Sanita’: in Dea Abruzzo 451 minuti d’attesa

 In Abruzzo il tempo di attesa media presso il Dipartimento emergenza sanitaria (Dea) è di 451 minuti, quasi il doppio di quello medio nazionale, che è di 241 minuti. E’ quanto emerge dall’indagine conoscitiva sul “Trasporto degli infermi e sulle reti di emergenza-urgenza” realizzata dalla commissione Sanità del Senato e presentata questo pomeriggio a palazzo […]

 In Abruzzo il tempo di attesa media presso il Dipartimento emergenza sanitaria (Dea) è di 451 minuti, quasi il doppio di quello medio nazionale, che è di 241 minuti. E’ quanto emerge dall’indagine conoscitiva sul “Trasporto degli infermi e sulle reti di emergenza-urgenza” realizzata dalla commissione Sanità del Senato e presentata questo pomeriggio a palazzo Madama. Il monito che emerge dall’indagine è che, nonostante l’elaborazione di apposite linee guida da parte della Conferenza Stato-Regioni, appaiono ancora “profondamente diversificati i modelli gestionali della rete di emergenza-urgenza, a partire dal trasporto primario fino ad arrivare all’accettazione e al trattamento presso i Dea”. L’indagine sottolinea i molti punti deboli del sistema, dall’assenza dei sistemi informativi e di sofware gestionali alla mancanza di programmi per la verifica e la promozione della qualità prestata, ma che individua “l’anello debole della catena dei soccorsi” in particolar modo nel livello intraospedaliero. E’ qui, infatti, che ci sono i 2 dati più “scolvongenti”, come sottolinea la stessa relazione della commissione: i 241 minuti d’attesa media dei Dea (dipartimento emergenza sanitaria), con la punta di 451 minuti in Abruzzo, ed i percorsi privilegiati per gli accertamenti diagnostici per i pazienti di Pronto Soccorso, “pressoché inesistenti”. Ma a prescindere dai tempi di attesa, è l’intero sistema della rete di emergenza a essere messo in discussione. Secondo l’indagine, infatti, “drammatici” sono i dati che mostrano come solo il 47,4% dei Dea e il 25,3% degli Eas sono stati identificati non in base a criteri demografici o epidemiologici ma in base ad altre scelte che poco hanno a che vedere con una corretta programmazione sanitaria.

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