Balotelli: prete anticamorra, seppi lui a Scampia

Ne parlavano i giovani del rione Don Guanella di Napoli, ai confini con Scampia, del “Gomorra tour” di “Supermario” Balotelli. Ne parlavano anche come probabile acquisto del Napoli. Dicevano, i ragazzi, che quel campione dalla “capa gloriosa” (esuberante, ndr), incuriosito dal film di Matteo Garrone, era voglioso di conoscere quella zona della città tristemente nota […]

Ne parlavano i giovani del rione Don Guanella di Napoli, ai confini con Scampia, del “Gomorra tour” di “Supermario” Balotelli. Ne parlavano anche come probabile acquisto del Napoli. Dicevano, i ragazzi, che quel campione dalla “capa gloriosa” (esuberante, ndr), incuriosito dal film di Matteo Garrone, era voglioso di conoscere quella zona della città tristemente nota come la più grande piazza di spaccio d’Europa. E, quell’episodio, se lo ricorda anche don Aniello Manganiello, all’epoca dei fatti parroco della chiesa di S. Maria della Provvidenza, nota a tutti come il baluardo della lotta alla camorra. “Seppi del suo arrivo proprio dai giovani della parrocchia – dice Don Aniello – mi fu pure detto che nella notte si fece anche il bagno a Mergellina, dove perse un bracciale, da qualcuno recuperato e riconsegnato”. Ma, di quella visita, Don Aniello non ha un ricordo gioioso: “Speravo venisse da noi, da chi, con sacrificio e mettendosi in pericolo, cerca di strappare braccia alla camorra”. E, invece, Supermario, preferì, forse inconsapevolmente e rapito da una curiosità morbosa verso un film campione d’incassi, visitare “i santuari della criminalità piuttosto che quelli della legalità e della bellezza”. Ma, Don Aniello, da buon cristiano perdona e rilancia: “Sono sbagli che i giovani fanno senza pensare. Così come sovente accade da noi. Lo invito a venire qui e trascorrere qualche giorno qui. Avrà modo di capire cosa significa battersi contro il male e convincere i giovani ad abbandonare le ghiotte chimere della camorra per una vita fatta di sacrifici ma anche di legalità e di rispetto delle regole e degli altri. Il suo aiuto potrebbe essere determinante”. Perché è di modelli positivi – dice Don Aniello – quello di cui hanno bisogno i giovani di questa terra dove la “criminalità e le sue metastasi si insinuano nelle menti dei ragazzi attirandoli come fecero le sirene di Ulisse”. Malgrado abitate da tantissime persone perbene, le cosiddette Case dei Puffi di Scampia – chiamate così per via dei tetti bassissimi – sono territorio incontrastato degli scissionisti che lì spacciano la droga in veri e propri fortini dotati di porte in ferro con feritoie attraverso le quali è possibile vendere “la roba” senza essere visti. Alla gente che vi abita non è consentito sostare negli androni, perché così si dà fastidio al commercio. Anzi, la sera, è meglio entrare nell’androne del palazzo con gli occhi bassi, per evitare di incrociarli con chi sta facendo “affari”. Lì l’attaccante del Manchester City si è recato in visita per il suo tour, (anche se le scene di Gomorra furono girate nelle Vele, ndr), accompagnato da persone che probabilmente – come lui stesso ha sostenuto – non conosceva ma che nella zona, invece, sono note a tutti. Ovviamente, nelle Case dei Puffi nessuno parla con gli sconosciuti: significherebbe mettere a rischio se stessi e anche i parenti. E, per avere un po’ di credito, per rubare qualche informazione e girovagare senza pericolo, bisogna farsi scarrozzare da chi di può preservarti dai “pericoli”, c’é bisogno di un “garante”. Comunque, tra i vicoli del centro di Napoli si vocifera che il tour di Mario toccò anche altri quartieri popolari della città, come il “Pallonetto” di Santa Lucia e i Quartieri Spagnoli. Qualcuno dice visitati a bordo di un motorino.

Nando Piantadosi

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