Intervista al dott. Guerino Trivisonno della FIDAS Molise

Il dott. Guerino Trivisonno è uomo dedito ai grandi ideali di  bontà e solidarietà che hanno  fatto grande, nel tempo, il nostro Paese, essendo   responsabile del centro trasfusionale  Ospedale Vietri  LARINO ( CB ) cui  riserva  con passione ed intelligenza le sue migliori energie.  Egli, inoltre, si dedica alla fotografia e riesce a trasmettere nelle […]

Il dott. Guerino Trivisonno è uomo dedito ai grandi ideali di  bontà e solidarietà che hanno  fatto grande, nel tempo, il nostro Paese, essendo   responsabile del centro trasfusionale  Ospedale Vietri  LARINO ( CB ) cui  riserva  con passione ed intelligenza le sue migliori energie.  Egli, inoltre, si dedica alla fotografia e riesce a trasmettere nelle sue opere sorprendenti verità. Le sue immagini  sono ispirate  a  persone anziane, fiori, farfalle, nuvole che si rincorrono nel cielo inondate di luce o di pioggia e coccinelle come  portafortuna; e di un pizzico di fortuna tutti ne abbiamo, davvero, bisogno! Con i suoi milioni di scatti ha immortalato tante situazioni che onorano ed arrivano ad emozionare perseverando il ricordo della memoria.

1 – Dott. Trivisonno tutti  siamo  perfettamente convinti  del fatto che donare il sangue è un puro e  semplice gesto di altruismo e generosità oltre ad una questione di civiltà; il famoso slogan donare il sangue per salvare una vita, ridare il sorriso ad un bimbo o sostenere tanta gente alle prese con gravi patologie, è sempre attuale. Alla luce della carenza cronica di sangue  in tutte le strutture sanitarie del territorio nazionale, cosa sente di dirci in proposito?

Dico  che la mia esperienza di trasfusionista mi ha insegnato che  molti donatori facendo gli esami con la donazione sangue hanno avuto salva la vita e che la prevenzione praticamente in Italia si può fare quasi esclusivamente donando il sangue

2 –   Da quali esigenze  nasce e a cosa si deve la fondazione del gruppo FIDAS ( Federazione Italiana Donatori Associati di Sangue ) in Molise che lei da esperto in quanto medico e da profondo e convinto assertore onorevolmente dirige?

Rispondo con uno slogan “ Più ne siamo e meglio stiamo ” in effetti più associazioni significa sana concorrenza e se poi facciamo gruppo tutte insieme è ancora meglio, ognuno con la propria identità e storia ma ognuno fraternamente con un unico scopo la solidarietà per i bisognosi

3 – La Fidas  fondata  nel 1959 a Torino ,dopo 42 anni di vita e di attività riesce a fondare una sede anche in Abruzzo esattamente  a Pescara il suo statuto dice che è un’associazione di volontariato aconfessionale,  apartitica e non ha fini di lucro. Cosa è rimasto di tutto ciò oggi, agli albori del terzo millennio, in un mondo in rapida trasformazione votato essenzialmente all’arrivismo ed al Dio danaro?

Io nella FIDAS trovo quello che non avevo trovato per 30 anni in un’altra associazione: comprensione, aiuto fraterno, disponibilità totale, coerenza, condivisione di reali progetti, meritocrazia, scusate se è poco. Nella vita non si deve lasciare nessuno senza sofferenza e senza aver provato a cambiare dall’interno , ma dopo 30 anni anche le querce possono ammuffire.

4 –  Crede che la partecipazione a convegni, conferenze, manifestazioni di vario genere, incontri dibattiti tipo il vostro dell’Aprile 2010 dal significativo titolo: Donare il sangue…un gesto d’amore” serva a pubblicizzare al meglio i nobili fini dell’ Associazione ed a creare proseliti?

Io ho esperienza nel Basso Molise e posso dirle che da quando guido il Centro Trasfusionale dell’ospedale di Larino siamo passati da 280 sacche di sangue e nove laureati del 1989 ( prima repubblica ) a 1820 del 2007 ( seconda repubblica )  4 laureati , adesso con le ristrutturazioni ospedaliere e la notevole riduzione di personale stiamo a quota 1100 donazioni del 2010con un solo laureato

( me medesimo ). Devo dire quindi che le cose che abbiamo fatto per aumentare i donatori sono state tutte valide, la cosa principale però è la coerenza e l’amore di chi dirige le strutture trasfusionali.

5 – Come vi rapportate al mondo giovanile, a quei ragazzi dotati si di spirito critico ma che hanno nel Dna i grandi valori di altruismo e solidarietà, in funzione della cultura delle donazioni e di partecipazioni alle molteplici iniziative che con cadenza periodica intraprendete? In altre parole per la sua lunga esperienza vede nei giovani una partecipazione di fattiva collaborazione?

E’ molto importante stare in mezzo ai giovani, nel loro mondo, con il loro linguaggio. Ogni anno vado nelle scuole medie superiori del Basso Molise a propagandare la solidarietà , in particolare la donazione sangue come atto sacro dei loro 18 anni acquisiti e che acquisiranno. Poi frequento Facebook  social network del web e quindi internet. Ho creato un gruppo che si chiama : Donatori Sangue e utilizzo l’etere per mettere le foto dei giovani donatori i quali consenzienti diffondono la loro immagine sperando di fare proseliti ed emulatori, per adesso la cosa funziona molto bene.

6 – Quante sono le donazioni su base annua nella sua struttura, come si riesce a coinvolgere la gente e qual’è secondo lei l’obiettivo più ambizioso per il 2011?

Pur essendo un piccolo Centro Trasfusionale si raccolgono anche 1800 sacche di sangue annue, la gente si coinvolge mettendosi a disposizione 24/24 ore anche dando il proprio numero telefonico personale, il trasfusionista è un medico che deve avere la passione

e deve avere della socialità e moralità grandi punti di riferimento, con la FDAS è molto facile. Nel 2011 l’obiettivo è creare altre sedi Fidas , quest’anno è nata la FDAS AGNONE l’unico comune del Molise che è insignito sia come “ Città d’arte “ che come il paese dove si fanno le campane dello stato Vaticano  premiata fonderia  Marinelli. La mia  felicità è vedere altre realtà che condividono

il mio credo.

7 – Oltre ad essere impegnato attivamente nella Fidas dedica gran parte del suo tempo all’altra grande passione: la fotografia e la pittura dove utilizza metodi  all’avanguardia come la digital art e non solo. Ci potrebbe dire  quali tecniche usa e soprattutto qual è  loro fine?

Da ragazzo volevo fare il liceo artistico ma essendo di famiglia numerosa ( sei sorelle e un fratello ) dovetti accettare le scuole del mio paese e feci il liceo scientifico, ma creare qualcosa con gli occhi , con  le mani, con il pensiero, per  è stato sempre un desiderio, la foto è per me un modo di mettere a disposizione della mia anima un foglio dove stamparsi. A volte mi emoziono davanti ad una coccinella o una farfalla. I paesaggi anche onirici mi ridanno i sogni svaniti dell’infanzia. Io cerco spesso di andare otre il filo spinato

cercare nuove tecniche  di espressione poi mi rende felice, la ricerca anche fine a se stessa mi appassiona,  i limiti dell’espressione umana sono poi infiniti, riesco a dialogare con il mio cane e miei gattini, a volte cerco di entrare in sintonia anche con le libellule, vedere poi un millepiedi disteso sul muro di casa mia mi rende partecipe delle piccole grandi meraviglie della natura

8 – Nel suo album di foto intitolato “ Macro” spesso ricorre come soggetto la coccinella, oltre ad essere un classico simbolo di portafortuna nella tradizione popolare, per lei, invece cosa rappresenta? Dipingere e colorare immagini con un sentimento sempre fresco che valenza ha?

Ho visitato il museo egizio di Torino, una meraviglia, c’erano dei monili a forma di coccinelle, sin dall’antichità qualcuno ha pensato che le coccinelle possano avere delle valenze magiche, la loro testa a forma di teschio poi rende la suggestione del rapporto ravvicinato, ascoltare poi il loro fluire su un filo d’erba rende il mio tempo infinito, e l’attimo che fisso è una pergamena di un tesoro nascosto da scoprire.

L’infinito poi è una sequenza di piccoli attimi e saper cogliere il filo di questa sequenza mi da poteri extrasensoriali, è come riannodare le perle dopo che si sono sfilate da una collana.

9 –  Esiste un collegamento tra il suo  impegno professionale e questa profonda passione rivolta alla fotografia e quindi alla pittura? Traspare dalle sue foto un profondo attaccamento alla sua terra d’origine,cosa direbbe agli aquilani in questo momento di particolare difficoltà?

Il trait d’union è solo la passione, non si può vivere la vita senza passione, quando c’è si sopportano tutti i sacrifici,  chi ci da la passione ? non lo so … spero Dio e allora alzando lo sguardo al cielo lo ringraziamo.

Agli aquilani dico quello che già sanno , avere la forza di combattere per il bene comune, credere nella riscossa, accettare e ribellarsi contemporaneamente, accettare il messaggio del cielo come uno sprone a capire che siamo di passaggio e che solo dei grandi ideali ci possono dare l’immortalità, tipo la fede, una morale, la solidarietà, d’altronde l’esempio della croce è simbolo della nostra esistenza e saper portare la croce vuol dire sudare , lavorare, credere, la riscossa stà già nella lotta e quindi fratelli abruzzesi non arrendetevi mai oltre il tunnel c’è e ci sarà sempre una luce, la stessa luce che io utilizzo per colpire nei sentimenti e nei ricordi che non devono svanire ma che devono suggellare i momenti belli perché ci servano da medicina nei momenti brutti.

10 – Un’ultima domanda, come usiamo fare sempre in tutte le interviste, cosa direbbe alla gente che in qualche modo tenta di avvicinarsi alla  sua  Associazione, allo splendido mondo del volontariato e alla fotografia?

Come spesso accade a chi si avvicina per curiosità senza aver passione di niente dico : passa oltre, a chi si avvicina invece per trovare un posto serio dove dare dico: vieni. E poi il segreto nel dare è :; siamo sicuri che stiamo dando di più di quello che invece stiamo prendendo ? a la risposta a questa domanda sta depositata ben chiusa nel cuore di ognuno di noi, grazie

Maria Elena Marinucci

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