Mezzogiorno, Chiodi: serve una nuova classe dirigente con progettualità

“Rilanciare le politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno all’interno di una nuova strategia di crescita del Paese. Sostenere nuove forme di interazione e collaborazione tra le Regioni, su obiettivi comuni e su temi centrali per lo sviluppo: la logistica e le politiche infrastrutturali, l’energia e la green economy, le politiche industriali e il capitale umano”. […]

“Rilanciare le politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno all’interno di una nuova strategia di crescita del Paese. Sostenere nuove forme di interazione e collaborazione tra le Regioni, su obiettivi comuni e su temi centrali per lo sviluppo: la logistica e le politiche infrastrutturali, l’energia e la green economy, le politiche industriali e il capitale umano”. E’ l’appello del Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, intervenuto a Sorrento (Napoli), alla convention organizzata dall’Osservatorio banche imprese (Obi) su “Mezzogiorni d’Europa – il caso Italia, un dibattito tra rappresentanti delle istituzioni, delle imprese, dei sindacati, delle banche e delle università. “Gli amministratori della cosa pubblica – ha sostenuto Chiodi – però devono guardare oltre l’immediato ed effimero consenso del momento, investendo nel medio e lungo termine, privilegiando cultura, innovazione e ricerca”. “La strategia dell’Abruzzo – ha proseguito Chiodi – è rivolta all’area balcanica ma anche a tutti i Paesi dell’area mediterranea vitale in termini di prospettive e di sviluppo per le regioni del Mezzogiorno. E’ importante, quindi, lavorare con forte raccordo tra le regioni per individuare insieme possibili strategie di sviluppo. Serve un’azione coordinata per una migliore progettualità e per una ottimale programmazione dei fondi a disposizione”. “I ‘nodi gordiani’ della nostra epoca, leit motiv di questa convention – ha aggiunto Chiodi – sono molto difficili da sciogliere. Perché troppi i retaggi, troppi gli intrecci, troppi gli interessi di vario genere che da sempre ostacolano l’eliminazione del gap tra i ‘Mezzogiorno’ sottosviluppati e le aree contingenti più avanzate. Strategie politiche sbagliate, spesso colluse, finanziamenti a pioggia privi di una visione d’insieme, assenza di progettualità e di lungimiranza hanno fatto il resto. Uscire da questo empasse oggi appare alquanto complicato perché l’affanno è di tutti i mercati internazionali e la spinta alla globalizzazione presenta molti limiti. Il primo banco di prova è costituito dagli effetti del federalismo sulle Regioni”.

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