Bullismo, una pratica da condannare

Con la recente riapertura delle scuole, dopo anni di silenzio critico, si ripresenta la tanto vergognosa quanto  scellerata pratica del bullismo, che precedentemente appariva solo con qualche sporadico evento, di cui non se ne paralava neanche. Oggi tale situazione ha raggiunto livelli talmente elevati che in alcuni casi, assume il significato di un vero e […]

Con la recente riapertura delle scuole, dopo anni di silenzio critico, si ripresenta la tanto vergognosa quanto  scellerata pratica del bullismo, che precedentemente appariva solo con qualche sporadico evento, di cui non se ne paralava neanche. Oggi tale situazione ha raggiunto livelli talmente elevati che in alcuni casi, assume il significato di un vero e proprio allarme sociale, che deve essere combattuto e debellato, con ogni mezzo. Il termine bullismo sta ad indicare un rapporto tra bambini o ragazzi in cui, uno è protagonista di atti di prevaricazione e maltrattamenti, mentre l’altro, ne è la vittima. Simili atti, condannabili senza la minima ombra di dubbio, si possono configurare in due  dimensioni: quella psicologica e quella fisica.  La prima, si manifesta, attraverso forme di aggressioni verbali, persecuzioni subdole, per cui chi la subisce vive   una condizione assurda d’isolamento e d’incomprensione: non si parla con nessuno e ci si isola dal mondo circostante.  La  seconda, ancor più grave, è aberranza e prevaricazione che  spesso  sfocia, in una vera e propria forma di violenza, con aggressioni fisiche ed umiliazioni.   Entrambe queste forme di annullamento della personalità, generano  in qualsiasi ragazzo, una grande sofferenza, un senso d’impotenza, perdita di autostima ed emarginazione, tanto da arrivare, in alcuni casi estremi, anche al suicidio. Entrambe queste forme di bullismo sono  generate, nella maggior parte dei casi, da discriminazioni di carattere etnico, religioso e sessuale; pertanto nessuna fascia sociale di provenienza ne è esente. Purtroppo il fenomeno, si sta diffondendo a macchia d’olio, a partire dalle scuole elementari fino all’adolescenza ed anche in tanti luoghi di divertimento e ricreazione. A tal proposito,  molti genitori si stanno armando di coraggio e, finalmente, hanno deciso di denunciare questi episodi,  in considerazione del fatto che si verificano in quel luogo, che dovrebbe essere il simbolo per eccellenza  della correttezza, dell’educazione e  del rispetto:  la scuola. Su questo scottante argomento sono stati scritti molti libri, anche da chi ne è stato direttamente coinvolto. Essi, mettono in crisi, fanno riflettere ed interrogano, dando consigli che   aiutano ad attraversare la densa cortina di pregiudizi e ad uscire dal nostro piccolo, pidocchioso, “particular”, da un errato perbenismo ed omertà invitandoci  tutti, ad agire come sostenitori ed educatori, coinvolgendo nel dialogo e nel confronto, soprattutto chi dovrebbe tutelare i giovani. Allo stesso fine, si adoperano anche molti siti interattivi nel web, dove secondo alcune fonti statistiche, vengono denunciati circa mille casi giornalieri di atti bullistici. Occorre una maggiore sinergia, tra tutte le Istituzioni delegate al controllo del fenomeno  iniziando dalle famiglie, fino ai dirigenti scolastici,  alle forze dell’ordine e  alla magistratura che unite si dovrebbero impegnare nello sradicamento di tale servitù, avvilente e distruttiva. Non voglio incamminarmi nel sentiero qualunquista del… tanto questa cosa esiste in qualsiasi luogo di apprendimento e di cultura, ma ribadire la mia ferma volontà di madre di avversare, quel clima di arroganza, protervia e sopraffazione, nei confronti dei più deboli e sensibili,  fin dalle prime avvisaglie evitando che diventino uno stile di vita. Nel nostro Abruzzo è stato istituito, un Osservatorio Regionale per la sua prevenzione, il cui fine è quello di prevenire e contrastare qualsiasi fenomeno di bullismo, attraverso l’attivo coinvolgimento di tutte le componenti delle realtà scolastiche. Anche il forum dei giovani di Foggia, come tante altre organizzazioni, dedite alla legalità ed al rispetto delle persone, hanno chiesto ad organi preposti di intervenire immediatamente, per reprimere sul nascere, tali gravi comportamenti con iniziative esemplari, atte a scoraggiare, chi crede di restare impunito, commettendo gesti che sono dei veri e propri reati penali. Secondo una famosa psicologa australiana è, nella prima forma di organizzazione sociale, la famiglia,  in cui   si genera, in quanto lo stesso, è un comportamento acquisito, non innato e può essere annullato dalle origini, solo se la stessa, viene aiutata a rivedere i propri errori  sviluppando, un comportamento di relazioni sociali positive. In conclusione forse, è più urgente insegnare, prima di tutto, ai grandi per poi arrivare ai più piccoli, senza malintesi, l’importanza del rispetto per se stessi e per gli altri. Ciò, non s’impara attraverso una formuletta disegnata alla lavagna, ma con l’esempio autorevole di chi, intende rimanere un protagonista positivo del proprio destino.

Maria Elena Marinucci

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