L’Aquila, si riparla di ricostruzione in una città confusa ed incapace di rialzarsi

Dopo la manifestazione di giovedì scorso in cui erano state chieste le dimissioni dell’attuale classe dirigente della ricostruzione gli imputati nel processo della protesta, il Comune  definito “complice” e la struttura commissariale, si sono riuniti questa mattina nel Consiglio comunale sulla ricostruzione. Erano presenti nella Sala Spagnoli dell’Emiciclo il commissario alla ricostruzione e presidente della […]

Dopo la manifestazione di giovedì scorso in cui erano state chieste le dimissioni dell’attuale classe dirigente della ricostruzione gli imputati nel processo della protesta, il Comune  definito “complice” e la struttura commissariale, si sono riuniti questa mattina nel Consiglio comunale sulla ricostruzione. Erano presenti nella Sala Spagnoli dell’Emiciclo il commissario alla ricostruzione e presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, il coordinatore della Struttura tecnica di Missione Gaetano Fontana, il vice commissario Antonio Cicchetti, il vice commissario ai Beni Culturali Luciano Marchetti, il provveditore interregionale alle Opere pubbliche per il Lazio, Abruzzo e Sardegna Donato Carlea e il provveditore Opere Pubbliche aggiunto per l’Abruzzo Giancarlo Santariga. Ribadendo a più riprese di non voler fare polemica, i diversi consiglieri comunali hanno chiesto a Chiodi di voler giungere ad una chiarificazione, perché “l’amministrazione è sbandata, non sa dove sbattere la testa”, ha detto Enzo Lombardi (Pdl). La discussione è ruotata principalmente intorno al problema della governance, la gestione del post  terremoto ancora irrisolta, che il Sindaco ripete da mesi. “Non si ha la consapevolezza di chi è la governance. L’incertezza dei ruoli crea confusione anche tra i cittadini”, ha detto Cialente. Pur non condividendo la gestione della struttura commissariale Cialente si è limitato a constatare il dato di fatto e cioè che “la situazione data prevede comunque un rispetto di essa”. Neppure Enrico Verini (Fli) ha criticato la struttura commissariale di per sé, ma “nello specifico questa attività commissariale che non è improntata alla quotidianità, ma alla saltuarietà”. E puntando il dito contro i commissari ha affermato: “Pare che vi occupiate della città nei ritagli di tempo”. Dopo le richieste della fine del commissariamento della settimana scorsa oggi queste sono state messe nero su bianco in aula da Antonello Bernardi (Pd): “Vi chiedo a nome e per conto dei cittadini di dimettervi da commissari. Avete fatto quello che credevate, non avete fatto quello che questa città vi richiedeva per questo sarete giudicati dalla storia”. L’appello è contenuto anche in un documento presentato al presidente Chiodi da alcuni cittadini che di fronte “ad un futuro sempre più incerto – scrivono – non solo sui tempi della ricostruzione fisica del patrimonio immobiliare, ma anche sulle garanzie economiche per poter sopravvivere su questo territorio”, chiedono “una seria politica programmatica locale, condivisa dalla popolazione, la cessazione immediata degli ‘scippi’ al territorio delle strutture di ogni tipo” e molto altro. Le richieste non finiscono qui, altre e simili sono contenute in un altro documento diffuso oggi dal Comitato 3 e 32 che chiede, oltre alla fine del commissariamento, “il sostegno dell’economia e dell’occupazione, il diritto al lavoro, all’abitare, la tutela del territorio, l’approvazione del regolamento sulla partecipazione e infine il sostegno all’approvazione della legge d’iniziativa popolare”. Alla richiesta di dimissioni Chiodi risponde sottraendosi alle accuse: “Non capisco perché del comportamento di tanti la colpa debba essere la mia. L’unico motivo per cui il commissariamento deve finire è lo scaricabarile, così si trova lei (riferito a Bernardi, ndr) nelle difficoltà”. L’AQUILA SECONDO I COMMISSARI. A differenza delle denunce dei comitati di una città in cui “non c’è lavoro e non c’è futuro, dove i soldi del cratere vengono sistematicamente dirottati altrove, il quadro della città fornito dalla struttura commissariale sembra se non roseo, almeno rassicurante. Per Cicchetti “il 60% della popolazione aquilana, circa 42 mila persone sta nelle loro case, gli altri 29 sono assistiti con autonoma sistemazione o C.A.S.E o M.A.P.” Sullo condizioni del patrimonio artistico culturale Marchetti assicura che “la schedatura dei danni è completata, così come la messa in sicurezza del centro storico”. Inoltre sempre Marchetti ricorda che per le “40 chiese del Decreto 24 la progettazione è pronta entro fine agosto”, mentre i finanziamenti ricevuti da nazioni estere sono giunti dal Kazakistan e dalla Russia, dal quale sono in corso le erogazioni. Insomma i lavori sarebbero in corso o starebbero per iniziare. Dello stessa lunghezza d’onda è la visione della realtà offerta del commissario Chiodi, il quale ha assicurato che la situazione ora all’Aquila è migliore che nel pre terremoto. Per diversi aspetti: le scuole, “che oggi sono meglio di prima quando non avevano nemmeno i collaudi, o l’ospedale che “dispone di sale operatorie e un pronto soccorso che prima non aveva, e infine l’università che “si è salvata con lo stesso o quasi numero di iscritti”. Ecco presentato il miracolo del post sisma aquilano in cui per il Presidente anche la ricostruzione leggera sarebbe stata completata, mentre quella pesante “anche se non c’è la percezione è iniziata perché è iniziata la messa in sicurezza”. Sui fondi Chiodi ha assicurato la disponibilità del governo nazionale a stanziare negli anni 14 miliardi di euro, di cui circa 2 miliardi sono già pronti, ma “devono essere spesi altrimenti il governo non ne da degli altri”. Sulla zona franca che “francamente è sparita”, come si legge nel documento dei cittadini, Chiodi assicura che arriverà sicuramente prima all’Aquila che a Lampedusa e che in base ai dati economici richiesti dall’UE “diciamocelo non siamo la zona franca, perché i nostri dati economici sono meno gravi di quelli dei paesi dell’ex Unione Sovietica”. TEMPI. Ciò che manca sono le scadenze, o meglio molte sono le date di scadenza periodicamente proclamate, ma disattese. Come quella per la presentazione dei progetti delle case E entro il 31 giugno ora rimandata, attraverso un Protocollo d’Intesa firmato con l’Ordine degli Ingegneri, al 20 luglio data entro cui i progettisti presenteranno una probabile scadenza dei progetti in relazione a come stanno messi i progetti stessi. Modalità attraverso la quale Fontana assicura di poter “immaginare una scadenza conveniente in ambito generale”. Sono stati, inoltre, fissati i tempi per l’approvazione dei progetti: 40 sono i giorni in cui il progetto può rimanere presso la filiera, 30 sono i giorni che hanno i progettisti per rispondere alla filiera e 50 quelli in cui quest’ultima ha per approvare o respingere il progetto. Per superare la situazione di perenne incertezza bisogna “seguire la ricostruzione per dare tempi certi” ha detto Cicchetti e stabilire “tempi certi anche per l’agenda politica che viaggia parallelamente all’agenda economica”, ha aggiunto Bernardi. La corsa contro il tempo è il tema che più preoccupa la città, a partire dal problema dello smaltimento delle macerie per il quale Enrico Perilli (Prc) ha chiesto una velocizzazione. “Se si inizia a ricostruire solo dopo che si sono tolte le macerie, voi ci restituirete tra 25 anni una città fantasma, visto che ancora oggi non si apre un cantiere”, ha affermato il consigliere. La sicurezza sismica è l’altro tema affrontato oggi in aula attraverso una mozione presentata, di cui è primo firmatario il consigliere Enrico Verini, sulla sostituzione edilizia cioè l’opportunità di poter abbattere e ricostruire la propria abitazione per avere una maggiori garanzie di sicurezza sismica. “Invece che la capitale dell’edilizia antisismica, come aveva detto Bertolaso – ha affermato Verini – L’Aquila sta diventando la capitale del rattoppo”. Quella che è mancata oggi è la discussione sui problemi della città, “un confronto sulle idee di modelli di ricostruzione tra Comune e altri soggetti- ha detto Luigi D’Eramo (La Destra) – questo non c’è, ma c’è un escalation di polemiche”. Dello stesso avviso è Gianni Chiodi che si sarebbe aspettato “un confronto sui temi che mettessero quei tasselli che mancano al processo di ricostruzione”. Il commissario ha auspicato tuttavia che il comune prenda l’iniziativa presentando dei piani di ricostruzione “senza i quali non ci sono nemmeno benefici economici”. Per Cialente, invece, bisogna ripartire dalle E della periferia per le quali non serve il piano di ricostruzione, la cui prima scadenza era stata fissata per il 31 dicembre 2010 e già disattesa più volte. Anche oggi un nulla di fatto per conoscere il futuro di questa città sempre più confusa, impaurita e incapace di rialzarsi.

Lisa D’Ignazio

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