Il piano USA non puntella l’Europa e Berlusconi scavalca Tremonti

Come prevedevano quasi tutti gli economisti e gli osservatori politici, dopo mesi di negoziati e di paure, i principali leader repubblicani e democratici della Camera hanno sostenuto il disegno di legge, frutto di un accordo chiuso domenica sera con una telefonata fatta dallo speaker della Camera John Boehner,  al presidente Barack Obama. Alle 18 (ora […]

Come prevedevano quasi tutti gli economisti e gli osservatori politici, dopo mesi di negoziati e di paure, i principali leader repubblicani e democratici della Camera hanno sostenuto il disegno di legge, frutto di un accordo chiuso domenica sera con una telefonata fatta dallo speaker della Camera John Boehner,  al presidente Barack Obama. Alle 18 (ora italiana), toccherà al Senato, ma anche qui la vittoria è scontata. Il piano approvato dalla Camera e che fa tirare un sospiro di sollievo agli USA, prevede l’innalzamento del tetto del debito di almeno 2.100 miliardi di dollari in tre fasi, ovvero 400 subito, 500 se il Congresso acconsentirà a sbloccarli e altri 1.500 dopo il lavoro di una commissione bipartisan che dovrà presentare i risultati entro la fine di novembre. La commissione, composta da 6 democratici e 6 repubblicani, dovrà suggerire anche 1.500 miliardi di tagli alla spesa federale e se fallisse scatterebbero automaticamente 1.200 miliardi di tagli e l’aumento del debito di almeno la stessa cifra (per questo si parla di un minimo di 2.100 miliardi e di un massimo di 2.400). Ma, nonostante l’approvazione, non si ferma il terremoto a ribasso delle borse europee,  che stanno vivendo anche oggi una a giornata difficile, dopo il lunedi’ nero (con Milano che ha perso il 3,63%) e corsa sempre più lanciata dello spread tra Btp e Bund, con un differenziale che ha toccato un nuovo record,  salendo a un picco di 385 punti. Questo perché l’accordo raggiunto negli USA non scongiura  il rischio di un downgrade e le maggiori agenzie di rating hanno fatto sapere che sarebbero necessari 4.000 miliardi di dollari di riduzione del deficit, per poter mantenere il rating ‘AAA’. Insomma, il voto favorevole da parte della Camera americana non ha cambiato il verso agli indice dei listini del Far East e sul mercato dei cambi l’euro scende sotto quota 1,42 dollari e passa di mano a 1,4181 dollari,  dopo aver toccato un minimo di 1,4156. Proprio per questo, probabilmente questo pomeriggio, si riunirà il Comitato per la stabilità finanziaria, coordinato dal ministero dell’Economia alla presenza di Banca d’Italia, Consob e Isvap. La situazione è grave, secondo gli esperti del Tesoro, ma comune a tutta Europa se è vero che le vendite di questi giorni hanno colpito anche i Bonos spagnoli e gli Oat francesi. Vendite prontamente assorbite dal sistema bancario. Forse Tremonti & C. vorranno dare un segnale alla Bce, chiamata a dare liquidità ai mercati, piuttosto che seguire il pericolo dell’inflazione come faceva la Bundesbank. I mercati europei restano nervosi e fragilissimi, tanto che è bastato un dato negativo sull’indice manifatturiero Usa per far tornare d’un colpo l’incubo della recessione. Gli hedge fund si sono accaniti sul Btp italiano e sui titoli delle banche, come al solito in questo nero periodo. Sul mercato solo venditori, di compratori neanche l’ombra. Scrive La Repubblica che nel governo, in questa tempesta finanziaria, si va affacciando un nuovo equilibrio. La debolezza di Tremonti ha ieri incoraggiato Berlusconi a seguire la strada del “ci metto la faccia io”, anche se non sono previsti annunci clamorosi o nuovi tagli. Di fatto si tratta di un commissariamento “soft” del ministro dell’Economia, preparato e incoraggiato da tutti i ministri del Pdl, che mandano avanti il premier a sostenere l’impatto mediatico dell’operazione. Dicono i collaboratori del Cav, che addirittura il premier sta scrivendo un “discorso sullo stato dell’Unione”, senza informarne prima il titolare dell’Economia. E, sembra siano immediatamente partite varie telefonate ad Arcore, con Bossi che è lapidario (“Silvio, stai facendo una cazzata”) e Tremonti gelido (“Così diventa un suicidio politico, ti stai mettendo da solo la testa nel cappio. E se le cose vanno male sui mercati a chi daranno la colpa? Indovina un po’?”). Ma pare anche che, nonostante tutto, Berlusconi non voglia recedere ed anzi pensi di sbloccare investimenti al Cipe per sette miliardi di euro, scelta che Tremonti non avrebbe certo condiviso. Silvio Berlusconi riferirà sulla situazione economica domani pomeriggio, prima alla Camera poi al Senato. Quindi, giovedì mattina, insieme con il governo, incontrerà le parti sociali, Confindustria e i sindacati. Ma l’incontro con i sindacati, fortemente consigliato al premier dal neo-segretario Alfano e dal ministro Sacconi, fa temere a Berlusconi che alla fine il tavolo sociale non porti a nulla di concreto e che diventi un boomerang. il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha riferito che l’esecutivo è pronto al confronto su un’agenda di cinque punti, tra questi: la riduzione delle tasse secondo un disegno delega, l’avvio di una stagione di privatizzazioni e liberalizzazioni, monitoraggio degli investimenti alle imprese, verifica del rapporto tra banche e imprese alla luce di Basilea 3, relazioni industriali, ammortizzatori sociali e statuto dei lavori e taglio dei costi della politica. Ma intanto, sono in molti nel Pdl a fibrillare, come le borse europee. Marco Travaglio nel suo pezzo (anche in video) “Viale Tremonti”, chiosa che, nel 2004 Tremonti non aveva alcuno scazzo con Berlusconi, mentre invece nell’intervista – colloquio con Repubblica,  lui sembra far risalire gli attuali pedinamenti giudiziari, alla sua recente guerra con Berlusconi ,che lo considera un rivale interno, un potenziale nemico, uno che gli monta contro Bossi. Quindi Tremonti collega le campagne di stampa de Il Giornale, di Libero e di Panorama contro di lui, le paragona al metodo Boffo, dice di aver detto a Berlusconi “non accetterò che usiate con me il metodo Boffo” addirittura fa cenno alle voci che in Parlamento giravano su una cordata della Guardia di Finanze fedele a Berlusconi, rappresentata dal Gen. Adinolfi, Capo di Stato maggiore della Finanza, oggi indagato a Napoli per rivelazione di segreti che avrebbe avuto un rapporto molto stretto con Berlusconi, rapporto che Berlusconi non può avere con un Generale della Guardia di Finanza perché non sta a lui, la Guardia di Finanza è sotto l’egida del Ministero dell’economia, non del Presidente del Consiglio. Ma anche se la posizione di Tremonti è critica ed indebolita, Berlusconi sa che è caro alla Lega e che è la Lega a tenere in mano la situazione. Dopo il voto su Papa, la speranza del Cavaliere e di tutto il Pdl e’ che la prova di forza nella Lega si fermi e non prosegua nei prossimi delicati appuntamenti che attendono l’esecutivo, compreso il discorso che appresta a fare mercoledì, perche’, ragiona Berlusconi, un conto e’ un deputato, tutt’altra cosa e’ se non viene apprezzato un suo discorso, nel qual caso il suo governo sarebbe davvero a rischio.

Carlo Di Stanislao

 

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