Referendum nucleare: stop del Governo entro 12 mesi la scelta

Un emendamento presentato ieri dal Governo nel decreto omnibus all’esame dell’aula del Senato comporta l’abrograziomne di tutte le norme per la realizzazione delle centrali nucleari, in termini che superano la moratoria già prevista dall’esecutivo. Tra gli effetti dell’emendamento vi sarebbe quello di rendere superato il referendum previsto per il mese di giugno. Il testo dell’emendamento […]

Un emendamento presentato ieri dal Governo nel decreto omnibus all’esame dell’aula del Senato comporta l’abrograziomne di tutte le norme per la realizzazione delle centrali nucleari, in termini che superano la moratoria già prevista dall’esecutivo. Tra gli effetti dell’emendamento vi sarebbe quello di rendere superato il referendum previsto per il mese di giugno.

Il testo dell’emendamento recita: «Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare». «Con l’emendamento – ha precisato successivamente una nota di Palazzo Chigi – viene affidato al Consiglio dei Ministri la definizione di una nuova Strategia energetica nazionale. La Strategia terrà conto delle indicazioni stabilite dall’Ue e dai competenti organismi internazionali; e, prima di essere approvata definitivamente dal Consiglio dei Ministri, sarà sottoposta all’esame della conferenza Stato-Regioni e delle competenti Commissioni parlamentari».

Soddisfatte ma caute le reazioni delle associazioni anti-nucleari. “Consapevoli che il quorum nel referendum di giugno sarebbe stato raggiunto e che la stragrande maggioranza degli italiani, di tutti gli schieramenti politici, sono contrari al nucleare, il Governo ha deciso di abrogare le norme per la realizzazione di nuove centrali atomiche. Salta quindi anche il referendum ma non cala l’attenzione da parte delle associazioni che continueranno invece a vigilare affinché il nucleare cacciato ora dalla porta non si riaffacci dalla finestra, magari tra un anno, quando le acque si saranno calmate e l’incubo di Fukushima sarà meno opprimente” – ha commentato il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. “Questa grande vittoria del movimento antinucleare – ha continuato Cogliati Dezza – sia la spinta decisiva per avviare un nuovo piano energetico nazionale basato sulle fonti rinnovabili, che escluda definitivamente il ritorno all’atomo, rispondendo positivamente agli obiettivi internazionali e garantendo al Paese occupazione e sviluppo di qualità”.

“Il Governo ha paura dell’opinione degli elettori. È un caso di “furbizia preventiva” che coglie un dato reale: la forte opposizione degli italiani al nucleare” – ha sottolineato il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio. Secondo l’esponente ambientalista “molti dei commenti di ministri ed esponenti della maggioranza svelano il “trucco”: cercare di prendere tempo, abrogando solo alcuni punti della legge, per evitare che gli italiani si esprimano attraverso il referendum e poi tornare a riproporre il nucleare tra un anno. Questa truffa non è accettabile – commenta Onufrio. Piuttosto che continuare con queste manovre dilatorie, il Governo dovrebbe abrogare una volta e per sempre tutta la legge sul nucleare, prendendo impegni solenni per promuovere le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Se il Governo italiano volesse fare seriamente dovrebbe reintrodurre gli incentivi sulle fonti energetiche rinnovabili, al momento completamente paralizzate dallo scellerato decreto Romani. Greenpeace chiede di adottare il sistema tedesco, alzando gli obiettivi per l’eolico e il fotovoltaico”.

“La decisione del Governo di abrogare le norme per la riapertura del nucleare in Italia è comunque una buona notizia” – evidenzia una nota del Wwf. “Fin troppo evidenti i motivi di questa scelta, ma nel merito è comunque una straordinaria vittoria del Paese che ha dato un segnale inequivocabile con la mobilitazione referendaria – prosegue la nota. Occorre ora vedere in quali tempi e su quali contenuti si svilupperà il dibattito parlamentare, per evitare che si celino trappole che possano tra qualche mese o anno far riaffacciare l’ipotesi nucleare sulla quale certamente il referendum avrebbe messo una pietra tombale. Il tempo trascorse invano ha inciso sicuramente sullo sviluppo del Paese”.

“Ora – continua il Wwf – occorre assolutamente dettare tempi certi e condivisi per la definizione di una strategia energetico-ambientale che vada ben oltre la formulazione di un mix energetico. Occorre evitare che si concretizzi l’ipotizzato taglio degli incentivi per le fonti rinnovabili dando certezza alle imprese che operano in questo settore e scegliendo con determinazione la prospettiva delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica come asse strategico del nostro futuro”. Per quanto riguarda i referendum, il Wwf rilancia la sfida sull’acqua e ricorda a tutti che il movimento che ha portato ai referendum è radicato, trasversale, motivato. “E’ anche questo è un tema di assoluta importanza, simbolo anche di una tendenza alla privatizzazione spinta che mette in gioco anche beni comuni essenziali da cui dipende la qualità della vita di tutti”.

Anche per le Acli “la decisione del governo di fermare il programma di realizzazione delle centrali nucleari è una sicuramente una buona notizia, con la quale si dà ragione della mobilitazione di milioni di cittadini in questi mesi”. Per Alfredo Cucciniello, responsabile del dipartimento Pace e stili di vita delle Acli, “il Governo pone così rimedio, almeno parzialmente, alla forzatura introdotta con l’approvazione della legge 99 del 2009. Per dimostrare che non si tratta di una decisione dettata da tatticismi elettorali, ci aspettiamo che la scelta sia immediatamente accompagnata da azioni concrete ed strategiche in favore delle energie rinnovabili, come indicato del resto dallo stesso ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. E se la decisione del Governo porterà, come sembra, al superamento del referendum sul nucleare previsto per giugno, invitiamo l’Esecutivo – conclude Cucciniello – a prendere atto fino in fondo delle regioni dei cittadini e a fare marcia indietro anche sulla privatizzazione dell’acqua”. [GB-Unimondo]

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