Wojtyla: orologi indietro per farlo riposare

“La mattina si alzava molto presto, alle 5.30, e andava a dormire a mezzanotte. Quando le sue condizioni di salute si aggravarono adottammo allora in atto uno stratagemma: per farlo riposare un po’ di più mettevamo tutti gli orologi indietro di mezzora. Era il solo modo per tenerlo a riposo qualche minuto in più. Quando […]

“La mattina si alzava molto presto, alle 5.30, e andava a dormire a mezzanotte. Quando le sue condizioni di salute si aggravarono adottammo allora in atto uno stratagemma: per farlo riposare un po’ di più mettevamo tutti gli orologi indietro di mezzora. Era il solo modo per tenerlo a riposo qualche minuto in più. Quando mi scoprì disse che ero un birbantello”. E’ questo uno dei tanti episodi privati di Giovanni Paolo II custoditi dall’ex prefetto Enrico Marinelli. Molisano di Agnone (Isernia), Marinelli, che oggi ha 79 anni, é stato per 14 anni responsabile della sicurezza italiana per quanto riguarda il Vaticano e il Papa. “La nostra in pochi mesi divenne una vera e propria amicizia – ricorda – entrai in stretta confidenza con lui e da allora mi chiamò suo ‘generale'”. Marinelli accompagnava Wojtyla anche nelle sue uscite segrete in montagna. “L’ho accompagnato tante volte – racconta – sia al Terminillo che in Abruzzo. Se quelle montagne avessero potuto parlare, quante ne avrebbero raccontate. Il Santo Padre era uno sciatore provetto e anche un arrampicatore. Spesso non ce la facevamo nemmeno a seguirlo per come procedeva spedito. Si immergeva nella natura e si fermava a parlare con pastori e contadini che incontrava casualmente”. L’ex prefetto è particolarmente legato ad un episodio accaduto nel 1997 a Reggio Emilia. “Stavamo preparando l’arrivo del Santo Padre che era in visita alla città e mi resi conto che gli ammalati e gli infermi – racconta – sarebbero stati collocati alle spalle di persone illustri e importanti. Conoscendo il Papa feci presente agli organizzatori locali che con ogni probabilità il Pontefice non avrebbe gradito la scelta, e mi impuntai usando anche un’espressione forte. Quando iniziò la visita invece mi accorsi che nelle prime fila erano stati sistemati due o trecento ammalati. Il Papa parlò subito agli infermi e, appena terminò la celebrazione della messa, mi avvicinò, poggiò la mano sulla mia spalla, e disse testualmente: bravo generale, faccia sempre così, perché a differenza di altri personaggi ha compreso i sentimenti interiori del Papa”. Marinelli ha infine un toccante ricordo legato alle ultime ore di vita del Papa. “Era la sera del primo aprile 2005, appena appresi che le condizioni di salute del Santo Padre si erano ulteriormente aggravate mi recai subito in Vaticano. Davanti alla stanza dove era ricoverato, il suo segretario mi disse che poco prima di perdere conoscenza il Papa aveva ricordato pochissimi amici e tra questi anche il suo ‘generale’ Marinelli. Questa è la gioia e la ricchezza più grande che ho avuto dalla vita”.

Enzo Luongo

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