Renzo Guolo e Fuad Allam: La doppia sconfitta di al Qaeda

Prima di venire militarmente colpita con l’eliminazione del suo leader storico, al Qaeda è stata politicamente messa fuori gioco dalle rivoluzioni democratiche del mondo arabo. Per il presidente Obama, che dopo l’uccisione di bin Laden ha parlato di “un mondo più sicuro”, si apre ora la possibilità di uscire dall’Afghanistan come vincitore e più in […]

Prima di venire militarmente colpita con l’eliminazione del suo leader storico, al Qaeda è stata politicamente messa fuori gioco dalle rivoluzioni democratiche del mondo arabo.
Per il presidente Obama, che dopo l’uccisione di bin Laden ha parlato di “un mondo più sicuro”, si apre ora la possibilità di uscire dall’Afghanistan come vincitore e più in generale di chiudere la decennale fase storica di una politica estera americana basata sulla guerra globale al terrorismo, per aprirne una nuova incentrata sui processi rivoluzionari dei paesi arabi del Nord Africa e del Medio Oriente. Abbiamo chiesto un’opinione al professor Renzo Guolo e al professor Fuad Allam.

Il professor Renzo Guolo è docente di Sociologia dell’Islam all’Università di Torino. Si occupa in particolare di movimenti fondamentalisti islamici e geopolitica del mondo musulmano. Su questi temi ha scritto numerosi saggi e innumerevoli articoli per giornali e riviste.

Certamente il quadro regionale è in movimento. Il fatto che Al Qaeda abbia subito questa duplice sconfitta, con le rivolte arabe e l’eliminazione della sua leadership storica, può dare all’amministrazione Obama una libertà di movimento che solo fino a qualche mese fa era impensabile.
L’equazione ‘islam-terrorismo’ promossa dai teorici dello scontro di civiltà durante l’era Bush, già confutata dal fatto che i nuovi movimenti arabi chiedono libertà e democrazia e non la creazione di uno Stato islamico, oggi viene definitivamente liberata da un’ipoteca.
Per l’amministrazione Obama sarà ora più facile sostenere questi movimenti, che del resto hanno preso le mosse dal suo storico discorso del Cairo e dalla chiara scelta di non puntellare più gli autocrati arabi come aveva fatto invece Bush.
Anche se non bisogna sottovalutare la difficoltà degli Usa di mantenere un atteggiamento univoco rispetto a questi movimenti quando entrano in ballo i loro interessi geostrategici: faccio il caso della Siria, che preoccupa molto sia Israele che Washington per il rischio di una reazione iraniana in virtù del patto di assistenza militare tra Damasco e Teheran.
Per quanto riguarda la guerra al terrorismo, la morte di bin Laden facilita per gli Stati Uniti il disimpegno dall’Afghanistan. Ma penso che la decapitazione della leadership formale di al Qaeda, già da tempo struttura a rete decentrata, più che sminuire la giustificazione della lotta al terrorismo internazionale, in qualche modo la delocalizzi e la globalizzi ulteriormente.

Fuad Allam è docente di Scienze Politiche (Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali) dell’Università di Trieste, dal 1994 insegna nel medesimo Ateneo Sociologia del mondo musulmano e Storia e istituzioni dei paesi islamici, nonché Islamistica all’Università di Urbino.PeaceReporter

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