Mumbai ripiomba nel terrore

Ieri nel pomeriggio, tra le 18.30 e le 19:00, tre esplosioni simultanee, due nella zona sud della citta’ e una in pieno centro, hanno sconvolto Mumbai, una delle principali città industriali dell’India, facendola ripiombare  nel terrore, come era accaduto a  seguito dell’attacco coordinato che il 26 novembre 2008 mise per tre giorni a ferro e […]

Ieri nel pomeriggio, tra le 18.30 e le 19:00, tre esplosioni simultanee, due nella zona sud della citta’ e una in pieno centro, hanno sconvolto Mumbai, una delle principali città industriali dell’India, facendola ripiombare  nel terrore, come era accaduto a  seguito dell’attacco coordinato che il 26 novembre 2008 mise per tre giorni a ferro e fuoco la citta’, con un bilancio finale di 195 morti, tra cui 27 stranieri. Le bombe, che si sono concentrate per lo più nell’area del mercato dei gioielli nella parte meridionale della città che conta 10 milioni di abitanti, sono stati descritte dal ministro dell’Interno come “attacchi terroristici coordinati”. “Questo è un altro attacco al cuore dell’India, al cuore di Mumbai. Sosterremo la sfida, sono preparati molto meglio che il 26/11”, ha detto ieri sera a Ndtv Prithviraj Chavan, che guida lo stato di Maharashtra, riferendosi agli attentati del 2008. L’esplosione principale ha avuto luogo nell’area della Opera House, centro del commercio di diamanti. I militanti con base in Pakistan nel 2008 si concentrarono nei pressi di questa popolare area. Un’altra esplosione, sempre nella parte meridionale della città, ha avuto luogo nel Zaveri Bazaar, già colpito due volte in passato. La terza si è verificata a Dadar, in un’affollata strada con negozi musulmani e indù. Stamani il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha “condannato con forza” gli attentati in India, sottolineando come il terrorismo rappresenti una delle minacce più gravi per la pace nel mondo. “I membri del Consiglio di sicurezza ribadiscono che il terrorismo in tutte le sue forme rappresenta una delle minacce più gravi alla pace nel mondo e alla sicurezza e che le azioni terroristiche sono criminali e ingiustificabili, indipendentemente dalla loro motivazione”, ha dichiarato il Consiglio di sicurezza in un comunicato letto da Peter Wittig, ambasciatore tedesco all’Onu e attuale presidente del Consiglio. “L’uccisione di Osama Bin Laden non ha fermato il terrorismo internazionale” e “questa serie di attentati dimostra che la rete e’ ancora ben organizzata”, ha detto un responsabile della Farnesina, intervistato nel corso del programma Hello Italia di Radio1 Rai. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha espresso  solidarietà all’India, “grande Paese che gioca ruolo fondamentale in una regione delicatissime” cui l’Italia è vicina. “Lo avevamo detto qualche tempo fa che l’uccisione di Osama bin Laden non avrebbe fermato il terrorismo internazionale – ha sottolineato Frattini – è evidente che questa serie di attentati mostrano come questa rete terroristica é ben organizzata. Questa è la dimostrazione che la rete internazionale antiterrorismo deve continuare”. “La globalizzazione del terrorismo è purtroppo una tragica realtà – ha detto ancora il titolare della Farnesina – al Qaida non ha mai smesso di organizzarsi. Se pensiamo all’azione violenta dei talebani in Afghanistan che ha provocato la morte di nostri soldati e di altri paesi è evidente che anche quella ne è una manifestazione drammatica. Non a caso ho ribadito in Parlamento che se partecipiamo ad azioni anche molto lontano dalla nostra casa, che sono azioni antiterrorismo, lo facciamo per contribuire anche alla nostra sicurezza”Il ministro dell’Interno indiano, Palaniappan Chidambaram, ha affermato che e’ ancora troppo presto per fare ipotesi sui responsabili dell’attentato coordinato in cui mercoledi’, a Mumbai, sono morte almeno 17 persone e 100 sono rimaste ferite. Il governo indiano ha rivisto al ribasso il bilancio dei morti (l’ultimo parlava di 21 vittime). Chidambaram ha aggiunto che non si e’ trattato di un attacco ai mercati finanziari e che sono sospettati “tutti i gruppi terroristici in grado di portare simili attacchi: non puntiamo il dito – ha aggiunto – su un gruppo o un altro”. – Proprio per la conformazione lunga e stretta di Mumbai, data dall’unione di sette isole, le arterie di traffico verso i sobborghi sono poche e sovraccariche. Solo tre vie (una a ovest, una centrale e una a est), spesso a una corsia sola e in alcuni punti rinforzate da sopraelevate arrivano da C0laba, il quartiere inglese dove svetta il Taj Mahal Hotel,  ricostruito dopo gli attentati del 2008, verso gli aeroporti e i quartieri dormitorio del nord, passando per Dharavi e gli altri slum, i più estesi d’Asia, dove abita il 78 per cento della popolazione. Nello stretto corridoio per recarsi a nord, passano anche tre linee ferroviarie e si trovano decine di stazioni: visti i pochi chilometri che separano la costa est da quella ovest, spesso le stazioni delle tre linee suburbane (est, ovest e centrale) si trovano a poche decine di metri di distanza le une dalle altre. Mentre il territorio acquitrinoso non permette la costruzione di una linea metropolitana e tra qualche tempo, invece, verrà inaugurata una monorotaia per deviare i flussi di traffico. I servizi di sicurezza indiani avevano intercettato, in febbraio, messaggi che parlavano di possibili attacchi in luglio da parte dei Mujahedin India. E l’informazione è stata passata alle autorità locali affinché adottassero contromisure. Ma il problema – hanno aggiunto fonti investigative – è che i terroristi hanno formato due gruppi di fuoco con elementi sconosciuti alla polizia. Questo avrebbe permesso ai militanti di organizzare la nuova strage di Mumbai “passando sotto i radar”. Altro aspetto è quello delle possibili collusioni. L’ultimo attentato potrebbe far parte del cosiddetto “Progetto Karachi”. Il gruppo “Lashkar E Toiba” ha pianificato azioni da affidare ai “Mujahedin” e a organizzazioni minori. A ispirare gli attentati un ex ufficiale pachistano, legato agli islamisti. L’obiettivo è di continuare a esercitare pressioni sull’India ma in modo indiretto. L’offensiva del terrore deve apparire come l’iniziativa di una fazione locale e Islamabad non deve essere coinvolta in alcun modo. Il primo a parlare del “Progetto” è stato l’americano-pachistano David Headley, un estremista arrestato dall’Fbi che ha “lavorato” con ufficiali pachistani. Una vicenda che accresciuto i sospetti di Washington nei confronti del Pakistan, paese che protegge tuttora formazioni anti-indiane e qaediste.

Carlo Di Stanislao

 

Una risposta a “Mumbai ripiomba nel terrore”

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