D’Alema a L’Aquila: “Bisogna ripartire dalla legge d’iniziativa popolare”

Il ‘leader Massimo’, come qualcuno l’ha definito, ha raggiunto ieri sera la Festa Democratica che si concluderà oggi. Non solo una festa di partito, ma “un segnale di speranza e di vitalità”, ha detto Massimo D’Alema. Quello che per alcuni è l’ombra oscura del Partito, una sorta di nuovo Andreotti della sinistra e che per […]

Il ‘leader Massimo’, come qualcuno l’ha definito, ha raggiunto ieri sera la Festa Democratica che si concluderà oggi. Non solo una festa di partito, ma “un segnale di speranza e di vitalità”, ha detto Massimo D’Alema.
Quello che per alcuni è l’ombra oscura del Partito, una sorta di nuovo Andreotti della sinistra e che per altri è invece il più grande maestro del centro sinistra, è entrato nella città governata dal suo partito, accolto da un buffet e da Sergio Baraldi, nuovo direttore de “Il Centro” e intervistatore d’onore della serata.
Nonostante i colori della festa lo sfondo rimane lo stesso ed è quello di un luogo sofferente che da festeggiare ha poco o nulla. “L’Aquila è una testimonianza clamorosa e dolorosa della politica degli annunci di Berlusconi, della politica del non fare – ha esordito D’Alema – L’idea che un evento tragico sia un’occasione per uno spot pubblicitario o l’idea che si dovesse dare solo un tetto agli sfollati”.
Per l’ex Presidente del Consiglio adesso “non basta ricostruire, ma bisogna reinventare la città, uno dei centri storici più preziosi e grandi del paese. Per questo è importante una legge per L’Aquila e l’istituzione di un fondo nazionale sulla base di un meccanismo di solidarietà”. Una volta spenti i riflettori sulla città, immediatamente dopo l’emergenza “Berlusconi è passato ad altri eventi, come quello della spazzatura”, ha detto D’Alema.
Del governo Berlusconi e della sua azione all’Aquila D’Alema critica “un modo di governare in cui è importante ciò che appare e non ciò che è, solo quello che ricade sotto i riflettori dunque”.
Il Pd vuole invertire questa tendenza ripartendo dalla Legge d’iniziativa popolare che “è importante perché viene dal basso. Bisogna approvarla al più presto”.
La città che è ancora preda di balletti istituzionali e problemi politico burocratici tra Sge, commissari e Comune soffoca in un’ estate ancora più torrida che nel resto d’Italia. Perciò l’ex presidente ha ribadito la necessità di ricostruire “ma solo sotto la guida delle istituzioni aquilane, perché non può venire nessun commissario da Roma”.

SANITA’. Oltre al problema L’Aquila, l’Abruzzo in questo periodo è anche la terra del deficit sanitario e delle paventate chiusure dei piccoli ospedali che per l’esponente del Pd devono comunque rientrare in un piano di razionalizzazione: “bisogna ridurre il tasso di ospedalizzazione, ma aumentare le forme di assistenza domiciliare diurne”.

PROVINCE. Il problema di ridurre strutture di ogni tipo a causa dei tagli che sembrano inevitabili nell’Italia della crisi perenne riguarda anche la proposta d’abolizione delle province, al cui ordine del giorno il Pd si è astenuto. L’astensione D’Alema la giustifica ricordando che l’abolizione delle province presuppone una legge costituzionale, per cui “la questione è una fesseria perché con un ordine del giorno non si cambia la Costituzione”. E ha aggiunto: “Forse avremmo dovuto votarla, ma solo per fini propagandistici”. Inoltre, per D’Alema i giornali scriverebbero falsità dicendo che con l’abolizione delle province si risparmiano 17 milioni di euro perché quei soldi “sono le spese per avere dei servizi che oggi forniscono le province e che dovrebbero comunque fornire qualche altro ente”. Il Pd sarebbe pronto per presentare una proposta di legge costituzionale per

la riduzione dei costi della politica, tema tanto discusso e ripreso periodicamente da ogni fronte politico. “Bisogna ridurre il numero degli eletti e il numero delle persone che vi ruotano intorno – ha detto – cambiare il sistema del vitalizio parlamentare che tuttavia non è così scandaloso come quello di Geronzi di 16 milioni per un anno alle Generali”. Geronzi a differenza dei parlamentari non verrebbe messo alla gogna, perché – ha detto Massimo D’Alema “capisco i giornali che non possono criticare chi li finanzia”.

IL GOVERNO “BERLUSCONI-SCILIPOTI. La maggioranza vivrebbe per D’Alema in “uno stato di precarietà, in un evidente stato confusionale” dovuto alla divisione “in gruppi e gruppetti, il cosiddetto governo Berlusconi-Scilipoti”. “È un governo che non è in grado di fare più nulla”. Un governo che per anni avrebbe nascosto agli italiani la vera entità della crisi, ma “per fortuna il sistema ha retto. È questa la vera ragione per cui non abbiamo avuto il tracollo, non per merito di Tremonti”. Di fronte a ciò ha detto D’Alema: “Noi chiediamo le dimissioni di Berlusconi, che il governo approvi la finanziaria e se ne vada”.

Il lider Massimo surriscalda il suo popolo e infonde ottimismo: “Le prossime elezioni pensiamo di vincerle”. L’alternativa esisterebbe ed è quella dell’opposizione a Berlusconi, che per D’Alema rappresenta “più del 60% del Paese, secondo i sondaggi il maggiore partito italiano, una grande forza essenziale ma non autosufficiente”. Per questa ragione l’ex presidente chiama in raccolta tutti coloro che anche oltre il centro sinistra vogliono aderire ad una grande alleanza democratica per una legislatura costituente dal punto di vista economico ed istituzionale”. Solo in questo modo per D’Alema è possibile “superare il berlusconismo, prima che Berlusconi”. Questa apertura alle forze di centro non sarebbe un’aberrazione, in quanto “anche nelle ultime amministrative ai ballottaggi ci sono centristi che hanno votato Pisapia a Milano o vendoliani che hanno voltato per l’Udc a Macerata”. L’appello è dunque ad un’azione di responsabilità, ma D’Alema è convinto “che vinciamo anche solo con il centro sinistra”.

VICENDE GIUDIZIARIE FONDAZIONE ITALIANI EUROPEI. Si è parlato anche di ‘mala politica’ ieri sera, il male delle attività poco trasparenti di esponenti politici di ogni colore non poteva non coinvolgere anche il Pd. Dopo le vicende Unipol, Frisullo, Tedesco, ora un altro ciclone investe il partito quello di Pronzato, ex consigliere di Bersani arrestato per una tangente e Morichini, responsabile della raccolta di fondi di Italianieuropei di Massimo D’Alema e arrestato anche lui per tangenti.

Tuttavia secondo D’Alema non si riapre la questione morale per il Pd, come ha chiesto a gran voce Marco Travaglio nei giorni precedenti sul Fatto Quotidiano. Confessa che “è una vicenda dolorosa per il Pd, perché anche nel nostro partito emergono episodi di malcostume. Tuttavia, la vicenda non tocca il Pd e neppure Italianieuropei che non è il mio ufficio parlamentare come crede Travaglio”. Non avrebbe nulla o quasi da recriminarsi il parlamentare che afferma: “l’unico errore è stato quello di avere un rapporto per un anno con Morichini attraverso una sua società come raccoglitore di fondi, una delle tante”. L’errore nello specifico sarebbe quello di aver accettato “l’uso di voli offerti da lui in alcune circostanze”. Il cittadino italiano tuttavia dovrebbe esserne contento secondo D’Alema perché “quando mi muovo paga il contribuente, se prendo un passaggio lui non paga”.

La questione per D’Alema non è grave, ma è stata gonfiata dai giornali perché “Berlusconi ha dato ordine di farlo”. Un avvertimento alla stampa: “Sconsiglierei all’informazione libera di andare dietro queste campagne e di vedere cosa c’è veramente”.

Sull’elenco dei finanziatori della fondazione Italiani Europei, che all’interno della querelle D’Alema- Travaglio il giornalista chiede di rendere pubblica, l’ex presidente ha detto che “la legge sulla privacy non me lo consente di farlo e io devo rispettare le legge, ma l’elenco è a disposizione dei magistrati”.

DISOCCUPAZIONE GIOVANILE. Oltre 2 milioni di giovani italiani non studiano e non lavorano, “vivono in una condizione di marginalità che non è solo un problema economico, ma anche antropologico, culturale e della democrazia italiana”, ha detto l’ospite della serata. Il problema della disoccupazione e dell’occupazione precaria assicura D’Alema “sarà al centro dell’azione politica di un nuovo governo attraverso politiche concrete di sostegno come la legge 285 promossa da noi, l’unica iniziativa per il lavoro giovanile della storia d’Italia”.
LODO MONDADORI. Sulla sentenza che obbliga Berlusconi a pagare 560 milioni di euro a Carlo De Benedetti l’ex Presidente ha detto: “Le sentenze vanno rispettate ed eseguite. Berlusconi ha acquisito Mondadori attraverso la corruzione di un giudice e quindi attraverso una decisione che fu falsata. Per cui deve restituire una parte di ciò che ha guadagnato grazie a quella decisione fasulla. È la legge, sono le regole. Con fatica dopo molto tempo la giustizia ha fatto giustizia”.

Lisa D’Ignazio

 

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