La giornata della disperazione abitativa all’Aquila, Pelini accusa la SGE

“La situazione sta lentamente naufragando e dimostra il fallimento della struttura commissariale”: così si è pronunciato questa mattina Fabio Pelini, Assessore all’Assistenza alla Popolazione, chiamando in causa le responsabilità della Sge e del presidente Chiodi sulla condizione alloggiativa di molti aquilani divenuta insostenibile. La disperazione dei terremotati parte da situazioni quotidianamente legate al filo della […]

“La situazione sta lentamente naufragando e dimostra il fallimento della struttura commissariale”: così si è pronunciato questa mattina Fabio Pelini, Assessore all’Assistenza alla Popolazione, chiamando in causa le responsabilità della Sge e del presidente Chiodi sulla condizione alloggiativa di molti aquilani divenuta insostenibile. La disperazione dei terremotati parte da situazioni quotidianamente legate al filo della precarietà.

Quest’ultima è la condizione permanente di molti. Come il signore a cui è stato intimato di lasciare l’albergo entro 48 ore, con l’assicurazione che sarebbe stato accolto nella struttura della Guardia di Finanza. Tuttavia una volta giunto li con tanto di valigie non gli è stata data alcuna sistemazione, perché la Sge avrebbe stabilito che deve percepire il CAS.

Legate al filo delle decisioni più improvvisate anche le signore di via Verzieri le cui abitazioni Ater sono inagibili, ma classificate A perché i danni risalirebbero al pre terremoto. Per cui non è stata concessa loro alcuna forma di assistenza. Per Pelini la responsabilità di questo groviglio burocratico è dell’Ater che avrebbe dovuto provvedere alla sistemazione delle abitazioni con i 107 milioni stanziati. Per loro l’Assessore propone alla Sge una sistemazione nel Progetto C.A.S.E.

Stessa instabilità e disperazione attraversa da ieri la caserma Campomizzi, dove alloggiano al blocco C 65 aquilani, a cui ieri è stato chiesto di andare via. Oggi loro sono ancora li, non avendo un altro posto dove andare. La Sge questa mattina ha fatto le valigie. All’ingresso il vigilantes, che stava concludendo il suo turno, ha dichiarato che era il suo ultimo giorno di lavoro. Lo stesso vale per tutto il personale interno. A preoccupare i 65 terremotati non è certo la fine della gestione Sge, quanto il venir meno dei pasti. Questa mattina infatti non è stata data loro la colazione, lo stesso è successo a pranzo. Sarà negato loro ogni pasto, mentre affianco gli studenti continuano ad essere assistiti. Lo stesso vale per altri servizi da oggi scomparsi come il cambio delle lenzuola. Le tensioni non mancano. Ha detto un signore della Campomizzi: “stanno facendo entrare gli studenti per cacciare noi aquilani” – e ha aggiunto – “ ci sono dei bambini piccoli e una persona anziana, come possono fare una cosa del genere”.

Avrebbero detto loro che possono rimanere fino al 20 luglio, poi si vedrà. La situazione non sarà facile neppure per quelli della Guardia di Finanza che verranno sostituiti dai cadetti il cui arrivo è previsto a settembre. “Da qua non ci muoviamo”: ripetono alla Campomizzi.

Queste tre situazioni di ordinaria disperazione aquilana Pelini le definisce “tre indizi che dimostrano che Chiodi sta giocando una partita politica sulla pelle dei cittadini aquilani vessati e incerti sul futuro”. E aggiunge: “o c’è un’inadeguatezza della Sge a gestire, oppure c’è la volontà di mettere il Comune in cattiva luce di fronte ai cittadini”.

“Il buon senso” – ha detto Pelini – “suggerirebbe di fermarsi alcuni mesi per evitare problemi d’ordine pubblico. Bisogna fermare gli sfratti e pianificare un’azione d’intervento generale”.

Per Pelini “Chiodi e Cicchetti dovrebbero firmare per acquistare i 150 appartamenti del Fondo Immobiliare”. È questa la soluzione avanzata dall’Assessore.

 

La situazione è degenerata verso ora di pranzo quando alla Regione si è riunita la protesta delle signore di Via Verzieri e degli sfrattati della Campomizzi, a cui è stato inizialmente negato l’accesso nell’atrio nonostante la loro richiesta rientri nell’orario aperto al pubblico. Solo dopo ulteriori insistenze sono riusciti ad entrare. Una delle signore è stata ricevuta dal Responsabile della Segreteria della Presidenza della Regione Antonio Morgante, il quale più tardi ha incontrato tutti i cittadini in protesta. Alle signore di Via Verzieri Morgante ha detto: “La Protezione civile con l’articolo 27 della 39/17 conferisce al Sindaco il compito di mettere a disposizione una somma specifica, in caso di disagio sociale o economico, in attesa che si attui la procedura del Fondo Immobiliare, o addirittura costruendo alloggi nuovi”. Queste le parole di Morgante a cui le signore hanno fatto notare che costruire nuove case prevede tempi lunghi, cosiccome “il Fondo Immobiliare si sblocca minimo fra sei mesi”, come avrebbe detto Morgante alla signora che l’ha incontrato per prima.

Il portavoce di Chiodi non regge alle critiche e va via. All’uscita di scena rispondono le grida dei cittadini senza fissa dimora che riempiono l’atrio a suon di: “Faremo ricorso al Tar”, “Non usciamo di qua, perché questi sono pagati da noi”. Morgante ha assicurato loro che per un mese possono rimanere al Progetto C.A.S.E., “ma non c’è nulla di scritto e non possiamo vivere mese per mese”, ha detto una delle signore. E ha aggiunto: “Aspettiamo, se ci verranno a cacciare fuori, noi non usciremo e faremo proteste. Non occuperemo Via dei Verzieri, ma la Regione o il Comune”, ha concluso.

Lisa D’Ignazio

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