Nucleare: catene umane circondano impianti, NO all’atomo

Tutte insieme hanno formato un serpentone ideale di 10 chilometri per dire No al ritorno al nucleare: si tratta delle catene umane organizzate dal Comitato ‘vota si’ per fermare il nuclearé. Migliaia di persone oggi hanno ‘cinto’ 9 tra siti nucleari e località candidate ad ospitare il nucleare per “dire a chi intende riportare l’atomo […]

Tutte insieme hanno formato un serpentone ideale di 10 chilometri per dire No al ritorno al nucleare: si tratta delle catene umane organizzate dal Comitato ‘vota si’ per fermare il nuclearé. Migliaia di persone oggi hanno ‘cinto’ 9 tra siti nucleari e località candidate ad ospitare il nucleare per “dire a chi intende riportare l’atomo in Italia – afferma il Comitato – che gli italiani non accetteranno trucchetti. Non accetteranno che, senza cancellare il nucleare, si cancelli il loro diritto ad esprimersi col referendum” di giugno. A dare il via alle catene umane (domani mattina si svolgerà l’ultima a Montalto di Castro) è stata questa mattina Palma di Montechiaro, una delle località papabili, dicono gli organizzatori, “per ospitare una delle nuove centrali del programma atomico del governo”. A seguirla, nel pomeriggio, è stata Caorso (Piacenza), dove sono scese in piazza 3.000 persone che dalla frazione di Zerbio hanno raggiunto la centrale nucleare dismessa dove è tuttora in corso lo smaltimento delle scorie radioattive. Secondo gli organizzatori, ne servivano 1.800 per coprire i circa due chilometri del tragitto e dunque è stato più che raggiunto l’obiettivo. La manifestazione è stata organizzata dal comitato antinucleare, di cui fanno parte Idv, Pd, Prc, Sel, Legambiente e varie realtà e associazioni ambientaliste. “Siamo in un luogo simbolo del fallimento del nucleare in Italia – ha detto Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente e del comitato – per ribadire l’importanza di questo referendum”. Cogliati Dezza ha ricordato che le alternative al nucleare “ci sono eccome, come dimostrano le cifre: l’energia elettrica prodotta negli ultimi anni in Italia con l’eolico e il fotovoltaico è l’equivalente di quella di due centrali nucleari”. I partecipanti hanno ‘decorato’ la catena umana con bandiere, striscioni, uomini e donne ‘sandwich’ a mò di pannelli fotovoltaici. A Caorso anche tre assessori della regione Emilia Romagna, per ribadire il No al nucleare della Regione. A Caorso è seguita Chioggia, uno dei siti giudicati idonei ad ospitare nuovi impianti atomici, dove la catena umana ha colorato con le bandiere gialle del comitato quasi 4 chilometri di spiaggia. E poi i cortei di Saluggia, nei pressi del deposito di combustibile irraggiato, di Scanzano, indicata nel 2003 come sede del deposito nazionale delle scorie, di Termoli dove 150 manifestanti hanno ‘abbracciato’ il Castello Svevo. E ancora, le manifestazioni a Nardò (Lecce) e alla foce del fiume Sele (Salerno), anch’essi candidati ad ospitare una centrale. “L’adesione alle catene umane è stata molto buona: un serpentone complessivo – sottolinea il Comitato – di 10 chilometri per chiudere il nucleare italiano. Segno che nonostante la disinformazione e la censura che si è abbattuta sui referendum, e il tentativo in corso alla Camera di farlo saltare senza dare l’addio al programma atomico, gli italiani non abboccano”. Domani mattina l’ultima catena umana, a Montalto di Castro (Viterbo).

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