Melania Rea: Parolisi a bivio, rispondere o no a Magistrati

Si sottoporrà alle domande dei pm oppure si avvarrà della facoltà di non rispondere Salvatore Parolisi, il vedovo di Melania Rea, la ventinovenne di Somma Vesuviana scomparsa ad Ascoli Piceno il 18 aprile ad Ascoli Piceno e ritrovata uccisa a coltellate (una trentina i colpi inferti) due giorni dopo nei boschi del Teramano? Parolisi, caporalmaggiore […]

Si sottoporrà alle domande dei pm oppure si avvarrà della facoltà di non rispondere Salvatore Parolisi, il vedovo di Melania Rea, la ventinovenne di Somma Vesuviana scomparsa ad Ascoli Piceno il 18 aprile ad Ascoli Piceno e ritrovata uccisa a coltellate (una trentina i colpi inferti) due giorni dopo nei boschi del Teramano? Parolisi, caporalmaggiore dell’esercito e addestratore delle soldatesse al 235/0 Rav Piceno, indagato per uxoricidio, sta mettendo a punto la strategia difensiva con i suoi avvocati, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, di Perugia, ripercorrendo in particolare le dichiarazioni rese nei tre colloqui che ha già avuto con i magistrati di Ascoli Piceno (uno ad Ascoli due giorni dopo la scoperta del cadavere, altri due qualche settimana più tardi a Castello di Cisterna, nel napoletano, con il pm Umberto Monti e alcuni investigatori dei carabinieri), in veste però di persona informata sui fatti. Dichiarazioni caratterizzate, secondo gli inquirenti, da troppe contraddizioni, “non ricordo” o particolari taciuti, che alla fine, incrociati con altri elementi emersi dalle indagini (foto, testimonianze, traffico telefonico) hanno portato a mettere in dubbio la sua versione dei fatti e all’iscrizione nel registro degli indagati. Se Salvatore deciderà di sottoporsi all’interrogatorio, rischierebbe di ripetere i tanti particolari che non hanno trovato riscontro della sua ricostruzione di quanto avvenne il 18 aprile: l’arrivo della coppia sul pianoro di Colle San Marco insieme alla figlioletta di 18 mesi intorno alle 14:30, la moglie che si allontana per andare in bagno lungo una via alberata e scompare, le ricerche che scattano intorno alle 15:30. E ancora le contraddizioni e le bugie su altri aspetti della vicenda, comprese le relazioni extraconiugali, il telefonino dedicato alle conversazioni con la sua amante fissa (“non c’é niente di compromettente”), la conoscenza della scena del delitto per le immagini scattate con un altro telefonino dall’amico Raffaele Paciolla (che però ha negato tutto), la possibilità di avere altre carte sim nella sua disponibilità e così via. D’altro canto la decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere potrebbe mal conciliarsi con l’immagine di giovane vedovo affranto e desideroso di “giustizia” per la morte violenta della moglie, rimasto solo con una bambina piccola. Ma potrebbe rivelarsi una scelta saggia per scoprire qualcosa in più sugli elementi in mano all’accusa o per puntare il dito contro ipotetiche incongruenze procedurali: l’arco di tempo (“dal 18 al 20 aprile”) e di luogo del delitto (“Ascoli Piceno, Folignano, Colle San Marco e Ripe di Civitella”, quest’ ultima in provincia di Teramo) troppo ampio per permettere ad un indagato di difendersi veramente. E ancora sull’inchiesta sinora condotta dalla Procura ascolana pesa il nodo della competenza territoriale: anche se l’autopsia non è stata ancora formalmente depositata, per il perito che l’ha effettuata, Adriano Tagliabracci, il delitto è avvenuto nel Bosco delle Casermette, dove fu rinvenuto il corpo, quindi nel territorio di Teramo. Se e quando l’indicazione verrà ufficializzata, il passaggio degli atti alla procura abruzzese sarà automatico: nel frattempo, in linea teorica la magistratura ascolana potrebbe adottare nuovi provvedimenti, per poi dichiararsi territorialmente incompetente e trasferire tutto a Teramo. L’avv. Biscotti non si stanca di ripetere che non è stato ancora deciso nulla sulla linea da tenere: “decideremo domani, lì per lì”, quando fra l’altro potrebbero essere pronte le valutazioni del perito della difesa Felice Varetto sui dati degli esami autoptici. Intanto la difesa ha avuto un assist dall’Unione Camere Penali che ieri ha gridato alla “violazione dei diritti della difesa” per l’iscrizione tardiva di Parolisi nel registro degli indagati, dopo ore di colloquio con i magistrati come parte offesa e senza avvocati e dopo mesi di indagini a cui non ha partecipato. Oggi ha controbattuto Magistratura Indipendente, corrente moderata delle toghe, che ha accusato i penalisti di “demagogia, gli inquirenti stanno invece lavorando con grande equilibrio, riservatezza e professionalità nel gestire questo caso complicato e delicato”.

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