Lampedusa: altri sbarchi, 1500 migranti sull’isola. Malmstrom, decreto Italia non apre Schengen

Sono appena arrivati a Lampedusa con a bordo 366 migranti i due barconi avvistati nel pomeriggio. A bordo del primo barcone, proveniente dalla Libia, c’erano 229 persone tra cui 23 donne e quattro neonati. Sul secondo, proveniente invece dalla Tunisia, i migranti erano 147, di cui quattro donne. Con gli ultimi arrivi, i migranti presenti […]

Sono appena arrivati a Lampedusa con a bordo 366 migranti i due barconi avvistati nel pomeriggio. A bordo del primo barcone, proveniente dalla Libia, c’erano 229 persone tra cui 23 donne e quattro neonati. Sul secondo, proveniente invece dalla Tunisia, i migranti erano 147, di cui quattro donne. Con gli ultimi arrivi, i migranti presenti a Lampedusa sono circa 1.300.
Il ministro Frattini torna sulla questione immigrazione e dice: serve un’azione politica dell’Ue, rispetti le nostre leggi ,abbiamo stabilito dei requisiti per i permessi temporanei e aquelli ci atteniamo. Fini: basta con le improvvisazioni, avevo detto che i permessi di soggiorno temporaneo non sarebbero stati validi in Europa, c’é una ragione se presso gli altri paesi europei siamo poco credibili. Intanto a Lampedusa proseguono gli sbarchi, sull’isola ci sono ancora 750 migranti. Da domani al via i rimpatri.

Il decreto firmato giovedì da Berlusconi non fa scattare “automaticamente” la libera circolazione nell’area Schengen. Lo ha scritto la Commissaria europea Cecilia Malmstrom, in una lettera preparata venerdì scorso ed inviata al Ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Nella lettera, di cui l’ANSA è venuta in possesso, si sottolinea anche che, “al momento”, “non sussistono le condizioni” per attivare la direttiva 55 del 2001 sulla ‘protezione temporanea’. La lettera è stata scritta dalla Malmstrom, titolare del portafoglio interni della Commissione europea, in risposta ad una richiesta di chiarimenti da parte del Ministro dell’Interno italiano. La Commissaria svedese afferma che Bruxelles “ha già attivato meccanismi per contribuire ad affrontare” quella che definisce una situazione “effettivamente molto difficile sul piano umano, sul piano economico e su quello del sistema di controllo alle frontiere dell’unione”. Afferma che la Commissione “resta disponibile a fare anche di più, nei limiti dei mezzi e delle competenze di cui dispone” e ricorda di aver inviato giovedì scorso ai ministri degli interni dei 27, in vista del Consiglio Ue in programma domani in Lussemburgo, una “lista di iniziative possibili”. Entrando nel merito degli argomenti sollevati da Maroni, la Commissaria sostiene che “il rilascio dei permessi di soggiorno temporaneo a fini umanitari non appare sollevare problemi di compatibilità con la normativa comunitaria”. Ma subito dopo aggiunge: “Per quanto riguarda il possibile utilizzo a fini di circolazione nell’area Schengen, noto che il testo dell’art.2 par. 3 del decreto del presidente del consiglio dei ministri che subordina tale libera circolazione al rispetto delle norme e condizioni in vigore, escludendo quindi già di per sé ogni automaticità legata al permesso di soggiorno in questione”. Per quanto riguarda “la tua richiesta di valutare la possibilità di attivare la direttiva 55 sulla protezione temporanea”, la Commissaria – che lunedì scorso davanti al Parlamento europeo si era mostrata possibilista pur sottolineando che “non c’era una maggioranza qualificata” disposta ad approvarla in Consiglio – afferma che “al momento non ritengo che esistano le condizioni”. “La mia prima valutazione – scrive la Malmstrom – mi porta infatti a nutrire dubbi sulla sussistenza delle condizioni di applicazione di tale direttiva nel caso di specie. In effetti, come spesso è stato indicato da parte italiana, i migranti irregolarmente entrati sul territorio italiano sono nella stragrande maggioranza migranti economici, non richiedenti asilo, quindi suscettibili in tempi brevi di essere rinviati in Tunisia. La direttiva sulla protezione temporanea intende invece tutelare gli sfollati provenienti da paesi terzi che non possono ritornare nel paese d’origine”.

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