Nuove proposte del Comune dell’Aquila per affrontare il disagio abitativo

Partendo dal presupposto che “il peccato originale del progetto C.A.S.E destinato a 14 mila persone ha alimentato false aspettative per la popolazione aquilana che è 4 volte superiore”, ha detto l’Assessore all’Assistenza alla Popolazione Fabio Pelini, è stata presentata questa mattina in conferenza stampa, una proposta di delibera sulle modifiche della normativa sull’assistenza alla popolazione […]

Partendo dal presupposto che “il peccato originale del progetto C.A.S.E destinato a 14 mila persone ha alimentato false aspettative per la popolazione aquilana che è 4 volte superiore”, ha detto l’Assessore all’Assistenza alla Popolazione Fabio Pelini, è stata presentata questa mattina in conferenza stampa, una proposta di delibera sulle modifiche della normativa sull’assistenza alla popolazione e delle graduatorie del Progetto C.A.S.E. La proposta è “una goccia nel mare, ma frutto di un lavoro incessante”, ha detto Pelini, che insieme a Stefania Pezzopane ne è l’ideatore.

Se entrasse in vigore la direttiva avverrebbe l’assegnazione di 70 alloggi, in un mese, che risultano liberi o disponibili, da 2, 3, 4 posti letto per persone single, che sono 658, soprattutto anziane, e che al censimento del 2009 hanno indicato la scelta del progetto C.A.S.E.

Sono stati esclusi dalla procedura gli alloggi con posti letto 5/6, che saranno destinati a nuclei numerosi che hanno chiesto alloggio più ampio. Per questi ultimi sarebbero attualmente disponibili 15 alloggi. Pelini, inoltre, menziona altri 8 alloggi che sono in riparazione, 5 dei quali disponibili a breve. L’assegnazione avverrà in base al criterio della consensualità, permettendo cioè al destinatario di scegliere la località e la metratura.

Di fronte ai numerosi problemi legati all’assegnazione delle abitazioni, la proposta prevede anche che coloro che necessitano di una badante, anche se assunta dopo il terremoto, abbiano diritto ad un alloggio per due persone.

Per quanto riguarda invece i soggetti che nel censimento dell’agosto 2009 abbiano scelto il CAS (Contributo di Autonoma Sistemazione), ma che oggi si volessero spostare in un progetto C.A.S.E, possono farlo. Chiaramente dando la precedenza a chi aveva scelto dall’inizio tale opzione.

All’Art. 4 è, inoltre, previsto che i nuclei familiari frazionistici, non censiti nell’agosto del 2009 e che fruiscono di assistenza, possono richiedere l’assegnazione di un M.A.P disponibile nella frazione di origine.

La proposta, inoltre, include anche i casi di separazione, in cui attualmente viene tutelato solo il coniuge che ha il diritto di proprietà. È previsto per il coniuge che ha dovuto lasciare l’alloggio del Progetto C.A.S.E o M.A.P o del Fondo Immobiliare la conservazione del diritto di un altro alloggio se proprietario o comproprietario dell’abitazione principale.

Si può essere assistiti anche nel caso in cui i nuclei anagrafici che si sono uniti per il censimento del 2009, si vogliano disgregare, ad esempio quando due componenti del nucleo originario si uniscono in matrimonio. In questo caso il nuovo nucleo percepirà il CAS fino al momento dell’assegnazione di un alloggio. La contingenza del matrimonio può riguardare, ma non solo, anche il caso in cui il nucleo familiare unitario alla data del 6 aprile si sia poi disgregato in più nuclei autonomi stabilendo la residenza in un immobile agibile. Coloro che sono entrati in un immobile agibile perdono il diritto all’assistenza, a differenza di coloro che continuano a far parte del nucleo originario.

Il diritto all’assistenza viene inoltre assicurato anche a coloro che stanno in una C.A.S.E e sono proprietari di alloggi agibili, nel caso questi ultimi già dal 6 aprile erano occupati da parenti o affini.

Un’altra soluzione, infine, interessa coloro che dopo il 6 aprile hanno cambiato residenza, “spinti dall’emergenza”, ha tenuto a precisare Pelini. La proposta prevede che questi conservino il diritto al CAS o ai contratti di affitto concordato. Ad eccezione dei casi di trasferimento di residenza per ingresso in una RSA (Residenza Sanitaria Assistita), si tratta di persone che lavorano all’Aquila e che quotidianamente devono affrontare lunghi viaggi per raggiungere il capoluogo o che pagano affitti in città. La proposta ha lo scopo di evitare che “queste persone fuori dall’Aquila non prendano il CAS, mentre altre che stanno qui con gli stessi requisiti lo prendano”, ha detto l’Assessore all’Assistenza.

La proposta, acquisito il parere favorevole del Coordinamento della SGE, deve essere ora recepita dal Vice Commissario Cicchetti attraverso un’Ordinanza, che permetta di applicarla e semplificare così, le procedure per l’assegnazione degli alloggi ai numerosi aquilani dal futuro abitativo ancora incerto.

Lisa D’Ignazio

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