Nuovo presidente di Confindustria, al via le manovre

Il termine per scegliere il nuovo presidente di Confindustria è di centocinquanta giorni. L’iter procedurale che porterà gli industriali italiani a individuare, nella prossima primavera, il successore di Emma Marcegaglia, partirà ufficialmente a gennaio 2012 ma la rosa di nomi sul successore comincia a già a mettere qualche petalo. Dopo mesi di indiscrezioni e voci […]

Il termine per scegliere il nuovo presidente di Confindustria è di centocinquanta giorni. L’iter procedurale che porterà gli industriali italiani a individuare, nella prossima primavera, il successore di Emma Marcegaglia, partirà ufficialmente a gennaio 2012 ma la rosa di nomi sul successore comincia a già a mettere qualche petalo. Dopo mesi di indiscrezioni e voci su questo o quel potenziale candidato, è stato Alberto Bombassei a rompere gli indugi: “spero di essere io quel candidato”, ha detto ieri il patron della Brembo, incassando oggi un primo voto ‘pesante’, quello del presidente di Telecom Italia, Franco Bernabé (“é il candidato che esprime al meglio questa fase di vita di Confindustria”, il suo viatico). Da sempre gli industriali – per il vertice di rappresentanza – puntano su valutazioni comuni, senza contrapposizione tra schieramenti (“non possiamo fare al nostro interno quello che chiediamo agli altri di non fare, cordate e divisioni”, disse tempo fa sull’argomento il presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini), ma la storia di Confindustria dell’ultimo quindicennio racconta di due schieramenti che si sono sempre confrontati, (successe con Moratti-Fumagalli-Fossa nel 1996, con D’Amato-Callieri nel 2000, con Tognana-Montezemolo nel 2004), che solo l’elezione di Emma Marcegaglia nel 2008 ha ricompattato, con un voto bulgaro. Individuare però oggi una figura imprenditoriale che, tra aspirazioni personali e sostegni più o meno palesi, riesca a mettere tutti d’accordo non sarà così semplice, complice la pesante crisi economica in corso e un rapporto a dir poco ‘difficile’ col mondo politico. Così, con buon anticipo rispetto alla scadenza naturale, i nomi sul ‘dopo Marcegaglia’ sono già cominciati a circolare e tra gli addetti ai lavori non é un mistero sentire nominare – oltre a Bombassei – i vari Gianfelice Rocca (che è comunque chiamato fuori ancora prima di scendere in campo), Giorgio Squinzi, Aurelio Regina, Ivan Lo Bello o Diego Della Valle. Fin qui le indiscrezioni e i ‘si dice’. Poi c’é tutta una rete di relazioni e rapporti da mettere in piedi e che con l’approssimarsi del 24 maggio (giorno dell’assemblea annuale di Confindustria) diventerà ogni settimana più fitta, a cominciare dall’imminente convegno annuale di Capri. Non è un mistero così che il potente nord-est (tra le componenti territoriali più importanti in termini di voti) punti a sostenere un proprio candidato (circola il nome di Andrea Riello), così come la potente Assolombarda – senza il cui voto mai nessun candidato è stato eletto alla presidenza nella storia secolare di Confindustria – che potrebbe dirottare il suo voto su Squinzi. Questa volta però toccherà fare i conti anche con Unindustria (la ex Confindustria Lazio) che riunisce le confindustrie laziali, Latina esclusa, ed è la seconda più potente territoriale di Confindustria. Resta al momento la candidatura di Alberto Bombassei. Per la cronaca è la seconda volta che l’imprenditore bergamasco rompe gli indugi e tenta la corsa al vertice: accadde già nell’ autunno del 2007, sul finire della presidenza Montezemolo: “io presidente? tutti i vice aspirano a diventarlo”, chiosò senza però che il suo desiderata trovasse sponda. A distanza di 4 anni ci riprova, incassando il voto di Franco Bernabé che lo definisce “un industriale di grande successo, che ha creato un’azienda che è tra i leader mondiali nel proprio settore”, un imprenditore che “ha dimostrato capacità imprenditoriale, rigore, indipendenza, attenzione ai costi e impegno a favore di tutto il sistema imprenditoriale italiano nel suo ruolo in Confindustria”. Insomma, “tutte qualità necessarie per aspirare a coprire questo ruolo e per affrontare i problemi di Confindustria”. Il tempo non manca per sapere se Bombassei avrà la benzina per arrivare fino in fondo alla corsa. Sulla sua strada potrà, o dovrà, magari fare i conti con altri nomi eccellenti dell’imprenditoria italiana: è il caso di Luigi Abete, che è di casa in Confindustria (é stato presidente nel difficile quadriennio 1992-1996) e che potrebbe aspirare a unificare tutto il mondo datoriale italiano (Confindustria-Abi) o di Diego Della Valle, portavoce del malessere verso la politica di parte dell’imprenditoria italiana, spinto magari dall’amico e sponsor Luca di Montezemolo.

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