Spettacoli di mezz’agosto

Un regalo alle ecomafie, pare abbia detto il ministro Prestigiacomo, quando ha letto nella manovra (la quindi in poco più di due anni) varata dal governo, la cancellazione del Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti,  da mesi al centro di un vero e proprio caso per il mancato funzionamento delle black box,  le scatole […]

Un regalo alle ecomafie, pare abbia detto il ministro Prestigiacomo, quando ha letto nella manovra (la quindi in poco più di due anni) varata dal governo, la cancellazione del Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti,  da mesi al centro di un vero e proprio caso per il mancato funzionamento delle black box,  le scatole nere da montare sui camion per seguirne il percorso e per il fiume di denaro inutilmente speso da migliaia di imprese per adeguarsi alla normativa,  che sarebbe dovuto entrare in vigore il 1 settembre. Strano comportamento per un governo che ha basato la sua credibilità alla lotta alle mafie e che ora si rimangia questo, come anche il fatto di non mettere le mani nelle tasche degli italiani.
Quindi, ieri, il consiglio dei ministri ha deciso di cancellare il progetto, causando un vero e proprio scoramento nella Prestigiacomo, secondo la quale il progetto “avrebbe consentito il controllo e la movimentazione di tutti i rifiuti speciali nel Paese, che rappresentano l’80 per cento di quelli prodotti, eliminando  l’attuale sistema cartaceo che consente frodi e abusi e non è in grado di fornire in tempo reale, tanto al ministero dell’Ambiente quanto alle forze dell’ordine, un quadro della movimentazione dei rifiuti. I dati nazionali disponibili”.
Ed ha aggiunto che già avevamo un ritardo di due anni su l’Europa e che: “a  parole sosteniamo di voler risolvere il problema dei rifiuti che vede mezza Italia in emergenza, ma poi facciamo i regali alla criminalità organizzata in nome della semplificazione amministrativa che però stavolta obbligherà le imprese, nel terzo millennio, a usare china e carta anziché il computer”. A dire il vero molti altri hanno mugugnato ieri, in testa il ministro Galan, ma, alla fine, il voto è stato unanime per disposizione del capo assoluto Silvio Berlusconi che, pure col cuore che sanguina e con il sangue ai denti verso Tremonti, ha detto che la manovra andava sostenuta in modo compatto e senza tentennamenti. Qualcosa del genere Berlusconi deve aver detto, nei giorni scorsi, al nostro governatore Gianni Chiodi, che continua ad appoggiare un governo che ci toglie i Fas con la scusa del terremoto e ci rifila i ticket dicendo che si debbono pagare per forza, non volendo ascoltare alcun piano alternativo.
Ieri mattina, l’assessore al lavoro Paolo Gatti, ha presentato ‘avviso pubblico “Lavorare in Abruzzo 2” che prevede bonus del valore di 10.000 euro per l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori svantaggiati. Il progetto e’ finanziato con 15 milioni di euro del Piano Operativo 2009/10/11 del FSE 2007/2013 ed e’ la naturale evoluzione della best practice “Lavorare in Abruzzo, ” che nel 2010 ha prodotto oltre 2.500 nuovi posti di lavoro nella Regione. Dice l’assessore che, nel momento in cui sembra venire meno lo spirito europeo e si addensano dubbi sul futuro dell’Unione, proprio dalle Regioni d’Europa possono venire esempi di speranza attraverso l’uso intelligente dei fondi europei. L’Abruzzo lo sta facendo, dimostrando che anche al Sud si puo’ spendere bene, senza rimandare indietro risorse importanti, difendendo l’occupazione, sostenendo le donne e i giovani e il loro ingresso nel mercato del lavoro. Siamo sicuri che l’economia abruzzese sapra’ cogliere questa nuova scossa, dando una opportunita’ ai tanti lavoratori che nei mesi scorsi hanno subito sulla propria pelle gli effetti della crisi”.
Ma come mai, allora, secondo il Governo e Chiodi ed anche il presidente Pagano, i Fas per il sud non arrivano a noi perché non siamo una regione del Sud?
Forse questa geografia a collocazione differenziata è l’ultima trovata di una politica caotica che non sa più come giustificare se stessa. Vero è che, su invito di Pagano, i parlamentari abruzzesi sono stati tutti inviati (o precettati?) alla seduta straordinaria dell’Assemblea, in programma lunedi’ prossimo, 15 agosto, all’Aquila, con un solo punto all’ordine del giorno: ”Piano per il Sud. Iniziative urgenti per riammettere l’Abruzzo alla ripartizione dei fondi”. Dalla presidenza si è precisato che la seduta e’ riservata – secondo il regolamento interno del Consiglio regionale – esclusivamente all’argomento oggetto della convocazione straordinaria e non si possono dunque esaminare progetti di legge, proposte di regolamento e provvedimenti amministrativi. ”Trattandosi di una questione nodale per la nostra regione – ha sottolineato il presidente Pagano – ho ravvisato l’opportunita’ di invitare anche i parlamentari, cosi’ da rimarcare l’importanza dell’iniziativa istituzionale, nell’interesse comune dell’economia abruzzese”. Ma ci viene in mente che la trovata è solo mediatica e, ancora, che lo stesso tema poteva essere già discusso nei giorni scorsi, senza l’enfatizzazione del ferragosto.
Anche perché, ferragosto lavorativo o meno, non potrà essere certo modificato il fatto (già accettato da Chiodi), che l’Abruzzo sia stato escluso dal Piano nazionale per il Sud approvato dal Cipe il 3 agosto, nonostante la nostra regione, per quel che riguarda i fondi Fas nazionali, sia a tutti gli effetti inserita nel novero delle Regioni meridionali. Segno, evidentemente, che, al di la’ delle giustificazioni di maniera, l’Abruzzo si e’ presentato a un appuntamento decisivo per la ripartizione di risorse destinate al Mezzogiorno, senza disporre di “progetti cantierabili”, come si afferma in una nota della Cna regionale, secondo cui l’esclusione suona ancor piu’ grave alla luce dell’esistenza di un documento (‘L’atto aggiuntivo all’intesa generale quadro tra governo e Regione Abruzzo’) sottoscritto il 28 maggio del 2009 a Palazzo Chigi, tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente della Regione, Gianni Chiodi. Ma, forse, Chiodi, come Cialente, ha forse sbagliato in buona fede (come scrive oggi su vari quotidiani on-line Lelio De Santis de l’Idv), come potrebbe essere accaduto al nostro sindaco Massimo Cialente quando si è fidato di Letta e Bertolaso e quanto, insieme al suo partito, ha accettato la realizzazione delle 19 New Town, saltando la parata mediatica del G8, di fatto consegnato al governo, senza coinvolgere la coalizione e senza ascoltare nessuno.
Certamente Chiodi persegue i suoi fini politici ed  utilizza anche la ricostruzione per assecondare le scelte del governo Berlusconi che non ritiene L’Aquila una priorità, ma cosa insegue invece il nostro sindaco quando, inopinatamente, si allontana dai tavoli di consultazione non entrando nei meriti specifici di ciò che vuole contestare? Non sono d’accordo con chi afferma che Chiodi e Cialente sono facce di una stessa medaglia ed ho molta stima, accumulata negli anni, per Massimo Cialente. Pur tuttavia, ora, devo raccomandargli maggiore chiarezza e disponibilità, per non dare l’impressione ai suoi amministrati, di essere spettatori inerti in uno spettacolo dal copione criptico che li riguarda direttamente.
Scritto per Ruggero Ruggeri, Il giuoco delle parti è uno dei capolavori di Luigi Pirandello, il quale nel 1913 scrive così a un amico: “Chi ha capito il giuoco non riesce più a ingannarsi; non può più prendere né gusto né piacere alla vita”. Ci insegna il D’Amico, che il concetto pirandelliano della vita e del cristallizzarsi delle norme e spiegato con l’esempio dell’uovo: il dentro dell’uovo è il contenuto, la vita, che si prende, si vede (“ si beve”), la vita con tutta l’urgenza dei suoi interessi e la varietà dei suoi motivi; il guscio è il concetto astratto delle cose, la loro forma vana ed esteriore che va buttata via. Bene, raccondo a chi di dovere di buttare via l’unitile forma e di attenersi al senso dei problemi e alla reale necessità di autentiche e serie soluzioni.

Carlo Di Stanislao

 

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