Vinitaly: da frizzanti a zero alcol, va di moda vino light

 Più bollicine e meno alcol, è il momento dei vini spumanti e dei vini frizzanti (minore pressione in bottiglia degli spumanti) sdoganati da vini delle ricorrenze a vini abituali da pasto ma soprattutto graditi dai giovani nel rito degli happy hour. La tendenza di uno stile di vita più sano e le norme antialcol più […]

 Più bollicine e meno alcol, è il momento dei vini spumanti e dei vini frizzanti (minore pressione in bottiglia degli spumanti) sdoganati da vini delle ricorrenze a vini abituali da pasto ma soprattutto graditi dai giovani nel rito degli happy hour. La tendenza di uno stile di vita più sano e le norme antialcol più severe per chi guida – è quanto emerge dal panorama di Vinitaly – stanno favorendo il vino più ‘light’, quello a minore gradazione alcolica, mentre si affaccia anche la frontiera dello zero alcol importata da Paesi europei che permettono la dealcolazione come Francia, Germania e Francia. Il vino a zero gradi – nella versione in lattina che furoreggia all’estero – è già sbarcato in Italia e persino lo spumante ha trovato la sua rivisitazione no alcol proprio nella patria del Prosecco, ad opera di una intraprendente ditta trevigiana. Gli enologi sono già sul piede di guerra e invocano la necessità di norme che facciano chiarezza. “La parola vino in questo caso dovrebbe sparire” – osserva il direttore dell’Osservatorio economico vini effervescenti (Ovse), Giampietro Comolli. Intanto i vini frizzanti si segnalano, assieme agli spumanti, i protagonisti del 2010: 120 milioni di bottiglie consumate – secondo le stime Ovse – e una forte crescita in particolare nella grande distribuzione (+5% per i dop e igp) e nei winebar, come base per Spritz e cocktail. “Sicuramente l’orientamento del consumatore verso questi vini freschi e leggeri è dettata dall’attenzione al bere consapevole e questo è un fatto positivo – commenta il presidente dell’Associazione italiana sommelier, Antonello Maietta – Tuttavia occorre ricordare che i vini della tradizione, come il Brunello di Montalcino o l’Amarone, hanno una loro collocazione e difficilmente perderanno il loro carattere”. Anche sui mercati esteri il vino frizzante italiano, dal Lambrusco al Verdicchio e Soave, è sempre più richiesto (le stime 2010 parlano di 300-310 milioni di bottiglie esportate). Per il Lambrusco il 2010 ha rappresentato un vero exploit con un +90% di export. Il prezzo medio varia dai 4,28 euro dei frizzanti dop a 1,70 euro dei frizzanti generici, per un fatturato stimato in circa 800 milioni di euro. Spumanti e vini frizzanti stanno funzionando sul mercato e l’allarme lanciato dagli esperti è di non svilire l’immagine delle bollicine con proposte dealcolizzate tratte dalle stesse uve del Moscato, Prosecco e Lambrusco. “Si scriva piuttosto sulle etichette – sottolinea Comolli – bevanda spiritosa o frizzante ottenuta da base di vino o vino dealcolizzato” Ma i produttori a zero gradi difendono la scelta: questo “vino non vino” non è in competizione col bicchiere di vino, ma ha uno spazio autonomo altrimenti dominato dalle bibite generiche, dicono da IrisVigneti che ha prodotto lo spumante a zero gradi utilizzando un procedimento naturale. I veri nemici, per l’azienda trevigiana, sono le multinazionali che non usano l’uva pura come base di partenza, ma soluzioni chimiche miscelate e ben pubblicizzate

Cristina Latessa

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