Scarponi erede di Di Luca, ‘questa e’ la mia corsa’

Michele Scarponi e Danilo Di Luca, due vite allo specchio. Un campione in rampa di lancio il primo, al tramonto l’altro. Ma anche uno che non molla mai e guai a darlo per finito. Anche perché non è facile per nessuno ritornare con le gambe arrugginite da una lunga e pesante squalifica. Non è semplice […]

Michele Scarponi e Danilo Di Luca, due vite allo specchio. Un campione in rampa di lancio il primo, al tramonto l’altro. Ma anche uno che non molla mai e guai a darlo per finito. Anche perché non è facile per nessuno ritornare con le gambe arrugginite da una lunga e pesante squalifica. Non è semplice ripresentarsi non più come un leader, bensì nelle insolite vesti di gregario. Tra Scarponi e Di Luca non è tanto questione di anagrafe (tra i due ci sono appena quattro anni di differenza), ma di ‘fame’ di vittorie. Comunque due combattenti. Il marchigiano, soprannominato “l’Aquila di Filottranò, viene dalla vittoria al Giro del Trentino. “Non pensavo di vincerlo – dice – ma anche se non vincevo non cambiava niente”. Lui cercava la condizione e la convinzione giuste per il Giro, il suo grande obiettivo. “E’ la mia corsa” spiega. Quest’anno sembra un tracciato su misura per lui. Le salite sono il suo pane quotidiano e più sono dure e più si esalta. Ma quest’anno c’é Contador e non sarà facile staccarlo. “Ci siamo affrontati quest’anno al Catalogna – dice – Era la prima volta dai tempi che eravamo compagni. Mi ha dato una bella lezione ad Andorra staccandomi. Io comunque sono finito secondo”. Comunque questa volta sa di potersi prendere la rivincita. “E’ il più forte ma io e lui partiamo alla pari. Questo Giro me lo voglio giocare fino all’ultimo” afferma Scarponi che quest’anno si è preparato meglio dell’anno scorso. “Quest’anno mi sento maturato e mi conosco meglio. In più mi trovo in una squadra più attrezzata e importante. Siamo pronti”, dice. Importante sarà, come sempre l’ultima settimana. “Ma anche la prima parte del Giro non va sottovalutata. L’esperienza dell’Aquila dell’anno scorso ancora ce l’ho in mente. Per una disattenzione persi 14 minuti, sarei stato secondo. La cronoscalata? Sarà un’incognita, ci vuole attitudine per queste corse e io ce l’ho”. Scarponi è sicuro di sé, quasi spavaldo. Non lo scalfisce nemmeno l’inchiesta doping in cui è finita la Lampre, la sua attuale squadra, per una vicenda che risale al 2009 e che comunque non lo riguarda. “Ci siamo compattati e abbiamo fatto gruppo – continua -. Abbiamo preso la strada giusta, e questo ci rafforza”. In tono quasi dimesso, irriconoscibile per chi lo conosce bene, è invece Di Luca. “Non sono qui per vincere, il Giro mi serve per ritrovare la mia competitività e per tornare quello che ero due anni fa”. L’abruzzese, vincitore nel 2007, torna al Giro d’Italia dopo la squalifica per doping con la maglia della Katusha, che ha lasciato a casa uno come Pozzato (“a Rodriguez non serviva un passista” spiega il ds Serge Parsani). E promette che farà il gregario dello spagnolo. “Non ho le tre settimane nelle gambe – ammette – sono all’80 per cento della condizione. E questo non perché non mi sia allenato, ma perché un conto è allenarsi e un conto è gareggiare. Se Joaquim me lo permetterà spero di vivere una giornata di gloria”. Ma Di Luca essendo uno che non molla mai, sicuramente ci proverà, per rivivere un’altra “giornata di gloria”. Per un ‘killer’ come lui non è facile fare il gregario.

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