Cose dette e taciute, nel gioco delle parti

Moody’s continua a tagliare, declassando Unicredit e Intesa Sanpaolo, Eni, Enel, Terna, Finmeccanica, Poste italiane e Cassa depositi e prestiti,  mentre non taglia proprio nulla George Clooney, sulla oramai famosa cena romana a Palazzo Grazioli, cena definita: “una delle più sorprende serate della mia vita”, in una intervista in 10 domande, concessa a Rick Stengel, […]

Moody’s continua a tagliare, declassando Unicredit e Intesa Sanpaolo, Eni, Enel, Terna, Finmeccanica, Poste italiane e Cassa depositi e prestiti,  mentre non taglia proprio nulla George Clooney, sulla oramai famosa cena romana a Palazzo Grazioli, cena definita: “una delle più sorprende serate della mia vita”, in una intervista in 10 domande, concessa a Rick Stengel, direttore del Time. Oltre a chiacchierare di cinema, giornalismo, politica e della sua villa sul Lago di Como, il cinquantenne attore americano ha parlato anche del nostro premier, anche perché, nel processo a carico di Silvio Berlusconi sul “caso Ruby”, era stato chiamato a fine marzo tra i testi della difesa. Spiega Clooney: “Ho detto loro che sarei venuto a testimoniare se avessero voluto, perché non ero alla festa dove si dice sarei stato. Non ero al suo bunga bunga”. L’attore a poi sottolineato di essere stato una sola volta da Berlusconi e per parlare del Darfour, falcidiato Paese a lui molto caro. Appena finito di parlare di cose serie, ha detto Clooney, “è  diventato un genere di serata molto diversa da quella che chiunque possa immaginare, con Berlusconi che gli avrebbe mostrato anche l’oramai noto “letto di Putin” e raccontato molte barzellette. Di quella serata è stato pubblicato recentemente anche un inedito scatto che vede proprio George Clooney con Berlusconi e Sabina Began, “l’Ape regina” indagata dalla Procura di Bari nell’inchiesta sulle escort che sarebbero state portate da Gianpaolo Tarantini nelle residenze di Berlusconi. Ma Clooney non ha fornito al giornale altri particolari, limitandosi, come dire, a definire la serata sorprendente, anche per lui ch è attore e figlio dello star system hollywoodiano. “Cambieremo il nome del Pdl perchè non è nel cuore della gente. Si accettano dei suggerimenti, faremo fare dei sondaggi” ha detto oggi Berlusconi ai giornalisti ed aggiunto, secondo quella greve licenziosità che lui considera innocentemente ironica:”Mi dicono che il nome che avrebbe maggiore successo è Forza Gnocca”. Di Confindustria non parla, né parla del problema declassamento a valanga di Moody’s, mentre si prepara, dicono in molti, ad un faccia a faccia molto duro, oggi, con Giulio Tremonti, volto a trovare soluzione contro la “non facile” crisi. Parla invece di nuovo dei giudici “eversivi” e che sembrano sempre più “schegge impazzite” e ritarda ancora la nomina su Bankitalia, dicendo che: “La scelta è una prerogativa del presidente del Consiglio” ed assicurando che: “La decisione arriverà entro il 1 novembre”. Come si avessimo ancora più di un mese da perdere. Quanto alla tenuta della maggioranza, il premier spiega che le voci di un nuovo governo lo “fanno ridere”.    “Arriva un altro, ma poi cosa fa? ma va’…”, aggiunge. Conversando successivamente con alcuni parlamentari del Pdl Berlusconi avrebbe poi assicurato che “andremo avanti fino al 2013, perché il nostro obiettivo è completare le riforme e il programma. Ma, ancora una volta come sempre più spesso negli ultimi tempi, il suo ottimismo è smentito da Umberto Bossi, che dichiara: “Sembra obiettivamente che il governo arrivi al 2013. Mi sembra difficile spennare la gente e farsi votare. Meglio andare prima. A Berlusconi l’ho sempre detto, però il premier è lui”. Tra Bossi e Berlusconi resta anche il nodo della nomina del governatore di Bankitalia. “Oggi non ne abbiamo parlato, però è un problema”, spiega il leader del Carroccio.”Io – aggiunge – avrei deciso molto prima, e avrei scelto Grilli. E’ il migliore in circolazione in Europa, e se non si fa governatore se ne andrebbe dall’Italia…”. E questo dimostra, ancora una volta, che Umberto sarà anche un sicuro alleato, ma sta sempre dalla parte di Tremonti. Intanto Moody’s, che invece sta dalla sola parte dell’economia, oltre a banche ed enti pubblici nazionali, declassa anche le regioni e con la seguente, preoccupante motivazione: la manovra economica del Governo centrale influirà sulle amministrazioni locali che contano per il 30% sulla spesa complessiva dello Stato. Palazzo Chigi in una nota aveva parlato di decisione attesa e assicurato che il governo sta lavorando per centrare gli obiettivi di bilancio. E, circa un’ora fa, il nostro Governatore Gianni Chiodi, è sulla stessa lunghezza d’onda ed alea di ottimismo, perché, dice, che l’Abruzzo e meno esposto di altre regioni. Chiodi, che già ieri  aveva profetizzato la mossa, evidenzia che la ‘bocciatura’ ha riguardato “tutte le Regioni. Ma mentre l’Italia e gran parte delle altre Regioni sono state declassate di tre punti – mente l’Abruzzo solo di due”. Speriamo che la sua analisi non sia troppo carica di speranza e che, davvero, non si sia giunti ormai alla “redde rationem”. Chiodi spera nei Fondi Par-Fas 2011-2013, in cui l’Abruzzo ha fatto la parte del leone, superando Campania e Sicilia e surclassando ampiamente Puglia e Calabria. Ma, comunque, i 600 milioni e rotti, che dovrebbero garantire al governatore di passare alla “fase II” (propositiva e propulsiva) del suo mandato, per ora devono ancora essere erogati. Oggi Chiodi si dice ottimista, ma solo due giorni fa, come ha riferito su “CityRumors” Daniele Galli, aveva detto che “L’Abruzzo non è una regionale normale” e presenta ancora molte “criticità”. La rotta da seguire per la nave azzurra di Chiodi è quella segnata sulla carta del Patto, ma, già da subito e prima del declassamento di Moody’s, Silvio Paolucci, segretario regionale del Pd, gli aveva ricordato di svegliarsi dai sogni e di pensare ad una realtà con decine di migliaia di abruzzesi alle prese con la disoccupazione, il precariato e il rischio chiusura delle piccole imprese.

Carlo Di Stanislao

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