Agosto infuocato

Il  differenziale con i Bond tedeschi ci dice che l’Italia è più ammalata e messa peggio della Spagna, mentre le montagne russe di Piazza Affari, in questa volatilità di mercato che vede crescere solo l’oro, ci indica che la situazione è grave, dominata dal nervosismo e ben lontana da una stabilizzazione. Oggi è previsto l’incontro […]

Il  differenziale con i Bond tedeschi ci dice che l’Italia è più ammalata e messa peggio della Spagna, mentre le montagne russe di Piazza Affari, in questa volatilità di mercato che vede crescere solo l’oro, ci indica che la situazione è grave, dominata dal nervosismo e ben lontana da una stabilizzazione. Oggi è previsto l’incontro fra governo e parti sociali, per chiarire i punti di riforme strutturali irrimandabili e difficili, ma che ci sono richieste dall’Unione Europea, nella irritazione crescente della Germania, che si vede minacciata nei suoi interessi dal default di altre nazioni, con in testa proprio noi. Ad aprire il dibattito politico è stato, di buon mattino, il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini,  che sulla sua pagina Facebook ha sgombrato il campo da ogni equivoco: “E’ avvilente che davanti ad una opposizione che si occupa delle sorti del Paese in un momento drammatico, ci sia chi strumentalizza con le solite logiche di palazzo. Siamo e rimaniamo all’opposizione di Berlusconi e continuiamo ad operare solo per l’Italia e gli italiani”. Casini, quindi, chiarisce  possibili equivoci, che avevano generato, da venerdì, l’idea, in molti esponenti del Pdl, di un possibile corteggiamento, con la possibile costruzione di  ponti, verso i centristi, persino lasciando intravedere ipotetici scenari post berlusconiani. Niente da fare. Casini non ci sta, anche se Gasparri afferma: “La crisi mondiale , in Italia, rappresenta una sfida soprattutto per l’area politica alternativa alla sinistra. Chi se non il centrodestra, anche un nuovo centrodestra frutto di un allargamento e di una ricomposizione di quest’area, può fare scelte chiare sulla spesa pubblica, il pareggio di bilancio, le privatizzazioni, la previdenza, la modernizzazione del mercato del lavoro, l’uscita della politica dai servizi pubblici locali?”. D’Urso, ex Fli tornato a casa Pdl, gli fa subito eco, ma le parole di Benedetto Della Vedova, capogruppo alla Camera del Fli, lasciano intravedere posizioni molto distanti e non consigliabili. Ma le posizioni sono divaricate anche nella maggioranza, con un dibattito rovente ad esempio sulle pensioni, tema su cui è intervenuto Bossi, affermando che: “Finchè c’è la Lega non si mettono in discussione i diritti della nostra gente, la stabilità non sacrifichi Padania e fasce deboli”. Insomma questo agosto è politicamente rovente, molto più di tanti, più o meno recenti “autunni caldi”, con tutti i politici impegnati a riposizionarsi su uno scacchiere molto liquido, nell’attesa dell’incontro di oggi pomeriggio fra governo e parti sociali, incontro cruciale  perché destinato a dare il “la” ad una fase delicata: quella del varo e della gestione parlamentare di una manovra economica inevitabilmente pesante e, forse, alla schiusa di un autunno persino più caldo dell’estate. La speranza è che la reazione delle parti sociali sia di apertura alle proposte del governo, ma nessuno si illude che il percorso sia agevole. Piuttosto critica anche la posizione di Confindustria, che appezza il fatto che il governo abbia preso tempestivamente l’impegno a sottoporre subito le misure al Parlamento e a costituzionalizzare l’obbligo del pareggio di bilancio; ma sulle liberalizzazioni dice che: “non vi è alcun motivo di attendere una modifica dell’articolo 41 della Costituzione, in sé positiva, per procedere alle liberalizzazioni e a quella semplificazione della Pubblica amministrazione che possono ridurre gli oneri su imprese e cittadini e dare più spazio alla libera attività imprenditoriale e al mercato” mentre sarebbe necessario “anticipare i tagli ai costi della politica”. Berlusconi all’incontro ci sarà; arriverà dalla Sardegna dove festeggia il compleanno della primogenita Marina, persuaso che deve usare ogni cautela e poi dimostrare agli italiani che sulla tolda di comando c’è lui e non altri. Le misure sono ancora da definire. Tra le ipotesi che circolano, si va da un intervento sulle pensioni a una stretta sulle rendite finanziarie. Passando per la patrimoniale che oggi, con grande fastidio del Pdl, ha rilanciato il leghista (di fede maroniana) Flavio Tosi. “Finché sarò io capo del governo non esiste” sarebbe stato, secondo il Corriere e l’Unità,  il lapidario commento di Silvio Berlusconi. Questa tassa invece la Lega la vuole  e, in questa confusione appare evidente che la sola certezza è che  il governo, con idee piuttosto nebulose sul da farsi, ha meno fretta di riunirsi d’urgenza per varare il provvedimento che consentirebbe di recuperare quei 20 miliardi necessari ad anticipare il pareggio di bilancio di un anno. Il segretario Pdl Alfano, ha già convocato un vertice in via dell’Umiltà sulle misure allo studio dell’esecutivo, da attuarsi subito dopo l’incontro fra governo e parti sociali. Domani Berlusconi è atteso in Sardegna, a casa e non sarà presente per l’audizione del ministro Giulio Tremonti davanti alle commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio di Senato e Camera. Tra Fini, Casini e Rutelli ci sono stati contatti in questi giorni domani mattina i rappresentanti del Terzo polo si vedranno prima dell’informativa di Tremonti, ma, come detto, chi nel governo sperava in una loro sponda, deve ora ricredersi. Stamani, a UnoMattina, il segretario della Cisl Raffaele Bonanni ha detto: “le tasse in Italia le pagano lavoratori dipendenti e pensionati, non possono pagare di nuovo quando c’è la patrimoniale”. Inoltre, per per lui, è possibile un “aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie dal 12,5% al 20%, aumento da inserire nella delega fiscale. Oltre a questo, un punto di Iva che ci potrà portare dieci miliardi. Questa operazione, fatta insieme alla riduzione dei costi della politica, credo che sia una buona alternativa”. Ma queste sono idee contrarie a ciò che ha in mente ed ha sempre promesso Berlusconi. Alcuni credono, e fra questi il ben informato Giornale, che oggi, probabilmente, il governo non fornirà dettagli ai sindacati e agli imprenditori e che tutto si ridurrà a Sacconi e Tremonti che illustreranno solo le misure di competenza dei loro dicasteri. Sul quotidiano della famiglia Berlusconi si ventila l’ipotesi che a fare chiarezza sarà l’audizione di Giulio Tremonti che si terrà domani mattina a Montecitorio, con tutti i leader politici, di maggioranza e opposizione presenti. Pertanto, scrive Antonio Signorini, l’ora X sarà domani e il personaggio chiave sarà  Tremonti e non Berlusconi. Di sicuro, scrive Il Sole 24 Ore,  sul fronte previdenziale, c’è solo che ieri è arrivata la conferma (molto attesa) che il ministero del Lavoro è pronto a diramare la circolare con le istruzioni per consentire ai lavoratori impegnati in attività usuranti di presentare domanda, entro il 30 settembre, per il ritiro anticipato e che il governo potrebbe presentare un pacchetto di interventi complementare a quelli già annunciati di anticipo della delega fiscale-assistenziale, con la possibilità di rivedere il cantiere pensioni, così tanto caro allo Lega. Potrebbe essere messa sul piatto una doppia operazione. La prima prevede un intervento sulle pensioni di anzianità, con un anticipo al gennaio prossimo di quota 97 (62 anni + 35 di versamenti o 61 +36 per i dipendenti) cui seguirebbe una scalettatura stretta fino al 2015 per arrivare in quell’anno a quota 100 bloccando di fatto l’accesso anticipato alla pensione. Il secondo intervento riguarderebbe invece l’aumento dell’età per la pensione di vecchiaia delle lavoratrici del settore privato, con l’ipotesi di anticipare la gradualità ora prevista tra il 2020 e il 2032 già dal prossimo anno. A contorno di questi due interventi, che potrebbero essere portati avanti solo con il consenso degli attori sociali, si aggiungerebbero misure minori come l’anticipo al 2012 del meccanismo di aggancio del momento del pensionamento all’aspettativa di vita e, forse, un irrigidimento dei requisiti per la pensione di reversibilità, per avvicinare questo trattamento assai generoso nel nostro sistema (5 milioni di assegni per una spesa di 38 miliardi l’anno) ai livelli delle pensioni ai superstiti pagate in Europa. Molto critico Cesare Damiano, capogruppo Pd in Commissione Lavoro della Camera, secondo il quale “la recente conversione del ministro Sacconi al metodo della concertazione è per lo meno sospetta: si tratta dello stesso ministro, che con il suo collega Tremonti ha preferito in questi anni agire senza il confronto preventivo con le parti sociali, anche quando si trattava di argomenti di estrema delicatezza come quello delle pensioni e del mercato del lavoro”.  E conoscendo l‘operato pregresso del ministro del lavoro, credo sia da dargli ragione, quando afferma: “Conoscendo le predilezioni e l’impostazione di Sacconi sui temi del lavoro, non c’è dubbio che ci troveremo di fronte alla pretesa di avere una delega in bianco dal Parlamento e dalle parti sociali – afferma Damiano – Questo rischio è da scongiurare perché può produrre effetti profondamente negativi se si considera che le linee guida di questa ”riforma”, a nostra conoscenza, sono costituite dal principio della derogabilità dei contratti e da quello dell’abbassamento delle tutele, a partire dalla modifica dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori”.” Ieri sul Corriere e ieri sera con Stella nella trasmissione “In Onda”, Sergio Rizzo è tornato sui costi della politica ed ha dimostrato che, con il taglio dei parlamentari e l’abolizione delle provincie, di miliardi se ne possono risparmiare tanti ed anche molto rapidamente. Quando tutti sono chiamati a fare sacrifici i politici per primi dovrebbero dare il buon esempio, ma naturalmente, se ne guardano, dicendo che il problema è, naturalmente, altrove. Guardando in queste ore ai politici di destra e di sinistra, vengono in mente i personaggi sgangherati di “Ferie d’Agosto” di Virzì, uomini che si muovono per frasi fatte e goffaggini di ogni genere, persuasi di avere sempre ragione, soprattutto nei propri privilegi. “Ferie D’Agosto” è anche il titolo di una raccolta di racconti uscita nel 1946, scritti da Cesare Pavese, dove si dice che ricordare è anche conoscere e si insegna  che sono i trascorsi, non le parole, a fare la differenza fra gli uomini.

 

Carlo Di Stanislao

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