Bacchettate, sconfessioni, divisioni

L’umor nero di Bossi è affidato ad un editoriale di oggi de La Padania, intitolato: “Berlusconi si inginocchia a Parigi”,  in cui si parla anche di una telefonata intercorsa ieri sera tra il leader del Carroccio e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in merito alla decisione dell’Italia di bombardare la Libia e si precisa […]

L’umor nero di Bossi è affidato ad un editoriale di oggi de La Padania, intitolato: “Berlusconi si inginocchia a Parigi”,  in cui si parla anche di una telefonata intercorsa ieri sera tra il leader del Carroccio e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in merito alla decisione dell’Italia di bombardare la Libia e si precisa che la Lega di questa decisione non sapeva nulla, che non se ne è discusso al Consiglio dei ministri e che non è ritenuta sostenibile dal più fedele alleato del Cavaliere.  E vi si aggiunge: “Berlusconi pensava che dicendo sì a tutto potesse acquisire nuovo peso internazionale, ma è il contrario. Non è bombardando poveracci in Libia che si conta di più. Sei forte solo quando sai dire anche dei no”. A questo punto, continua  l’Umberto,  “dopo le dichiarazioni di Berlusconi, Gheddafi ci riempirà di clandestini” e, a suo dire, inoltre, la azione del premier ha anche “travolto l’ottimo lavoro in senso contrario”, fatto da “Roberto Maroni e Giulio Tremonti”, facendo far loro “la figura dei cioccolatai”. Infine, la Lega quantifica in 700 milioni di euro il costo dei primi tre mesi della missione militare in Libia e dei rimpatri di tunisini: un onere, a parere del Carroccio, non sopportabile dalle casse dello stato. Ma bacchettare Berlusconi è anche parte del popolo militante che frequenta “Spazio Azzurro”, la bacheca on-line sul sito del Pdl, con  maggioranza che boccia su tutta la linea le decisioni prese ieri dal premier nel bilaterale italo-francese. Un post intitolato ‘Berlusconi pasticci’ recita: “Il risultato del vertice sarà che i pazzi di Bruxelles avranno più potere sull’immigrazione. Pdl fuori di testa in politica estera ed immigrazione”. Ed un altro è ancora più diretto: “Baci,abbracci, amicizia, ma la Francia la fa da padrone e noi la prendiamo in quel posto. Come (quasi) sempre ha ragione Bossi”. Ad essere prese di mira sono poi le parole del Cavaliere sulla possibilità che Parmalat diventi francese: “Sarkozy ha vinto su tutta la linea: Libia, immigrati, Lactalys – scrive cesen42 – Silvio perché hai abdicato? Per favorire Draghi e l’Enel che oltretutto non sono tuoi amici? Sono deluso”. Quanto a Bossi, ha definito “un contentino inaccettabile” l’ok arrivato da Parigi a Mario Draghi, possibile (e già probabile) futuro governatore della Bce. “L’accusa – circostanziata, netta – nei confronti del Cavaliere è quella di non aver difeso minimamente le nostre posizioni. Di essersi insomma fatto travolgere dalla prepotenza d’oltralpe”, perché i francesi “erano arroganti, Nicolas Sarkozy uralava: Io voglio questo, io voglio quello” e Berlusconi, questa la conclusione, ha ceduto su tutta la linea, strappando solo lo scontato consenso alla nomina di Draghi per il vertice dell’Eurotower. E poiché, di solito, i problemi si moltiplicano, il Cavaliere è ora alle prese anche con il biotestamento, altro possibile terreno di scontri e divisioni all’interno. Sicchè nel giorno in cui il disegno di legge dovrebbe riprendere il suo iter alla Camera, il premier ha inviato ai deputati del Pdl una lettera nella quale chiede “lealtà” nel voto e di “conciliare l’etica della convinzione con quella della responsabilità”: “Scrivo questa lettera prima di tutto per ringraziarti dell’impegno speso nelle ultime settimane per far passare provvedimenti importanti in un contesto difficile e in un momento delicato per il nostro paese”, ribadisce Berlusconi, convinto che il voto potrebbe essere una imprevista minaccia per la tenuta di un governo ormai da tempo traballante. Già a marzo e prima dei recenti attriti si immigranti e Libia, Ignazio Marino aveva dichiarato che questo ddl serve “per rinsaldare una maggioranza traballante e si tira fuori dal cassetto ora perché serve al presidente del Consiglio che vede la sua maggioranza a rischio, investito dagli scandali, e utilizza uno strumento così importante che riguarda la dignità della vita, strumentalmente”. Dopo aver compreso il doppio autogol della sua scesa in campo a Milano e del sostegno a Lassini ha capito che ora è il caso di chiudere la vicenda, anche perché la Lega, oltre a Letizia Moratti,  ha fatto sapere chiaro e tondo di non volerlo seguire in questa guerra contro i giudici. Ma il ripudio di Lassini, però,  non significa che il Cavaliere sia intenzionato a siglare una tregua nella guerra con i giudici. Anzi, Angelino Alfano ieri in un vertice con alcuni esponenti del Pdl ha dato mandato di “accelerare” tanto sulla riforma della giustizia (“il voto della Camera deve arrivare prima della pausa estiva”) che sulle intercettazioni. Ma la legge sugli ascolti non è la sola ad essere tolta dai cassetti dove per molti mesi è stata depositata. Le dure parole pronunciate nella sua omelia di domenica dall’Arcivescono di Milano Dionigi Tettamanzi, sugli “ingiusti che non vogliono essere giudicati”, hanno fatto tremare i polsi a più di qualcuno. Serviva immediatamente una contromossa per riequilibrare la partita e la legge sul fine vita è apparsa evidentemente quella giusta. Anche perché punta contemporaneamente a due obiettivi: riavvicinare quel mondo cattolico che si è allontanato dal centro-destra e dividere il terzo polo, ovvero Fli e Udc, che a Milano rischia di pregiudicare la riconferma della Moratti al primo turno. Ma, anche in questo caso, la maggioranza potrebbe non essere troppo coesa. L’ultima spudorata retromarcia di Berlusconi riguarda il nucleare. “Siamo assolutamente convinti che l’energia nucleare sia la sfida al futuro per tutto il mondo”, ma il recente incidente accaduto in Giappone “ha spaventato i nostri cittadini” come dimostrano “i sondaggi che abitualmente facciamo sull’opinione pubblica”. Perciò “se fossimo andati oggi al referendum il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni, quindi il governo responsabilmente ha ritenuto di proporre questa moratoria, per far sì che si chiarisca la situazione in Giappone e per far sì che magari dopo un anno, dopo due anni, si possa ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessità di ritornare al nucleare”. Questo ha dichiarato il premier nella conferenza stampa con il presidente francese Nicolas Sarkozy al termine del vertice a Villa Madama, forse sottovalutando l’effetto che produrrà su parte delle lettorato anche di destra. Secondo il leader di Api, Francesco Rutelli, dopo le “odierne dichiarazioni del premier Berlusconi, il referendum sul nucleare diventa inevitabile. Avendo sconfessato in modo chiaro ed esplicito le dichiarazioni del governo in Parlamento, il presidente del Consiglio ha reso evidente che le norme approvate dalle Camere sono in realtà una moratoria, e non l’abrogazione del programma nucleare italiano”. Certamente Berlusconi è in ambascia, perché, se è vero che nella tattica e nei toni leghisti molto pesa la propaganda elettorale calibrata sulle amministrative (al Nord i sondaggi preoccupano le camicie verdi) e la reprimenda sul giornale di partito serve a parlare alla pancia del popolo padano; è altrettanto vero che l’impuntatura della Lega è una nuova matassa da sciogliere per il Cav. che poche ore prima delle esternazioni di Bossi aveva detto che con lui “è tutto a posto”. La quadra la dovrà trovare oggi nel vertice fissato apposta con lo stato maggiore del Carroccio. Tuttavia qualche perplessità c’è pure nel Pdl come hanno fatto intendere Giovanardi e Mantovano e non solo sul tema Libia. Ma, al solito, è l’opposizione a dare assist infiniti a Berlusconi, con continui distingue e frammentazioni, con Di Pietro di Pietro che annuncia una mozione contro l’intervento in Libia,  contestando perfino le parole di Napolitano e la Finocchiaro che considera ‘inaccettabile’ la posizione dell’Idv, confermando che il Pd è favorevole all’intervento e calibrando l’ipotesi di una mozione sulla verifica di una maggioranza parlamentare dopo le esternazioni di Bossi. E ancora con Casini che, nel biotestamento, è molto prossimo alle posizioni del Pdl e senza possibili concessioni ai partiti di sinistra. Insomma, in ogni caso e su ogni tema, la maggioranza ha i suoi problemi, ma non minori ne ha l’opposizione. Come il sempre acuto Stefano Folli ha scritto su Il Sole 24 Ore, in Italia si ormai nel pieno paradosso di una maggioranza con i due poli equamente spaccati e con una opposizione che resta, su ogni tema,  divisa e impacciata.

Carlo Di Stanislao

 

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