Rinviata a giudizio Commissione Grandi Rischi

In tempi rapidissimi, il Gup del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, ha chiuso oggi l’udienza preliminare sulla commissione Grandi rischi, rinviando a giudizio i sette componenti dell’organismo che si riunì all’Aquila il 31 marzo 2009, una settimana prima del terremoto che distrusse il capoluogo abruzzese. Si tratta di uno dei filoni più importanti della maxi-inchiesta […]

In tempi rapidissimi, il Gup del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, ha chiuso oggi l’udienza preliminare sulla commissione Grandi rischi, rinviando a giudizio i sette componenti dell’organismo che si riunì all’Aquila il 31 marzo 2009, una settimana prima del terremoto che distrusse il capoluogo abruzzese. Si tratta di uno dei filoni più importanti della maxi-inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila sui crolli nel terremoto del 6 aprile 2009, coordinata dal procuratore capo della Repubblica, Alfredo Rossini, che ha voluto indagini serrate. Gli imputati sono: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi; Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile; Enzo Boschi, presidente dell’Ingv; Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti; Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case; Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova, e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. Per tutti gli imputati l’accusa è di omicidio colposo plurimo e lesioni; la prima udienza è stata fissata per il 20 settembre prossimo. Secondo la tesi dell’accusa, i componenti della Commissione hanno dato una valutazione approssimativa allo sciame in atto da mesi nell’Aquilano e hanno fornito, in particolare subito dopo la riunione, cinque giorni prima del sisma, informazioni sommarie e comunque devianti perché hanno rassicurato la popolazione che invece, messa al corrente dei rischi, avrebbe potuto attuare precauzioni e comportamenti diversi. Se fossero state adottate le contromisure, è la tesi del pubblico ministero, Fabio Picuti, si sarebbero potute salvare vite umane: nel terremoto morirono 309 persone, mentre altre 1.600 rimasero ferite. “Quando c’é il terremoto, la gente prende la valigia e se ne va da casa. Invece questi professori che hanno fatto questi studi hanno detto no, no, potete tornare a casa”, ha detto in proposito il procuratore Rossini, motivando le indagini nei confronti dei sette esperti, scaturite da un esposto dell’avvocato aquilano Antonio Valentini. Una tesi contestata completamente dalle difese degli imputati. “La commissione Grandi rischi deve dire qual è la situazione, non deve dire ‘fate questo o fate quello’, perché é un compito dell’esecutivo”, ha detto per esempio Alfredo Biondi, legale del professore di Fisica terrestre Claudio Eva, uno dei “principi del foro” giunti all’Aquila per la difesa dei componenti della commissione. Un ruolo importante nel processo lo svolgeranno anche i familiari delle vittime, che si sono costituiti parte civile attraverso l’associazione “309 martiri dell’Aquila”, secondo la quale la commissione agì “con negligenza, imprudenza, imperizia e superficialità, determinando così la strage”. Per questo oggi, al termine dell’udienza, sono state chieste le dimissioni in blocco di tutti i componenti. Da sottolineare che, nel reperire prove accusatorie nei confronti dei sette imputati, i pm hanno attinto anche alle risultanze fornite dagli organi di informazione sull’esito della riunione del 31 marzo 2009.

Foto: Manuel Romano

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