L’Aquila, ricostruzione edifici pubblici: si parte dai teatri

Riportare la vita nel centro storico è l’obiettivo della scelta fatta dall’amministrazione comunale, cioè quella di recuperare due simboli della città: il Teatro Comunale e il Teatro S. Filippo. Una scelta che, questa mattina in conferenza stampa, il Sindaco ha presentato come una precisa presa di posizione degli aquilani rispetto alla struttura commissariale. “La regia […]

Riportare la vita nel centro storico è l’obiettivo della scelta fatta dall’amministrazione comunale, cioè quella di recuperare due simboli della città: il Teatro Comunale e il Teatro S. Filippo. Una scelta che, questa mattina in conferenza stampa, il Sindaco ha presentato come una precisa presa di posizione degli aquilani rispetto alla struttura commissariale. “La regia dev’essere la nostra – ha detto Massimo Cialente – quando siamo noi i protagonisti, noi decidiamo e poi decidiamo di collaborare con gli altri, non che le truppe di occupazione pretendono di stabilire tutto dall’alto”. Stanchi delle decisioni prese dalla struttura commissariale il Comune, sulla base di un’Intesa firmata il 24 febbraio con la Struttura commissariale ai Beni culturali, avvierà al più presto il recupero degli edifici pubblici. Complessivamente i fondi previsti sono 65 milioni di cui 47 in cassa, grazie alla Legge 77 Art. 14 del terremoto, e 18 programmatici provenienti dai fondi CIPE.

Per il Teatro comunale sono a disposizione 1 milione e 600 mila euro, provenienti dalle donazioni raccolte dal giornalista Bruno Vespa, per il primo lotto che necessita di consolidamento statico, e 10 milioni, a carico del vice commissario per i Beni culturali, per il secondo lotto. Il progetto prevede la collaborazione di esperti come l’architetto Elisabetta Fabbri, famosa per aver lavorato al restauro della Fenice di Venezia e della Scala di Milano. Si stima che i lavori del primo lotto termineranno  tra 180 giorni e che “entro tre anni si rientra nel Teatro comunale”, ha detto Cialente.

Per il Teatro S. Filippo, che originariamente era una chiesa barocca, sono previsti due progetti. Il primo in appalto, mentre per il secondo l’assegnazione dei lavori dev’essere ancora decisa per problemi dovuti alla promiscuità dell’edificio con una proprietà privata. I lavori che interesseranno il primo lotto con un piccolo intervento di consolidamento dell’abside della chiesa e il secondo lotto con un più ampio restauro, costeranno complessivamente 2 milioni e 405 mila euro. Si prevede che tutto il complesso sia pronto entro 400 giorni. L’idea che sta alla base dell’intervento sul Teatro S. Filippo non è solo quella di recuperare, ma di “restituire un Teatro polifunzionale che vada oltre le aspettative che c’erano prima”, ha detto Giuseppe Di Girolamo, funzionario del vice commissario ai Beni culturali, Luciano Marchetti.

I tempi originariamente previsti in realtà erano molto più lunghi, ma “il Sindaco ha voluto che si tagliassero” – ha detto Vladimiro Placidi, Assessore alla ricostruzione dei Beni Culturali, e ciò è possibile “perché la struttura commissariale agisce in deroga”, ha spiegato Di Girolamo.

La strada per riavere questi due centri di cultura e spettacolo prevede diverse tappe: il 21 luglio scade il termine di presentazione delle offerte tecniche da parte delle ditte, mentre il 22 luglio inizierà la loro valutazione. Per la seconda metà di agosto sono previsti gli affidamenti dei lavori.

Molte le idee e i progetti in porto, in quanto come ha detto Placidi: “la ricostruzione del patrimonio pubblico è il primo passo per la ricostruzione, perché il centro storico senza funzioni pubbliche è un centro storico monco”.

L’obiettivo di ricostruire il tessuto urbano passa, quindi, anche attraverso il recupero di altri edifici come la Scuola De Amicis, che “al di là delle cose che si dicono non sarà demolita” – ha tenuto a precisare Placidi –  “perché il patrimonio non si può distruggere, sia se è vincolato che non”. Altro edificio di primaria importanza è il Cinema Massimo, anch’esso nell’agenda delle priorità cosi come il cosiddetto “Palazzo del Welfare”.

Ripartire dagli edifici pubblici è un’operazione fondamentale “per riportare vita nel centro storico, a differenza di quanto dice l’associazione Policentrica – ha detto il Sindaco – che vuole portare i poli nelle periferie. Questo sarebbe drammatico”.

La scelta del Comune risponde a due tipi di emergenza che più soffocano l’esistenza della città, come ha detto Stefania Pezzopane, Assessore alla Cultura: “l’emergenza degli spazi, che il Comune ha la competenza di riprendersi, e l’emergenza economica che coinvolge anche le istituzioni culturali tartassate”. Pezzopane denuncia le promesse “fatte in pompa magna” dell’allora Ministro alla Cultura Sandro Bondi per le attività e i beni culturali all’Aquila attraverso i fondi ‘Arcus’.

La richiesta urgente dell’Ass. è “la proroga dei fondi ‘stabili’ ottenuti per tre anni e il mantenimento delle promesse sui fondi Arcus”.

Lisa D’Ignazio

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