Commissariamento e babelismo

Per “il Giornale” l’Ue, che con Francia e Germania ha deciso di sostenere i titoli di stato italiani e spagnoli, ci ha promosso, ma sono in molti, invece, a ritenere che si tratta, di fatto, di un commissariamento del nostro governo. Senza mezzi termini “l’Unità” parla di schiaffo e senza fallo ancora una volta Piazza […]

Per “il Giornale” l’Ue, che con Francia e Germania ha deciso di sostenere i titoli di stato italiani e spagnoli, ci ha promosso, ma sono in molti, invece, a ritenere che si tratta, di fatto, di un commissariamento del nostro governo. Senza mezzi termini “l’Unità” parla di schiaffo e senza fallo ancora una volta Piazza Affari chiude con un ennesimo lunedì nero, perdendo a fine seduta il 2,35% (Ftse Mib), trascinata sui minimi da Wall Street che procede in picchiata dopo il downgrade di Standard and Poor’s. Le borse occidentali sono in caduta libera. Al momento la pioggia di liquidità promessa dal G7 non si vede ancora o, come dice un trader, “forse è già finita”. Fatto sta che il clima sta decisamente peggiorando non solo in Europa con Francoforte a -4%, Parigi -3,81%, Milano, finora la migliore, accentua il calo a -2,72%. Negli Usa Dow Jones -3,25%, Nasdaq -4%. Milano era partita vivacemente; tuttavia l’euforia iniziale è andata via stemperandosi nel corso della seduta. Gli indici di Piazza Affari, a mezz’ora dall’avvio delle contrattazioni, parlavano di un Ftse Mib salito del 4,8%, con buone performance soprattutto per i bancari. L’indice poi è arretrato di un paio di punti, per precipitare in seguito allo 0,5% arrivando infine in territorio negativo, con un -1,3% a cui sono seguite continue oscillazioni sopra e sotto lo zero. Anche le Borse asiatiche hanno registrato un forte calo, non dando evidentemente sufficientemente credito all’ipotesi di una sferzata dell’economia mondiale dopo il vertice straordinario del G7, che si è riunito in conference call nella notte per cercare di fare il punto della situazione. A Tokyo l’indice Nikkei ha chiuso la sua seduta a -2,18%. L’indice composite di Shanghai, principale Piazza finanziaria cinese, ha visto un calo del 3,79%, pari a 99,6 punti, a 2.526,82 punti. Stamani a Gemonio si sono incontrati per parlare di sostegno alle piccole imprese  Umberto Bossi e Giulio Tremonti, con il segretario della Lega ha parlato con i giornalisti, non chiarendo se in settimana sara’ convocato un Consiglio dei ministri straordinario sui provvedimenti per l’economia. Le reazioni di Cgil e opposizione non si sono fatte attendere. Il Governo “ci deve dire se viviamo in un Paese commissariato e senza autonomia» e deve chiarire «quali sono le condizioni poste dalla Bce per acquistare i Bond italiani»” ha detto il leader della Cgil, Susanna Camusso, che chiede maggiore trasparenza. È una questione che, rileva la leader sindacale, apre un “problema di democrazia”. La richiesta di trasparenza circa le richieste formulate dalla Bce vede protagonisti anche i leader dell’opposizione. “Vogliamo la verità”, ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: “È incredibile e inaccettabile che l’opposizione non abbia avuto fin qui comunicazione alcuna sui vincoli ai quali la comunità europea e internazionale ci sta sottoponendo. Che cosa ci stanno davvero chiedendo la Bce e le istituzioni internazionali? Un governo impotente, totalmente screditato e ormai commissariato dica almeno qual è la situazione reale”. Gli fa eco Antonio Di Pietro dell’Idv. “L’Italia», ha scritto il leader dell’Italia dei valori sul suo blog, “è oggi sotto tutela della Ue e un Governo sotto tutela non è libero, democratico né in grado di restituire quella fiducia di cui la nostra economia ha bisogno”. Giovedi la BCE ha riattivato il suo programma di riacquisto di azioni del debito sovrano per frenare l’impennata dei tassi di interesse di alcuni paesi nei mercati obbligazionari dell’area dell’euro, ma finora ha comprato solo piccole quantità di bond irlandesi e portoghesi, mentre la speculazione si concentra su Italia e Spagna. La BCE in quell’occasione aveva attirato le ire degli osservatori che non sono irritati dall’indecisione dei capi di Stato. Oggi, la stampa europea vacilla tra incredulità e messaggi apocalittici. Il tedesco Welt am Sonntag nell’articolo “Der Crash” (Il Crash) scrive: “Nessuno avrebbe potuto prevedere un crash così spettacolare. Ora abbiamo bisogno di una sana dose di umorismo macabro per gestire una simile situazione.” Der Spiegel si è chiesto: “il debito Usa, la crisi dell’euro, il caos delle borse porteranno il mondo al fallimento?” Ciò che è certo l’Italia, che è più che mai è nel mirino dei mercati, è stata aiutata dalla BCE che ha acquistato i titoli di stato del Paese. La Germania ha espresso il suo scetticismo sulla richiesta del presidente della Commissione José Manuel Barroso di aumentare la consistenza del Fondo europeo di sostegno, uno strumento importante per prevenire il contagio. Attualmente, tale fondo può sostenere un esborso di 440 miliardi di euro, una somma sufficiente per aiutare l’Italia, la terza più grande economia della zona euro, ma anche il secondo paese più indebitato. Secondo il settimanale tedesco Der Spiegel, Berlino – che ha due seggi nel Consiglio dei governatori – ritiene che l’Italia sia troppo grande per essere salvata dal Fondo”. Anche Bobo Craxi interviene e, come responsabile della politica estera del partito socialista italiano, dichiara: “Il governo Berlusconi certamente entrerà nella storia: verrà ricordato come l’esecutivo che ha condotto l’italia in un baratro”. Nel frattempo si legge che è ampio lo spettro degli interventi allo studio in materia previdenziale per fare fronte all’attuale nuova crisi e i tecnici del governo starebbero recuperando in queste ore molte delle misure drastiche che avevano già messo a punto nella manovra, approvata a Luglio, ma che poi erano state ‘ammorbidite’ e diluite nel tempo. Possibile anche l’anticipo dal 2013 al 2012 della riforma che aggancia l’età pensionabile alle aspettative di vita. Fino a poche settimane fa, le carte in tavola disegnavano un quadro stabilizzato: il governo pensava e sperava, grazie alla maggioranza faticosamente conquistata in Parlamento con l’appoggio di una schiera di “responsabili”, di riuscire ad arginare la crisi e di costringere il “cattivo” Tremonti ad allentare i cordoni della borsa. Il Terzo Polo si barcamenava tra il «flirt» con Bersani e un possibile ritorno alla “casa madre” del centrodestra; a sinistra, poi, grandi manovre in atto in vista dello scontro per la leadership tra Bersani e Vendola. In poche settimane la speculazione finanziaria – che non è cieca, ma colpisce i Paesi più deboli economicamente e anche dal punto di vista politico – ha finito con l’erodere buona parte degli effetti previsti della manovra correttiva del governo.  La politica ha dovuto prendere atto, con considerevole ritardo, che il Paese è sul baratro della crisi. I tempi della politica sono sommamente più lenti di quelli dell’economia, ma la crisi sta costringendo i partiti a rivedere le proprie strategie.  Nel centrodestra, nonostante i proclami sull’”intoccabilità” del Principe, si comincia a parlare del “dopo”. Anche perché – ma nessuno è pronto a mettere la mano sul fuoco – a più riprese il Cav ha detto che non sarà lui il candidato alla prossima premiership. Così Angelino Alfano, il cui inizio alla guida del Pdl è apparso in «sordina», comincia a tessere rapporti con gli alleati ufficiali e quelli in pectore (i terzopolisti) per incominciare a riscrivere la nuova geografia del centrodestra. Casini sembra avere rimosso la pregiudiziale anti-Berlusconi. Della serie: in questa fase di emergenza economica, non è questa la priorità del Paese. Così lancia l’idea di una sorta di “armistizio”, di pacificazione nazionale, per vincere tutti insieme la battaglia della difesa dell’economia. E, in questo complesso scenario, con il downlaud alle porte, la sinistra cincischia e fa la voce grossa, ma sommamente confusa, con Bersani che cerca di non allontanarsi da Casini, Veltroni che caldeggia un “modello Ciampi”, l’Idv che vuole che Berlusconi se ne vada ed il babelismo, in generale, regna sovrano. Lo storico Riccardi, sempre più nemico di Muccioli e sempre più “fratturante” entro la Comunità di Sant’Egidio, scrive che la soluzione è nei cattolici, poiché essi non temono confronti e sin dalle origini sanno stare tra diversi e la loro presenza è tutela di libertà contro il babelismo. Dice l’intellettuale cattolico che da tempo lancia l’idea di un trasversale partito cattolico, che le attuali difficoltà, politiche prima che economiche, vengono dal laicismo, che va quindi combattutto con il suo netto contrario. Vorremo però ricordare a Ricciardi, che il termine ‘laicismo’ indica l’atteggiamento di coloro che sostengono la necessità di escludere le dottrine religiose e le istituzioni che se ne fanno interpreti, dal funzionamento della cosa pubblica in ogni sua articolazione. Il laicismo si contrappone quindi nel linguaggio politico contemporaneo al confessionalismo e al fondamentalismo, secondo i quali le istituzioni politiche devono essere collegate al rispetto obbligatorio per tutti, credenti e non credenti, dei principî religiosi della Chiesa dominante. La separazione tra la sfera pubblica della politica e la sfera privata della fede religiosa è quindi un elemento essenziale dell’atteggiamento laico, che riconosce in questa separazione una condizione necessaria per il benessere dell’uomo, per il rispetto della sua dignità e per il libero sviluppo di tutte le sue capacità. Il laicismo è orientamento tendenzialmente individualista e razionalista; pertanto si è anche identificato il laicismo con una concezione più ampia e complessiva della cultura e della vita civile, basata sulla tolleranza comprensiva delle credenze altrui, sull’analisi critica delle opinioni prevalenti, sul rifiuto del dogmatismo in ogni settore della vita associata, anche al di là dell’influenza diretta dell’istituzione religiosa dominante. Il laicismo è categoria della vita politica e intellettuale per molti versi distinta concettualmente dalla secolarizzazione, intesa qui come processo di perdita di rilevanza della religione nella vita sociale, in quanto fonte di identità e di orientamento nell’agire per singoli e gruppi. Ammesso che sia possibile accertare una reale secolarizzazione nel complesso della società europea, nel senso sopra indicato, nell’età moderna e contemporanea e che sia plausibile anticipare gli sviluppi nei decenni a venire, la vicenda storica del laicismo può essere analizzata in modo autonomo. Non solo in Italia, il laicismo, come orientamento di una classe politica liberale che si identifica con il progetto di uno Stato moderno (e perciò laico), perse progressivamente di significato tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Raggiunti in Italia e in Francia alcuni almeno degli obiettivi fondamentali per il consolidamento delle istituzioni statali in senso non confessionale, esauritosi in Germania il Kulturkampf bismarckiano, si pose piuttosto il problema di ricercare un contatto con la popolazione cattolica che di fronte alla politica e alla cultura laica si era isolata e organizzata come società civile separata. In questo spazio, proprio, in particolare, della situazione italiana, ma presente anche in Francia e in Spagna e, in parte almeno, nella Germania Federale, i movimenti di opinione laici si sono mossi sul terreno tradizionale della non confessionalità del sistema educativo statale e della sua superiorità rispetto al sistema privato, in gran parte connotato in senso religioso, e hanno individuato temi nuovi, come il divorzio e l’aborto, sui quali la separazione tra sfera pubblica politica e sfera privata religiosa doveva trovare una ridefinizione, anche legislativa, rispettosa dei diritti e delle libere scelte dei non credenti e, nello stesso tempo, accettabile per la coscienza dei cattolici. Se, malgrado le rinnovate tentazioni integraliste di una parte della gerarchia cattolica, alcuni principî essenziali del pensiero laico sono diventati assiomi nelle società occidentali, e la discussione riguarda piuttosto la loro articolazione politica, la problematicità del pensiero laico, le sue promesse e la sua vulnerabilità appaiono evidenti nelle zone del mondo esposte alla tentazione dell’integralismo e del tribalismo religioso come strumento di identità collettiva. Oltre che potere d’acquisto e benessere sociale, non vorremo ora perdere anche la libertà, per idee confessionali che, credo, non porterebbero nulla di buono.

Carlo Di Stanislao

 

 

 

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