Cosa vogliono gli aquilani?

Ho seguito con dolore ed attenzione tutto quello che è accaduto dopo il terribile terremoto 6 aprile 2009. Nessuno può dimenticare 309 morti, gli oltre 1500 feriti, le decine di migliaia di persone sfollate, molte delle quali oggi, volenti o nolenti, si portano dietro il trauma del sisma. Le difficoltà della rinascita prima di tutto […]

Ho seguito con dolore ed attenzione tutto quello che è accaduto dopo il terribile terremoto 6 aprile 2009.
Nessuno può dimenticare 309 morti, gli oltre 1500 feriti, le decine di migliaia di persone sfollate, molte delle quali oggi, volenti o nolenti, si portano dietro il trauma del sisma.
Le difficoltà della rinascita prima di tutto sociale, economica e civile sono sotto gli occhi di tutti ed è perfettamente inutile evocare le scarse capacità degli amministratori. Essi sono una parte della cittadinanza, anch’essi traumatizzati e di fronte ad un compito che non avevano di certo messo in conto quando si sono candidati per servire i loro concittadini.
In aggiunta è onesto ammettere che nessun politico, nessun amministratore locale e nessun manager ha frequentato corsi di formazione su come si ricostruisce una cittadinanza ed una città dal disastro di un terremoto.
Sono trascorsi più di due anni e nei cittadini cresce il desiderio di vedere di nuovo la propria città viva ed operosa. Questo desiderio porta singoli cittadini, gruppi di opinione ed associazioni a spingere gli amministratori ad ampliare lo spazio della partecipazione di tutti alla rinascita della città.
Questa partecipazione è un tema complesso, perché troppo difficile coordinarla tra tutti coloro che intendono dare il proprio contributo, in aggiunta al fatto che su ciascun argomento dell’enorme problema non ci sono e non ci possono essere idee strutturate e convergenti.
Pertanto, anche di fronte alla più ampia disponibilità degli amministratori, questa partecipazione difficilmente potrà attivarsi in modo soddisfacente.
Allora, cosa vogliono gli aquilani? Ognuno, forse, sa quello che lui vuole, ma il traguardo è il bene comune, che non sempre coincide con i desideri e gli auspici del singolo. La proposta che emerge è che gli amministratori conoscano i desideri di tutti i cittadini. Come si fa?
Tra pochi, pochissimi mesi ci sarà il censimento.
Quale occasione migliore per raccogliere da tutti, va sottolineato da tutti, quello che altrimenti gli amministratori mai potrebbero conoscere, per meglio orientare le loro difficili decisioni?
La proposta è semplice ed urgente: agli incaricati del censimento, oltre i formulari ufficiali dell’ISTAT, il Comune può affidare un proprio formulario con il quale interrogare i cittadini del terremoto. La preparazione di questo formulario del Comune potrà essere un esempio di collaborazione con numerosi cittadini disposti a dare il proprio contributo.
Lo scopo è di raccogliere da tutti i cittadini le proprie aspettative al riguardo di quale sarà la loro futura sistemazione abitativa e i servizi (sanitari, anagrafici, postali, eccetera). Queste informazioni, associate a quelle anagrafiche, possono consentire una qualificazione più fine ed efficace delle loro scelte, evitando di sovradimensionare alcuni servizi (sprechi) e sottodimensionarne altri (disservizi e proteste).
Si auspica fortemente che al più presto tutti si facciano convinti portavoce di una proposta di questo tipo presso l’amministrazione Comunale.

Giorgio Matti

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