Di Pietro: chi si ricorda piu’ dell’Aquila?

“L’Aquila effettivamente non se la ricorda più nessuno”: con queste parole Antonio Di Pietro Presidente dell’Italia dei Valori si è rivolto ieri pomeriggio al pubblico terremotato durante l’iniziativa dell’Idv “Un progetto di rinascita per L’Aquila”, che si è svolta all’Hotel Canadian. All’incontro erano presenti anche i referenti locali dell’Idv: Lelio De Santis, coordinatore cittadino, Alfonso […]

“L’Aquila effettivamente non se la ricorda più nessuno”: con queste parole Antonio Di Pietro Presidente dell’Italia dei Valori si è rivolto ieri pomeriggio al pubblico terremotato durante l’iniziativa dell’Idv “Un progetto di rinascita per L’Aquila”, che si è svolta all’Hotel Canadian. All’incontro erano presenti anche i referenti locali dell’Idv: Lelio De Santis, coordinatore cittadino, Alfonso Mascitelli, segretario regionale, Carlo Costantini, capogruppo regionale, Augusto Di Stanislao, deputato, Angelo Mancini, consigliere del Comune dell’Aquila.

All’interno del dibattito, il primo a denunciare l’oblio caduto sulla città è stato il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri dell’Aquila Paolo De Santis che ha disilluso la cittadinanza, oltre che sull’interesse del paese verso la tragedia aquilana, anche sui tempi della ricostruzione. “Siete stati illusi che la ricostruzione si facesse con la bacchetta magica. Se gli aquilani delle case A, B e C sono tornati nelle loro case dopo un anno e mezzo è un miracolo”.

La ricostruzione avverrà per De Santis solo se sarà “partecipata, cioè fatta sia dai professionisti che dai cittadini”. “La partecipazione è quello che manca all’Aquila” – ha detto Enzo Bianchi, membro dell’Assemblea cittadini, aggiungendo: “Maggiore è la partecipazione e maggiore è quello che si può fare”. Le cose da fare non si fermano alla ricostruzione edilizia, ma riguardano parallelamente quella socio-economica. “Non di solo case abbiamo bisogno, ma di case e sviluppo economico insieme”, ha detto Di Pietro. Intorno allo stato d’arte dell’economia della città i numeri che circolano all’Aquila non sono quelli positivi dello sviluppo, ma quelli negativi della crisi.

Secondo i dati Inps, illustrati da Umberto Trasatti, Segretario provinciale Cgil, nel 2010 la cassa integrazione è scesa solo del 5% a fronte del 25% del resto del Paese, mentre la cassa integrazione straordinaria e quindi la fine di ogni possibile ritorno al lavoro è aumentata del 60%.

Per questo L’Aquila oggi si sarebbe aspettata altro dalla manovra finanziaria, invece “in questa manovra finanziaria non sono stati messi non fondi ma solo tasse” – ha affermato Di Pietro “tasse fatte pagare agli aquilani che non possono pagarle, perché non hanno la possibilità di guadagnare”.

Gli aquilani dovranno pagare infatti, a partire dal prossimo primo novembre, il 100% delle tasse non pagate e entro dicembre restituire le prime 12 rate. L’azione economica del governo non ha previsto nemmeno la zona franca che “non ci costava niente metterla nella manovra finanziaria, non toglieva soldi, anzi. – ha detto Di Pietro – Non si è fatta perché altrimenti la Lega si arrabbiava. Questo è il governo del ricatto e del sotto ricatto”.

Di fronte ad una città che non conosce altro sostantivo che quello della disperazione, la domanda che oggi è risuonata di più nella sala gremita è stata: “La politica dov’è?”

“La politica non c’è – ha detto Di Pietro – perché gli emendamenti in favore dell’Aquila non li hanno votati nemmeno i parlamentari abruzzesi e questo è un problema che mi lascia un po’ perplesso”.

Se l’immobilismo ha la meglio dentro la città e l’oblio fuori di essa non ci si può certo rassegnare e pensare che “l’unica medicina sia: aspetta che il tempo passa, che poi le cose si aggiustano da sole”, ha affermato Di Pietro. La ricetta dell’Idv per L’Aquila è invece quella di “urgenti finanziarie, di una programmazione coordinata e complessiva, ma prima di tutto della fine del commissariamento”. Ciò che non si può tollerare è per il Presidente Idv “il chiaro conflitto d’interesse tra la persona che ricopre una carica istituzionale e quella di commissario”. Unirsi contro la struttura commissariale è l’appello lanciato da Umberto Trasatti: “I poteri straordinari sono l’antitesi della partecipazione”.

Dalla politica giunge la dichiarazione di volontà di Enrico Verini (Fli) a presentare “una mozione congiunta del Comune per porre fine al commissariamento, in quanto – ha aggiunto – non c’è la necessità tra lo Stato e il Comune di un terzo soggetto che comporta solo l’allungamento dei tempi”. Dalla critica al sistema commissariale si passa a quella personale: “Chiodi è poco interessato e poco capace. – ha detto Verini – Non si può essere commissari part-time e lo stesso vale per l’aquilano Cicchetti che viene all’Aquila ogni tre settimane”.

L’abbandono della città non c’ è solo da parte della politica, ma anche della popolazione. “I giovani se ne andranno, perché non c’è più la città”  ha detto Eugenio Carlomagno, Direttore dell’Accademia dell’Immagine. E lo stesso succede già oggi per i“13 mila cittadini che sono in autonoma sistemazione, molti dei quali hanno già lasciato la città perché non vedono una speranza per i giovani” ha aggiunto Trasatti. I giovani oggi sono questa grande sprecata risorsa dell’Italia della crisi, ma anche i protagonisti di ogni comizio elettorale che si rispetti. Sono sempre i giovani che all’Aquila hanno perso, oltre alla vita, il diritto allo studio. Per gli studenti ‘resistenti’, di cui 8000 pendolari, dell’Università dell’Aquila “abbiamo chiesto la proroga dell’esonero delle tasse”, ma il Ministro non risponde”, ha detto il Rettore Ferdinando Di Iorio. La scelta se riconoscere o meno l’Università come motore economico e culturale della città è di fondamentale importanza, in quanto “si sta giocando con il fuoco”, ha affermato Di Iorio. “I nostri studenti hanno il diritto di formarsi in questa città. Devono avere vent’anni come nelle altre città”. E ha aggiunto nostalgico: “L’Aquila è stata desertificata della sua più grande bellezza: i giovani”. Anche il Presidente Di Pietro ne ha sottolineato l’importanza: “L’università va difesa per assicurare la vita futura della città”.

Davanti ad una situazione di permanente immobilismo tutti sono d’accordo sul fatto che è necessaria un’unità locale contro il governo nazionale che ha dimenticato L’Aquila. “Il dramma della città non è abruzzese, ma nazionale”, ha detto Di Iorio. Per questo Verini ha chiamato in raccolta tutta la politica per mettersi al servizio della città attraverso “un partito dell’Aquila, una cosa nuova che vada al di là di ogni schematismo” e che presupponga “le primarie non un Piccone da Celano”.

“È necessario rilanciare l’attenzione. – ha concluso Di Pietro – Mi impegno qui a ricordare il dramma dell’Aquila, non perché speri che ci sia al governo qualcuno che voglia sentire, ma perché è bene ricordare al Paese che c’è una realtà che soffre ancora”.

Lisa D’Ignazio

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