Gli adolescenti e la famiglia: l’indagine di Unicef Abruzzo

Oggi, 11 maggio, si è tenuto presso l’auditorium della Regione Abruzzo la presentazione del volume “Gli adolescenti e la famiglia ieri e oggi. Indagine sociologica sugli adolescenti abruzzesi”. Il lavoro è il risultato di un’osservazione che vanta le competenze di un’equipe specializzata di sociologi, psicologi e statistici coordinati dal comitato regionale dell’Unicef Abruzzo; la tematica […]

Oggi, 11 maggio, si è tenuto presso l’auditorium della Regione Abruzzo la presentazione del volume “Gli adolescenti e la famiglia ieri e oggi. Indagine sociologica sugli adolescenti abruzzesi”.
Il lavoro è il risultato di un’osservazione che vanta le competenze di un’equipe specializzata di sociologi, psicologi e statistici coordinati dal comitato regionale dell’Unicef Abruzzo; la tematica è volutamente molto simile ad un’indagine effettuata dallo stesso ente nel 1994, il quale si proponeva di “gettare un’occhiata” sull’immagine e le valutazioni che gli adolescenti abruzzesi facevano circa la loro famiglia.
L’attenzione è ancora rivolta all’età adolescenziale sia perché la fragilità emotiva di quel particolare momento di crescita richiede un attento monitoraggio delle situazioni di disagio e la disponibilità all’ascolto da parte degli adulti, sia perché in tale età vengono a maturare e a consolidarsi quegli ideali, quelle inclinazioni e quei valori che connoteranno i soggetti politici (inteso nell’accezione etimologica del termine) dell’imminente futuro. Il confronto con la precedente indagine fornisce inoltre una chiave d’interpretazione di come si vanno modificando le certezze e le priorità dei giovanissimi.

Il volume, a cura di Giulia Paola Di Nicola e Eide Spedicato Iengo, si propone di far luce su dinamiche complesse: la scoperta di quali siano i valori delle nuove generazioni, se la famiglia costituisce ancora una risorsa di forza per la realizzazione dell’individuo, se vi sia nei giovanissimi una facoltà  di mediazione tra ideali e presa di contatto con la complessità del reale. L’analisi si impegna inoltre a rintracciare e valutare come l’odierno contesto socio-economico e la complessità degli  stimoli culturali presenti nella società influenzino il modo di pensare il ruolo nella società e nella famiglia degli adolescenti e le loro prospettiva di crescita e di futuro.
Le riflessioni partono da dati empirici ricavati da un’analisi campionaria eseguita a mezzo di questionari studiati sottoposti a 452 ragazzi nella fascia d’età comprese tra gli 11 e i 14 anni, frequentanti 32 scuole medie in 28 comuni abruzzesi; gli item sono stati raggruppati in quattro aree tematiche: ambiente e tempo libero, relazioni intrafamiliari, la famiglia che vorresti da grande, informazioni finali riguardanti dati anagrafici e situazione socioeconomica degli intervistati. Dalla risposte emerge un profilo di adolescenti di nuova generazione disincantati, dotati delle abilità necessarie a districarsi nella complessità delle frontiere delle nuove tecnologie come mezzo privilegiato di comunicazione, ma paradossalmente anche più disorientati quanto ai valori e agli obiettivi da perseguire. Sollecitati da mass media pervasivi a modelli riferibili a semplici immagini prive di peso, gli adolescenti si sentono abbandonati, sempre di più privi di valori che ritengono stabili e imprescindibili. Un’esigenza però rimane salda e sembra essere fonte di forza per il loro presente e speranza di serenità per il futuro: di contro al moltiplicarsi di separazioni e divorzi, all’incremento di nuclei familiari in cui si moltiplicano e confondono i ruoli tradizionali, la famiglia “tiene”, come mondo caldo e sicuro della loro stabilità affettiva.

Una specifica sezione di domande ha riguardato i soli adolescenti aquilani: doveroso affrontare la situazione traumatica post sisma per cercare di capire come sono cambiate le relazioni familiari, come stanno reagendo i giovani ad una situazione di frantumazione del tessuto sociale e di frattura identificativa con un territorio amputato dei suoi luoghi simbolo. Le risposte a questi ultimi quesiti hanno fornito una forte spinta a fare di tale indagine una base di lavoro per una politica che, a partire dalle caratteristiche del territorio, imposti un piano sociale di intervento a favore delle esigenze giovanili: l’inaspettata forza di reazione dopo un evento altamente traumatico e l’attaccamento al territorio che scaturiscono dalle risposte dei ragazzi dovrebbero incitare le istituzioni all’impegno per un avvio al processo di ri-territorializzazione delle realtà geografiche interne al cratere che tenga conto anche di spazi di aggregazione che rispondano alla libera espressione delle esigenze dei ragazzi e forniscano luoghi educativi che prescindano dall’istituzione scolastica. E’ proprio a questo proposito il comitato Unicef, a nome della Presidente Regionale dell’associazione Anna Maria Cappa Monti vuole un impegno concreto: sono stati coinvolti nel progetto, con la speranza di tradurlo in interventi di pianificazione urbanistica e scelte di finanziamento ad interventi di politica sociale, il Governatore della Regione Abruzzo Giovanni Chiodi, il Presidente della Provincia Antonio Del Corvo e il Prefetto dell’Aquila Giovanna Iurato. 
Altri provvedimenti necessari riguardano l’impegno alla “interistituzionalità”, come afferma il dottor Carlo Petracca riferendosi alla imprescindibile collaborazione tra scuola e famiglie che devono fornire chiavi di interpretazione del reale e modelli di riferimento sociale, e il sostegno della famiglia affinché possa rimanere struttura coesa fonte di benessere e buon-essere per ogni cittadino. L’intervento del professor Attilio Danese, in chiusura al volume, partendo dal’importanza che i giovani attribuiscono alla famiglia,  propone strategie da pianificare in vista di interventi pragmatici delle istituzioni. “Le politiche sociali devono occuparsi delle famiglie normali e non solo agire con interventi tampone delle patologie. La famiglia è una risorsa, non può entrare nella cittadinanza in modo residuale e secondario , perché in essa si costituisce e grazie ad essa si apprende il legame di socialità e di solidarietà su cui poggia la convivenza.”: a partire dalla considerazione che la famiglia è funzionale al sistema stesso perché riserva di risorse si deve investire in una politica di promozione, piuttosto che di assistenza guardando al benessere delle famiglie normali per evitare gravose politiche di welfare in futuro.

Elisa Giandomenico

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