Referendum-acqua: Sindaci, a rischio investimenti

Il giorno dopo la netta vittoria del sì ai quattro quesiti referendari, sindaci e amministratori locali riflettono sulle conseguenze del voto, in particolare del responso uscito dai due quesiti riguardanti l’acqua. Conseguenze che li vedranno coinvolti in prima persona: abrogata infatti la riforma Ronchi-Fitto, adesso si riparte da zero, con numerose incognite sul futuro. La […]

Il giorno dopo la netta vittoria del sì ai quattro quesiti referendari, sindaci e amministratori locali riflettono sulle conseguenze del voto, in particolare del responso uscito dai due quesiti riguardanti l’acqua. Conseguenze che li vedranno coinvolti in prima persona: abrogata infatti la riforma Ronchi-Fitto, adesso si riparte da zero, con numerose incognite sul futuro. La prima riguarda gli investimenti; secondo alcune stime la rete italiana necessita di oltre 60 miliardi di euro di investimenti in 30 anni, pari a 2 miliardi l’anno. Questi soldi, dal momento che i privati sono stati esclusi, chi li investirà? L’unica soluzione percorribile sembra quella del ricorso al debito. “C’é il rischio che gli investimenti sul fronte fognario e idrico gravino solo sulle spalle dei sindaci”, lancia l’allarme il primo cittadino di Livorno e coordinatore delle Anci regionali, Alessandro Cosimi, che pure si dice soddisfatto dell’esito della consultazione referendaria sull’acqua. Anche il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, responsabile Anci per la finanza locale, sollecita il governo “a legiferare in tempi brevi per garantire gli investimenti necessari ai comuni per la realizzazione dei servizi idrici e fognari”. “Il governo deve colmare la vacatio normativa venutasi a creare, sia sul fronte della presenza dei privati nelle ex municipalizzate sia sul fronte degli investimenti e della remunerazione”, chiede il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, che sprona l’esecutivo ad individuare “nuovi strumenti per realizzare gli investimenti nel settore”. Tra le altre questioni aperte, c’é anche il fatto che l’abrogazione della riforma Ronchi-Fitto comporta la fine dell’obbligo delle gare per la gestione dei servizi pubblici locali: non solo l’acqua, ma anche rifiuti, autobus, tram, illuminazione delle strade, che d’ora in poi potranno essere assegnati per “affidamenti diretti”. Serve quindi, osservano in molti, un intervento del legislatore per risolvere anche questo nodo. “Adesso mi aspetto leggi fatte bene, sull’acqua ce ne sono depositate dal 1992 e mai discusse”, si augura infatti il primo cittadino di Genova, Marta Vincenzi. Un’altra problematica riguarda il fatto che delle circa 110 società di gestione del servizio idrico, una quarantina hanno già al loro interno un soggetto privato, che ha tirato fuori dei soldi credendo di avere una concessione lunga. E’ quindi probabile che alcune di queste società facciano ricorso per il fatto che il loro investimento si è trasformato in un flop. E infatti il sindaco di Bari, Michele Emiliano, sollecita “un intervento perché noi sindaci abbiamo molte gare in corso e si rischia di subire richieste per danni relativamente alle spese sostenute per partecipare alle gare”. Chi non teme ripercussioni, è il neo sindaco di Napoli Luigi De Magistris. “Intendo rilanciare un’azione di valorizzazione dell’acqua pubblica con la riapertura delle fontane per strada – dice – e per incentivare l’uso dell’acqua pubblica da bere nei locali”. Tra i primi provvedimenti della sua giunta, ci sarà il superamento della spa: la società di gestione delle risorse idriche, oggi azienda speciale controllata dal Comune, diventerà un’azienda di diritto pubblico. Per quanto riguarda invece il futuro di Acea, all’indomani dei risultati del referendum, per il sindaco di Roma Gianni Alemanno “bisogna fare un’attenta riflessione: non possiamo ignorare i risultati del referendum. I quesiti referendari portavano su una falsa pista gli elettori – osserva Alemanno – ma comunque non si possono ignorare i risultati e bisognerà riflettere su tutte le privatizzazioni”. Intanto il governatore della Puglia, Nichi Vendola annuncia: “rendere l’Acquedotto pugliese di proprietà del popolo pugliese credo sia il modo migliore di rispondere alla meravigliosa domanda di cambiamento che si è espressa nei referendum”. E mentre il sindaco di Bari, Michele Emiliano, insiste nella sua richiesta che i manager di Acquedotto Pugliese se e vadano a casa (“é gente senza onore”, ha commentato dalla sua pagina su Facebook) Vendola ricorda che il manager dell’Acquedotto “é stato premiato come il migliore dell’anno”.

Valentina Roncati

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