Ticket a macchia di leopardo

Scattati da domenica 17 luglio, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della manovra economica del governo, i nuovi ticket che i cittadini saranno chiamati a pagare sulle visite specialistiche e la diagnostica (10 euro) ed i codici bianchi al Pronto soccorso (25 euro), dividono le regioni che, sulla questione, si presentano in ‘ordine sparso’, con […]

Scattati da domenica 17 luglio, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della manovra economica del governo, i nuovi ticket che i cittadini saranno chiamati a pagare sulle visite specialistiche e la diagnostica (10 euro) ed i codici bianchi al Pronto soccorso (25 euro), dividono le regioni che, sulla questione, si presentano in ‘ordine sparso’, con Umbria e Veneto che ne rifiutano l’applicazione e un ulteriore colpo di scena, che viene da Palazzo Balbi, con una lettera del ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che scarica la patata bollente alle Regioni stesse. “E’ ribadita la possibilità per le Regioni di non applicare il ticket sulla specialistica di 10 euro — scrive Fazio —purché adottino altre misure di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie equivalenti sotto il profilo del mantenimento dell’equilibrio economico-finanziario e del controllo dell’appropriatezza “. Insomma, siccome il governo non ha più i 486,5 milioni della seconda tranche del riparto del Fondo sanitario nazionale da distribuire (al Veneto ne spettano 35), ha detto ai governatori di ricavarli dal balzello sui codici bianchi. Sparso l’ordine con cui le Regioni hanno recepito il dictat, peraraltro contradditorio, sui ticket. In questa Italia fai da te, sette regioni hanno fatto entrare a regime il ticket e in varie altre, invece, lo stesso resterà ‘congelato’ in attesa di ulteriori valutazioni dei tecnici, mentre un ‘no’ deciso al pagamento arriva da 4 Regioni: Toscana ed Emilia Romagna su tutte, poi Veneto ed Umbria. In molte, sono allo studio possibili alternative a quello che è già definito come un ‘nuovo balzello’ a danno delle fasce più deboli della popolazione. L’Italia dei nuovi ticket si presenta dunque, al momento, ‘a macchia di leopardo’, anche considerando il fatto che in varie Regioni ticket su specialistica, diagnostica e codici bianchi sono già in vigore e si tratta quindi ora di studiare eventuali voci ‘aggiuntive’. Resta però garantita l’autonomia di scelta, come ha precisato lo stesso ministro della Salute Ferruccio Fazio, ribadendo “la possibilità per le Regioni di non applicare il ticket sulla specialistica di 10 euro purché adottino altre misure di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie equivalenti sotto il profilo del mantenimento dell’equilibrio economico-finanziario e del controllo dell’appropriatezza”. Di certo, però, come sottolinea il direttore dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), Fulvio Moirano, “a meno che le regioni non prendano provvedimenti autonomi per trovare delle coperture alternative al ticket”, la nuova tassa dovrà scattare. E per le Regioni sottoposte a Piano di rientro (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campani, Puglia, Calabria e Sicilia) reperire fondi alternativi per scongiurare i nuovi ticket sarà, ovviamente, ancora più difficili. “Hanno imbastito una manovra carica di tasse e senza alcuna riforma che non ci metterà al riparo dai mercati e che ha innescato una bomba a orologeria che scoppierà tra il 2013 e il 2014”. E’ quanto afferma il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, in un’intervista a L’Unità nella quale sottolinea che la manovra “non risponde ad un interrogativo di fondo e cioé come fa un Paese con un debito così alto a pagare quel che deve crescendo poco o nulla”. Secondo il numero uno del Pd, i tempi sono maturi per il confronto elettorale ma il partito è disponibile anche ad affrontare “una fase di transizione che nei tempi utili consenta una riforma elettorale”, a patto che “i vecchi protagonisti si facciano da parte”. Per Bersani, la vera novità della manovra non sta nei tempi rapidi con cui è stata approvata ma nell’unità dell’opposizione. “Per la prima volta in tre anni – precisa – il Pd, l’Udc e l’Idv hanno proposto correttivi comuni, hanno presentato in Parlamento emendamenti insieme. E’ una novità che non va sottovalutata”. Il segretario del Pd sostiene, poi, che è da cambiare l’intero impianto della manovra, “perché sono state compiute scelte di un micidiale classismo”. “C’é il taglio lineare delle detrazioni fiscali che colpisce famiglie e lavoratori – afferma – cioé chi paga le tasse, mentre non c’é un rigo contro l’evasione fiscale e c’é anche un mezzo condono”. Silvio Berlusconi sceglie la via dell’ufficialità commentando l’approvazione della manovra economia con un comunicato letto in Transatlantico al termine delle votazioni. Ai toni formali scelti dal premier fa da contraltare lo ‘sfogo’ via web dei militanti del Pdl che su Spazio Azzurro (la bacheca dei messaggi sul sito del partito) bocciano la manovra economica e puntano il dito contro il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Si apprende oggi che il fronte delle Regioni ribelli si allarga, con Val D’Aosta, Emilia Romagna, Toscana, Sardegna e Trentino Alto Adige, che ribadiscono di non voler applicare i nuovi balzelli. Sicchè, a conti fatti, mentre il Lazio sta ancora valutando, le uniche regioni che hanno già aplicato i nuovi ticket sono solo, ad oggi: Liguria, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Basilicata e Puglia, mentre in Lombardia dove comunque, il governatore Roberto Formigoni, ha messo al lavoro gli esperti per capire se a breve il superticket di 10 euro possa essere ridotto, si prende ancora tempo.

Carlo Di Stanislao

 

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