fermarsi per riflettere e suscitare un sano mea culpa alle Nazioni Unite ed all’attuale Unione Europea.

Che meritano di meglio per la difesa dei diritti e delle libertà fondamentali della persona. Perché milioni di disperati oggi possono bussare alle nostre frontiere. Allora qualcuno dovrà offrire loro una risposta chiara e inequivocabile. Accoglienza, asilo, respingimento, bombardamento? L’Italia non può essere lasciata sola. Strutture e formule burocratiche, associazioni governative e non di collaborazione euro-araba-mediterranea, hanno finora fallito sul piano mediatico e istituzionale. Lampanti le responsabilità coloniali di nazioni dal grilletto facile. I proiettili termobarici all’uranio impoverito fanno male perché uccidono la dignità dell’umanità!

Con la globalizzazione il mondo è radicalmente cambiato e nella globalizzazione la competizione non è più solo tra imprese, ma anche tra blocchi continentali e sistemi giuridici. Non si può far finta che non ci sia. Si può criticare ma non ci si può illudere che tutto possa continuare come prima. In primis, lo devono capire i paesi arabi. Lo deve capire l’Unione Europea. Nello scenario globale che si è aperto, l’Italia (in attesa della fondazione degli Stati Uniti d’Europa) ha davanti a sé l’alternativa tra declino e sviluppo. Se si vuole lo sviluppo si deve cambiare, a partire dal dominio giuridico. In Europa e nel Mediterraneo. I governi delle democrazie occidentali (comprese le europee) devono smetterla di fare affari con regimi corrotti, tiranni e despoti arroccati nella difesa delle ricchezze personali, nazionali e clientelari che controllano senza democrazia. Capi di stato e di governo arabi che neppure riconoscono lo Stato di Israele. Governi che vendono loro le armi per poi bombardarli a suon di centinaia di missili lanciati da navi e sottomarini. Vergogna! La guerra è sì la politica perseguita con altri mezzi, ma nell’era nucleare diventa essa stessa obsoleta, inutile, perché conduce alla distruzione totale reciproca. Politicamente inaccettabile e folle. L’arma di questi dittatori, sono i milioni di disperati o soldati-civili arruolati per un solo scopo: l’invasione dei paesi occidentali. Mi domando cosa stiano pianificando Russia e Cina come eventuale risposta alle mire espansionistiche della Nato in tutto il mondo. Sicuramente un riarmo generale delle proprie forze strategiche nucleari.

Il Piano Marshall mondiale promesso da anni (anche dall’Italia), sotto varie formule, al Nord Africa, va attuato prima che i fondamentalisti islamici prendano il potere profittando del vuoto politico che si va profilando sulle sponde del Mediterraneo. Dove la popolazione aumenta e l’economia non riesce ad assorbire la domanda di lavoro di giovani diplomati e laureati. Dove ci si dà fuoco perché disoccupati! La nuova economia mondiale dell’idrogeno e della fusione elettro-nucleare (inevitabile è il tramonto dei combustibili fossili, principali responsabili dei gas serra che stanno distruggendo la biosfera Terra: l’idrogeno si ricava dal metano e dall’acqua) può nascere subito grazie all’unica sorgente fresca, disponibile e sovrabbondante sulla Terra: la fiducia in miliardi di persone che amano la Pace. Non dalle guerre civili e di religione, non dai totalitarismi, non dagli stati etici, non dagli autoritarismi, non dalla xenofobia, non dalla burocrazia paralizzante, non dai bombardamenti e non dalla tirannia di leggi e regolamenti. Ma dall’incontenibile sete di libertà per l’affermazione dei diritti e dei doveri della persona. Un vento che soffia e conquista consensi ovunque, anche tra le dune del deserto, sulle sponde del Mediterraneo.

Il Rapporto pubblicato dalla C.I.A. (Central Intelligence Agency) nel luglio 2001 (tratto dalla conferenza “Demographic Trends: The World’s Long-Term Economic, Political, and Security Landscape”, la prolusione di 14 scienziati sul futuro del mondo) ha effettivamente previsto gli eventi demografici ed ambientali che stanno ridisegnando confini, società, culture, forme di stato e di governo, sistemi di sicurezza democratica e non, città, metropoli e megalopoli, flussi economici e finanziari in tutto il mondo. Se gli Stati Uniti d’America sono preparati da tempo (nonostante l’11 settembre 2001 e la peggiore crisi economica dal 1929) per assorbire il colpo, non si può dire la stessa cosa per l’attuale Eurabia (ex Europa). L’euro-moneta unica non basta.

Le sterili polemiche politiche (un vero Intrigo Internazionale che sembra tratto dall’universo di Hitchcock) fanno ridere i polli in confronto a ciò che ci aspetta. Il “peso” del Nord Africa è considerevole: Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco premono sull’Europa e sui loro concittadini arabi già presenti nel vecchio continente per vedere riconosciuti i loro diritti. In Italia sono 82.064 i residenti egiziani, 1.468 libici, 103.678 tunisini, 25.449 algerini e 431.529 marocchini (dati Istat 2009). In mancanza di una degna classe politica e dirigente che sul territorio sappia governare davvero questi fenomeni epocali che stiamo vivendo con il prezzo della benzina che schizza alle stelle, il nostro destino è segnato. Perderemo l’indipendenza energetica, economica, sociale e politica. La massiccia scolarizzazione ha creato però una svolta epocale in Nord Africa: la crisi economica che ha investito anche i paesi arabi, e che presto sarà un ricordo, è fondamentalmente espressione esclusiva della mancanza di democrazia. E quando le nuove giovani leve delle classi dirigenti islamiche si affermeranno, vincendo l’ignoranza ed governando la crescita demografica che finora sembrano condannati a subire in casa loro, allora l’Europa capirà la lezione. Cioè che la ricetta del multiculturalismo tra etnie così diverse, non solo non ha funzionato, ma ha prodotto i danni collaterali che tutti prevedevano. Altra povertà in salsa europea dove l’esplosione demografica islamica non si è affatto fermata; dove i valori cristiani sono tramontati; dove destre, centri e sinistre di ispirazione socialista continuano ad ingannare gli europei, facendo credere loro che la Fortezza Europa risparmierà i paesi dell’Unione dagli sbarchi di milioni di persone affamate. Che potrebbero bussare alle nostre porte se non facciamo qualcosa subito per introdurre valori e principi universali di democrazia, pace e sviluppo nei loro governi e nelle loro istituzioni.

Milioni di potenziali migranti aspettano e sperano non si sa bene che cosa. Il fatto è che non c’è lavoro per tutti in Europa! Dobbiamo e possiamo accogliere tutti in nome della solidarietà e dell’umanitarismo?Estamos bien en el rifugio!”, rassicurava qualcuno dai palazzi di Bruxelles,“vedrete le cose cambieranno in meglio”. Ora però ci si scopre in trappola. Perché l’Europa non ha più valori da esportare. Venti milioni di residenti cittadini di paesi extracomunitari (il 4% della popolazione residente di 500 milioni di abitanti dell’Ue; il 5% in Italia) pensavano di aver trovato l’America in Europa. Tra immigrazione fisiologica dalle ex colonie, da domanda di manodopera straniera precedente e successiva agli Anni Novanta, ed immigrazione concentrata (più del 60% viene dall’Albania) l’Europa si scopre debole e indifesa. Mentre alcuni preparano il terreno fertile della Storia (interpretando i frutti dell’elaborazione culturale della Guerra di secessione americana di 150 anni fa in chiave europea, dopo quattro secoli di guerre civili continentali) per la nascita degli Stati Uniti d’Europa, una vera “federazione” di Stati da costruire ex novo sulla base di una forte identità politica, sociale e costituzionale simile a quella degli USA. Dove pare che l’integrazione (New York docet) funzioni da parecchi anni, almeno quella qualificata (l’italiano Fermi, cacciato dai fascisti, realizzò il primo reattore nucleare a Chicago). In Italia oggi non abbiamo megalopoli così altamente democratiche e rappresentative ma piccole realtà-ghetto altrettanto significative. Abbiamo i processi di globalizzazione e d’immigrazione che non si possono bloccare. I nostri antenati, gli antichi Romani dell’Impero d’Occidente, ne sapevano qualcosa. A Costantinopoli seppero giocare un’altra grande partita. La sfida fu vinta e l’Impero d’Oriente durò mille anni di più. La Babele culturale del mondo va governata sulla base di informazioni corrette, altrimenti sarà la fine. Diversamente, infatti, l’approccio ideologico buonista (niente affatto cristiano) decreterà la scomparsa naturale della nostra civiltà. Il multiculturalismo europeo è tragicamente fallito. I ghetti non funzionano. L’integrazione nella reciprocità dei diritti e dei doveri, è la sola ricetta per la pacifica convivenza di cittadini su una Terra in grado ancora di accogliere e sfamare tutti senza conflitti. Per ora la partita si gioca sul rispetto delle regole dei paesi ospitanti occidentali, ossia dei nostri principi fondamentali di reciprocità, giustizia e libertà. Sacrosanti in Europa e negli USA, dal nostro punto di vista. Cosa saremmo disposti ad accettare, da cristiani e laici, se fossimo noi i migranti nel Nord Africa, a parti invertite? Gradiremmo le leggi islamiche? La chiusa conservazione della propria cultura identificata come quella “alpha” anche in terra straniera, che molto spesso non ha alcuna intenzione di incontrare e confrontarsi con le altre, allontana l’integrazione. In Italia le sinistre hanno attaccato l’attuale legislazione in materia (la famosa Bossi-Fini) giudicandola “inadeguata e ingiusta”. In Abruzzo (in attesa dei nuovi arrivi) risiedono 75.708 immigrati. Vengono dalla Romania, dall’Albania, dalla Macedonia, dall’Ucraina e dal Nord Africa, soprattutto dal Marocco. La provincia di Teramo conta 22.937 immigrati, l’Aquila 20.231, Chieti 18.260, Pescara 14.280. La maggior parte di queste persone fa lavori che gli italiani sono stati costretti (dalla classe politica, in alcuni casi anche ecclesiastica) da tempo ad abbandonare: agricoltura, allevamento del bestiame, pesca, edilizia, commercio ambulante, assistenza di persone anziane e disabili. La maggior parte di queste persone straniere lavora onestamente rispettando le nostre leggi e consuetudini. Tra cui quella di sfornare figli, magari a ritmi parossistici, che i benestanti italiani non vogliono fare in tempi di crisi economica! Gli immigrati diventano così una grande realtà economica se pagano le tasse, versano i contributi pensionistici e reinvestono i loro guadagni, profitti e risparmi sul territorio. Negli USA è la regola da sempre. Tanti figli significa tanti diritti e doveri per ottenere la cittadinanza italiana. I servizi che l’Italia offre nelle scuole pubbliche e private ai migranti, sono tra i migliori al mondo ma c’è chi pensa il contrario. Le sinistre hanno la responsabilità etica e politica di aver alimentato un clima e un sistema di sospetti generalizzati verso i migranti. L’aumento di criminalità è fisiologico con l’aumento della popolazione residente di stranieri. Se non vi può essere lavoro regolare per tutti, basta farsi due conti. È giusto semmai impedire ingressi indesiderati e favorire l’espulsione immediata dei violenti e dei clandestini, salvaguardando sempre i bambini per favorire la loro accoglienza nella società italiana dei diritti e dei doveri. Le sinistre in questo hanno fallito, imputando ad altri colpe proprie, alimentando pacifismo e multiculturalismo a buon mercato (per evidenti ragioni elettorali), scatenando pulsioni razziste e xenofobe tra migranti e italiani “accerchiati” nei quartieri delle nostre piccole città, devastando i nostri costumi e la nostra tradizionale vocazione all’ospitalità ed all’accoglienza. Molti emigranti italiani furono cacciati via dagli USA ai primi del Novecento proprio perché indesiderati, cioè incapaci di integrarsi e potenziale manodopera criminale. Molti lo dimenticano.

Rilanciare il grande tema dell’integrazione (magari con una nuova Legge) e della valorizzazione degli immigrati capaci e meritevoli, è un imperativo categorico anche per porre fine alla cultura della subalternità alle sinistre di un apparato burocratico elefantiaco incapace di applicare su tutto il territorio nazionale leggi, regolamenti, esperienze amministrative coraggiose ed innovative.

In Italia 30mila donne straniere sono state sottoposte a mutilazione sessuale! La società multietnica europea è ancora un sogno, una sfida per l’Italia Federale che festeggia i suoi primi 150 anni di unità nazionale ancora incompiuta. L’Italia però non deve arrendersi all’evidenza di flussi migratori così importanti che potrebbero un giorno configurarsi come vere e proprie invasioni di massa in violazione di tutte le regole, magari mascherate dall’asilo politico (cf. La Forza della Ragione, di Oriana Fallaci). Quindi i flussi demografici non vanno subiti ma governati. Il multiculturalismo vecchia maniera impone che se in una comunità omogenea per lingua, costumi e religione arrivano stranieri con lingue, costumi e religioni diverse, la società ospitante “deve” convivere con la speranza che il tempo e la classe politica portino a cottura il brodo sociale derivante. Se tale prospettiva fosse preminente, all’Italianità dovremmo dare subito il bacio dell’addio, con o senza l’approvazione dell’Europa! Perché negli USA (nella magica New York internazionale, protagonista della nuova serie fantascientifica dei Visitors) le cose procedono diversamente. Qui chi sbaglia, paga subito e viene espulso. Chi ha successo, prospera da Americano naturalizzato. Accadde ai nostri connazionali un secolo fa, tra umilianti rimpatri e benedette assimilazioni. Siamo sicuri che gli immigrati che ospitiamo, amino l’Italia, la nostra democrazia parlamentare, la cristianità, la nostra civiltà, il nostro libero mercato? Coloro che sognano un’Eurabia dove regna la legge islamica radicale (burqa a tutte le donne, magari circoncise) amano la nostra democrazia, lo stato di diritto con tutti i diritti e le libertà fondamentali della persona? Se non sanno di cosa stiamo parlando e scrivendo, magari perché non ne hanno mai sentito discutere a casa loro, tra le alte dune di sabbia del deserto, come possiamo lontanamente immaginare che accettino subito le nostre regole a casa nostra? Non cercheranno piuttosto di modificarle, grazie all’aiuto di politici compiacenti di ogni schieramento? Qual è il bene supremo dell’Islam? Che l’infedele si converta e che le altre religioni siano tutte sotto la sua tutela. Il conflitto culturale, cinematografico e sociale è già una tragica realtà in Europa. La politica dello struzzo non paga. E stiamo incassando bordate spaventose che avrebbero metaforicamente già affondato le flotte impegnate nelle diversissime battaglie navali di Lepanto e di Trafalgar. Ce ne accorgeremo molto presto quando perderemo il controllo demografico ed economico. D’estate circolano già inquietanti t-shirt, in voga tra i giovani mussulmani a Stoccolma, sulle quali pare stampata a caratteri cubitali la data fatidica, il 2030.

Immigrazione è una parola magica, forte, sacralizzata. Furono immigrati Gesù di Nazareth con Maria e Giuseppe, e il Grande Papa Giovanni Paolo II che sarà proclamato Beato il 1° maggio 2011 da Sua Santità Benedetto XVI. L’accoglienza è un dovere per tutti nella responsabilità.

C’è immigrazione e c’è invasione mitigata. Erano immigrati (europei ed americani) i responsabili dell’11 settembre! Immigrazione ed asilo politico sono parole colme di sensi di colpa, generosità, volontariato, religione, politica liberale. Secondo il Rapporto della CIA “Long-term global demographic trends: reshaping the geopolitical landscape”, esemplare e profetico per gli Usa, ciò che può andar male andrà peggio! Finiremo per non riconoscere i nostri stessi nemici in casa; gli autentici regimi democratici ne patiranno le conseguenze perché costretti, anche indirettamente, a fare accordi con personaggi fintamente democratici a capo di regimi dove regna l’ignoranza e l’instabilità; organismi non governativi prenderanno le redini del potere fondato sull’informazione, sull’ordine e sulla sicurezza affidati ad agenzie ed eserciti privati; le prime vittime del tramonto della fiducia nel futuro e delle aspettative di vita, saranno i giovani; la produzione di ricchezza annienterà la biosfera Terra; la difficoltà di accesso alle risorse primarie (acqua, cibo) ed ai combustibili fossili, aumenterà la probabilità di conflitti su larga scala. Parallelamente alle grandi concentrazioni umane in poche megalopoli (a forte rischio di disastri naturali), aumenteranno i flussi migratori negli USA e in Europa, con grossi problemi sanitari connessi alla propagazione di malattie sconosciute e/o debellate nei paesi ricchi. Le implicazioni per gli Stati Uniti potrebbero essere logicamente condivisibili per l’Europa, al fine di neutralizzare immediatamente l’eventuale “comparsa” di futuri dittatori su scala planetaria in grado di mobilitare e saldare gruppi terroristici, fondamentalisti e malavitosi. Anche perché l’Italia e il Giappone saranno tra gli alleati degli USA a dover subire le maggiori conseguenze negative di questi “trends” che indeboliranno la sfera di influenza di questi paesi. A tutto vantaggio della Cina e della Russia che diventeranno le grandi potenze economiche, energetiche, finanziarie e militari del XXII Secolo. L’Italia dovrà accontentarsi di un ruolo politico marginale, magari burocratico e periferico rispetto all’Estremo Oriente (nuovo Occidente?), il nuovo Impero. Chissà che fine farà la lingua Italiana.

L’Accademia della Crusca è in prima linea nella difesa della cultura italiana nel mondo. Ma abbiamo ragione di credere che l’antica supremazia della lingua italiana non apparterrà che al dominio della letteratura e del genio di qualche futuro cultore. Non vedremo sfrecciare astronavi tra le galassie, con nomi di capitani e vascelli italiani!

Le cause e gli effetti di questi enormi sconvolgimenti planetari ce li giochiamo oggi a casa nostra, con le scelte dei nostri politici, nella nostra civiltà quotidiana. Quando occorre difendere le nostre vie e quartieri da bande di piccoli criminali, ubriaconi e sfruttatori della prostituzione che di notte urlano come lupi famelici contro povere donne indifese, trascinate per i capelli a suon di botte e violenze di ogni genere…Questa è ad esempio la Teramo di oggi. Quando occorre difendere i diritti di chi si trova costretto a vendere la propria casa perché non si sente più sicuro di vivere bene in un quartiere improvvisamente “diverso”, abitato ormai da stranieri che non comunicano. Non sono mica scenari tratti dal film di fantascienza “L’invasione degli ultracorpi”! È l’Italia, l’Abruzzo e l’Europa di oggi. Dove la legittima domanda di sicurezza risulta ancora inevasa, dove trionfa nei partiti una mentalità schizofrenica e facilona che ha tradito le aspettative dei cittadini, facendo virare la rotta della nave Ragione verso la xenofobia, il ghetto, le tensioni sociali e chi più ne ha più ne metta.

Nelle nostre città, come accade regolarmente nelle maggiori democrazie, non deve trovare spazio chi non vuole integrarsi e chi non rispetta le leggi. Gli immigrati autenticamente regolari (con il contratto di lavoro regolare) sono i benvenuti a condizione che amino l’Italia, le nostre regole, la nostra cultura, la nostra lingua, i nostri valori, la nostra fede religiosa con i suoi simboli, pur nel necessario rispetto reciproco che non può sacrificare i bambini sull’altare degli adulti. L’Italia non è il Paese di Bengodi dove puoi stravolgere le regole! In Italia i bambini di tutte le religioni devono poter fare insieme amicizia a scuola, senza subire il ghetto dell’isolamento scolastico ed educativo preconfezionato. Le sinistre, ovunque schierate, hanno seminato queste ed altre paure inconfessabili nei salotti liberal: l’idea degli immigrati poverini costretti a rubare per le colpe dell’Occidente sprecone, malvagio e corrotto. E, quindi, della tolleranza senza se e senza ma. Le sinistre, dopo aver cancellato il programma energetico elettro-nucleare nazionale in Italia con un Referendum (le stesse che oggi lo propagandano con le centrali a fissione, sempre per Referendum) hanno favorito la nascita di città e quartieri ghetto, autentiche bombe ad orologeria pronte ad innescare conflitti sociali. Finora evitati per miracolo, su iniziativa del volontariato e della Chiesa Cattolica, nonché per l’azione preventiva delle Forze dell’ordine. La Politica vera ha il dovere di affermare, sostenere e difendere il principio che le comunità chiuse sono incompatibili con la vera Democrazia e lo Stato di diritto oggi in vigore in Italia. Questo è il multiculturalismo che ci hanno fatto bere come l’olio di ricino. Per cui, paradossalmente, sono ora i cittadini ospitanti a doversi adeguare allo status quo. Anche ai tranelli ed agli intrighi internazionali orditi contro l’Italia, molo di approdo di migliaia di potenziali terroristi fondamentalisti. Un’ingenuità disarmante, indegna di un paese civile, che i sociologi evidenziano nella sovrapposizione, confusione ed annichilimento dei diritti e dei doveri. L’Europa senza l’Italia è perduta. L’Europa deve tornare a governare il complesso fenomeno dei flussi migratori prima che sia troppo tardi. Non si deve, non si può, non si vuole accettare tutto di tutte le culture. Il buonismo non paga. L’attacco ai cristiani di tutto il mondo è la prova che la sharia islamica avanza inesorabile ed avrà un effetto devastante nella nostra vita quotidiana. Occorre una legge per vietare espressamente il burqa che lede uno dei principi fondamentali della persona, l’uguaglianza tra uomo e donna, e nega l’integrazione sociale, predisponendo violente reazioni xenofobe. La società civile e la Politica non possono più tacere. In Europa la mescolanza è sempre esistita. Ma se non governata decreterà la fine della civiltà. L’Italia sia di esempio nella costruzione di un’identità europea forte, autorevole e capace di decidere politicamente dove vuole andare nei prossimi 150 anni. Altrimenti il 17 marzo 2011 non avrebbe alcun senso festeggiare il 150° compleanno dell’Italia Unita mentre l’Europa avvizzita dalla perdita di valori e principi fondamentali, muore sotto il ricatto di speculatori senza scrupoli che hanno il barbaro coraggio di giudicare l’Italia e gli Italiani. Speculatori che nel nome di mammona sono disposti a sacrificare tutto e tutti sull’altare di tiranni, burocrati effeminati e sodomiti di mezzo mondo in libera circolazione tra i palazzi del potere e le varie case chiuse (incastonate non solo tra le foreste d’Europa) dove se la spassano senza timore di essere scoperti, eclissando ogni barlume di civiltà. I media non possono più permettersi di stare lontani da quei recessi, alcove di vizi indescrivibili di “alto lignaggio”, in nome della privacy che incontra dei precisi limiti nell’interesse pubblico, nella verità e nei diritti fondamentali della persona.

Serve uno scatto di dignità, di umanità e di orgoglio terrestre. Che mondo si vuole lasciare ai nascituri, ai giovani, agli indifesi, ai bisognosi, agli assetati di giustizia, di pace e di libertà? Chi rifiuta l’integrazione? L’arrivo di numerosi stranieri ha portato ad un mutamento sociale tale da trasformare la nostra cultura e la nostra identità di Italiani? In che senso dobbiamo essere preparati al “nuovo” che avanza? Per quale fine culturale, politico ed economico? Come società aperta, multiculturale e multimediale, che cosa ci aspetta nel XXI Secolo? La supremazia dell’Estremo Oriente? La dominazione di alcune megalopoli?

Nella sperduta provincia abruzzese, le politiche di governo dell’immigrazione sono miseramente fallite. Il disastro economico di quella realtà imprenditoriale aprutina, un tempo florida, che nel manifatturiero poteva vantare di rappresentare il 37% del Pil territoriale, è la tragica realtà che si fa finta di non voler capire, sebbene sia sotto i riflettori da anni. Quanti convegni, quante tavole più o meno rotonde! Regole sociali e legalità (lotta al lavoro nero, all’evasione fiscale e contributiva, alle esternalizzazioni dei servizi, alle assunzioni grigie, al disagio familiare) avrebbero dovuto illuminare l’azione di politici con gli attributi. Nulla è stato fatto e nulla si sta facendo. Chi ha permesso che 300 aziende cinesi nella Val Vibrata possano liberamente fare concorrenza sleale con una produzione a costi bassissimi di prodotti di dubbia qualità? Mentre gli immigrati aumentano, come registra anche l’ultimo Rapporto della Caritas, trovando occupazione in settori strategici della nostra economia, gli Italiani dormono sonni beati. È qui c’entrano assai poco le differenze sociali e culturali. Gli immigrati amano fare solo i lavori che gli italiani spreconi si rifiutano di fare? Sono migliaia i pluri-laureati che bussano alle nostre porte dal Nord Africa e dal resto del mondo. E che occuperanno entro pochissimi anni anche gli altri posti strategici, i più appetibili della spesa pubblica, dei servizi e delle imprese. E gli italiani che faranno? Ed allora dove sono finiti i dibattiti sul multiculturalismo, sui “mea maxima culpa” dei nostri politicanti, sulla rabbia che alimenta il populismo di destra, di centro e di sinistra? Ha senso la caccia al responsabile di questo disastro globale, di chi ha fatto finta di niente pur conoscendone le conseguenze? Il modello sociale europeo ha perso in buona compagnia di quello italiano che non ha guardato all’esempio mirabile degli Stati Uniti d’America. Ed allora, cosa s’insegna nei corsi di lingua italiana per gli immigrati che non conoscono la nostra Storia? Come naturalizzare i numerosi figli degli immigrati? I nostri politici che tipo di ricetta propongono per questi nostri nuovi italiani? Se oggi occorre imporre limiti ed argini, allora qualcosa non funziona. La nostra libera società occidentale si è auto-tradita. Perché non ha “appeal” sugli abitanti del deserto, sui musulmani e su quanti non amano vivere nelle nostre belle città d’arte. La cittadinanza italiana non può essere elargita tanto facilmente. Occorre una legge durissima contro i matrimoni forzati. Bisogna punire l’unione come forma di coercizione.

La cui diffusione tra alcune comunità di immigrati va contrastata con forza e determinazione.

In Italia deve essere impossibile, oltreché vietato, obbligare ragazze a sposare uomini scelti dalla famiglia. Chi non segue corsi d’integrazione-naturalizzazione (lingua, leggi e cultura italiana) non amerà mai la società che lo ospita. La nazionalità italiana non può essere concessa a chi non la merita. La libertà nel campo del diritto d’asilo, è un tema delicatissimo che alcuni vorrebbero semplicemente stravolgere in nome della pericolosissima ideologia oggi tanto in voga nei salotti.

Se il potere delle Ong è tale da imporre ai parlamenti ed ai governi delle democrazie occidentali, queste radicali mutazioni genetiche nel Diritto, allora la frittata è servita! Se il multiculturalismo è stato un disastro a livello europeo, c’è solo un modo per garantire la pace e l’integrazione degli stranieri. Porsi la domanda giusta per una rapida risposta giuridica e politica: di che tipo di immigrazione hanno bisogno l’Italia e l’Europa oggi? Il silenzio evidentemente non paga perché stiamo incassando colpi su tutti i fronti. Ci sono ragioni storiche e ideologiche che rendono difficile il dibattito sull’integrazione e l’accoglienza. Troppi temi e giudizi si sovrappongono, generando confusione e rassegnazione all’inevitabile. Lo spettro della xenofobia sembra dominare la scena dei media. C’è timore che sia troppo tardi per governare i flussi migratori. C’è poi la raison d’état.

I nostri politici, pensando in chiave europea, devono trovare idee, progetti e prospettive di impiego, di lavoro, di architettura sociale, altrimenti arriverà il peggio. La società civile occidentale degli Anni Dieci del XXI Secolo, non soltanto l’Americana e l’Europea, che ormai ha perso il dominio della scena di questo mondo (mentre avanza il nuovo “occidente” dell’Estremo Oriente) deve saper gestire questa e tutte le altre emergenze planetarie destinate a crescere. Senza improvvisare. Bisogna preparare un Governo Mondiale che funzioni. I modelli alternativi al multiculturalismo cui l’Italia deve guardare, devono necessariamente introdurre questo nuovo modello di convivenza planetaria. Non dobbiamo inventare nulla di particolarmente nuovo. Le strutture giuridiche di riferimento esistono già. Vanno semmai snelliti gli apparati burocratici e non democratici, in favore di quelli governativi. Canada e Australia hanno politiche di asilo chiare. Sanno su chi possono e debbono contare. Hanno idee altrettanto chiare sul tipo di immigrati e di forza lavoro. Il problema dell’immigrazione è minore perché hanno risposto adeguatamente alle condizioni per la cittadinanza, alla gestione dell’educazione, allo sviluppo delle libertà fondamentali. Se non si accendono dibattiti costruttivi, le soluzioni si allontanano. I problemi dell’integrazione sono locali e non possono che avere un approccio nazionale. L’Europa non esiste ancora come Nazione (eleggiamo un Parlamento europeo lontano dai cittadini!) ma non può affidare la gestione dei flussi migratori illegali soltanto all’Italia, lasciata da sola insieme a Grecia e Spagna, a gestire un problema planetario. Le comuni frontiere implicano una visione comune dei meccanismi di asilo. Dobbiamo puntare sull’immigrazione qualificata come già fanno il Canada e l’Australia. È opinione largamente condivisa che il più facile accesso al mercato del lavoro qualificato alimenta la buona integrazione. Parallelamente occorre rendere più dura la lotta all’immigrazione clandestina e più difficile la regolarizzazione. Chi non parla fluentemente la lingua Italiana può scordarsi il Visto! Su questi temi la cessione di sovranità nazionale ha implicazioni considerevoli, a tutto vantaggio di poteri oscuri illiberali, non democratici (non soltanto mafie e lobbies affaristiche internazionali) che hanno tutto l’interesse (magari facendo cadere governi ostili) ad alimentare il populismo e la xenofobia nei nostri territori. Se vogliamo costruire un’autentica Italia Federale più unita che mai rispetto ai nostri primi 150 anni di “unità burocratica”, per vivere in prosperità e pace con tutti i Paesi del Mediterraneo, occorre condividere valori, principi fondamentali, culture, religioni, diritti e doveri inviolabili della persona. L’Italia se ne fa promotore in tutto il mondo. Dunque, si vergogni chi pensa male dell’Italia e degli Italiani! “Shame!”. Perché solo questo Progetto costituzionale mondiale, da realizzare entro questo XXI Secolo, giustifica la nostra cessione di sovranità nazionale a favore di democratiche Istituzioni sovranazionali per la promozione del rispetto della Carta delle Nazioni Unite. Ossia delle regole universali che assumono i valori della vita, della pace, della prosperità, del rispetto dell’ambiente, dei diritti umani della persona, a fondamento della civiltà sulla Terra. Rafforzare le difese nell’Italia meridionale, non contrasta affatto con quanto detto.

Chi viene in Italia e in Europa per lavorare, per naturalizzarsi come Italiano ed Europeo, assume formalmente e moralmente questo impegno, e giura fedeltà alla Carta costituzionale del paese ospitante. Chi viene per altri motivi oscuri sappia che l’Europa, l’Italia, gli Stati Uniti d’America e i Paesi alleati, hanno tutto l’interesse di rafforzare il loro legame per la pace sul pianeta Terra nell’ormai mutato quadro internazionale sempre più dinamico e complesso. Il che implica una visione strategica di sicurezza su base territoriale e sovranazionale, capace di adattarsi ad ogni evenienza, di integrarsi agli scenari di cooperazione e sviluppo delle aree di crisi più depresse del mondo. Quindi del Nord Africa. Dopo il fallimento del multiculturalismo europeo, occorre un decisivo sforzo politico e sociale per la tutela della persona dell’interesse nazionale in patria, per l’affermazione del diritto-dovere di partecipazione economica di ogni persona al Governo del mondo. Non possiamo più permetterci regimi non democratici sulla Terra che non riconoscono stati come Israele, modello costituzionale di democrazia, integrazione, sviluppo, giustizia e libertà in Medio Oriente. Non è tempo per cercare colpe della situazione presente. È tempo di cambiarla. Perché se i flussi migratori invertissero la marcia, dall’Europa al Nord Africa, per qualsiasi ragione climatica ed ambientale, saremmo noi e i nostri figli a pagarne le conseguenze più immediate.

Nicola Facciolini

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *