La Croce, il Giglio, la Speranza

Si è svolta oggi alle 17 e 30 presso il Centro Polifunzionale Pegaso a Scoppito la Presentazione della Croce del Perdono a cura dell’Oroart di Laura Caliendo. Il Sindaco del Comune di Scoppito, De Nuntis, è entusiasta dell’evento che premia la capacità e il valore degli artigiani. Pone l’accento sulla necessità per ognuno di noi […]

Si è svolta oggi alle 17 e 30 presso il Centro Polifunzionale Pegaso a Scoppito la Presentazione della Croce del Perdono a cura dell’Oroart di Laura Caliendo.
Il Sindaco del Comune di Scoppito, De Nuntis, è entusiasta dell’evento che premia la capacità e il valore degli artigiani. Pone l’accento sulla necessità per ognuno di noi di ricevere il perdono sia spirituale sia del prossimo.
La Croce del Perdono è una tradizione annuale dell’artista Laura Caliendo. Quella di oggi è l’undicesima e viene data in dono al Cardinale che apre la Porta Santa. Per la 717° Perdonanza Celestiniana ha avuto l’oneroso incarico il Cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano.
Come evidenzia Walter Capezzali, Presidente della Deputazione Storia Patria, la Croce, strumento di martirio e di morte, accogliendo il Corpo di Cristo si è trasformato in simbolo di Resurrezione.
Il legno secco del patibolo è stato ravvivato dal legno verde del Corpo di Dio divenuto Uomo.
Il ferro delle catene di contenimento, negli spunzoni esterni ai palazzi danneggiati dal terremoto del 1703 assumeva in antico la leggiadra forma del Giglio simbolo di purezza e di speranza.
Un Giglio su una Croce congiunge valenze spirituali ed umane.

….la resurrezione dopo il lutto ed il dolore,
è la vita dopo la morte.

Leggiamo così la Croce Pettorale creata per l’attuale giubileo in piccolo di Papa Celestino V.
Gianfranco Giustizieri, Vice Presidente dell’Associazione Internazionale di cultura “Laudomia Bonanni”, paragona la Croce del Perdono per la Perdonanza Celestiniana 2011 a uno scrigno che si apre ed un lampo policromatico entra nel cuore: la Croce e di Cristo ed il Giglio della Speranza complementari tra loro. Due segni che fondono un unico messaggio che la mente dipana e raccoglie.
La simbologia della Chiesa interpreta la Croce priva del Corpo di Cristo come annuncio di Resurrezione, segno di sacrificio e di liberazione dell’uomo.
Il Giglio, fiore del terremoto aquilano del 1703, forse può essere un esempio non lasciato alla memoria letteraria.
Laudomia Bonanni, in un elzeviro pubblicato il 12-13 ottobre 1974 su”Il Giornale d’Italia” (altri ne seguirono a modifica del primo), poneva l’attenzione sui gigli aquilani posti sulla sommità di molti antichi edifici della città (in Corso Vittorio Emanuele, Via dell’Arcivescovado, Via Picenze, Via San Martino ad esempio), testimoniano la gratitudine dei proprietari per essere stati salvati dal distruttivo terremoto del 2 febbraio 1703.
Il 2 febbraio la Chiesa Cattolica celebra la Presentazione al Tempio di Gesu’, ma la festa è altresì nota come giorno della Purificazione. Infatti, secondo la Legge Ebraica, le donne d’Israele dopo il parto dovevano rimanere quaranta giorni senza accostarsi al Tabernacolo. Finito il termine c’era la Cerimonia di Purificazione che consisteva nell’offerta di un sacrificio, un agnello da consumare in olocausto oppure una tortora o colomba (Levitico 12, 2-8). 2 febbraio 1703, quaranta giorni dalla Nascita di Gesu’, ma anche il giorno della scossa più terribile e distruttiva. Pochissimi edifici rimasero in piedi, alcuni sono ancora lì con i gigli posti probabilmente come capochiave di catene per salvare le mura di case pericolanti. Il Giglio caro a Maria, simbolo di Castità e Devozione.
Il gioiello si offre al pensiero e porta lontano nel tempo: è la simbiosi di un antico messaggio che s’incarna nel nostro presente.
La Croce e il Giglio, simbolo unico, per ritrovare l’identità collettiva scossa dal forte sisma di due anni fa.
Anche il nero dell’onice e il verde della pietra vesuviana posti al termine dei bracci sembrano indicare la strada alla città di Celestino V.
Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Molinari ritiene che solo chi riesce a contemplare la Croce e a capire la Vita di Cristo potrà capire il significato della Sofferenza.
La Croce non è la fine della nostra storia perché dopo di essa vi è la Resurrezione.
Monsignor Vincenzo D’Ercole ringrazia Laura Caliendo per la Croce del Perdono, un simbolo davanti al quale occorre meditare e pregare.

Francesca Ranieri

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