2 donne uccise dalla gelosia in Abruzzo. Parlare può salvare le vite

Due omicidi a sfondo passionale sono avvenuti tra sabato e domenica scorsa in Abruzzo: le vittime, Maria Rosa Perrone, 52 anni di Alba Adriatica (Te), e Neila Bureikate, 24enne lituana, da anni residente a Vasto (Ch), sono state accoltellate per gelosia dai loro compagni, William Adamo, 59 anni, ex marito della donna, e Matteo Pepe, […]

Due omicidi a sfondo passionale sono avvenuti tra sabato e domenica scorsa in Abruzzo: le vittime, Maria Rosa Perrone, 52 anni di Alba Adriatica (Te), e Neila Bureikate, 24enne lituana, da anni residente a Vasto (Ch), sono state accoltellate per gelosia dai loro compagni, William Adamo, 59 anni, ex marito della donna, e Matteo Pepe, 43 anni, convivente della giovane. Con una dinamica quasi identica, i delitti sono avvenuti in un contesto familiare e, secondo Roberta Pellegrini, responsabile del centro antiviolenza “Ananke” di Pescara, sono il risultato di una serie di violenze culminate poi in omicidi. “C’è tutto un retroscena dietro al movente passionale. La gelosia – spiega – è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma la questione dovrebbe essere riportata nel tema delle relazioni violente, di ciò che in una coppia non funziona. Una relazione  malata, provocata da un non riconoscimento dell’altro, da forme di possesso. La violenza – continua – c’è ogni qual volta c’è una prevaricazione”. La libera scelta delle donne di non continuare la relazione, forse dettata da un nuovo incontro, ha innescato il rifiuto, la rabbia e infine il gesto estremo dei due uomini.

Un fenomeno però consueto che si verifica con una certa ripetitività. Secondo l’indagine: “Femicidi in Italia”, stilata ogni anno dalla Casa delle donne di Bologna,  le vittime nel 2010 sono state 127: 8 in più dell’anno  precedente, 15 in più che nel 2008, e 20 se si guarda al 2007. Un dato parziale però che tiene conto solo dei fatti di cronaca riportati sui giornali locali e nazionali, che segna comunque in Italia una crescita del fenomeno. Ma allora come intervenire?  Dal 2006 il Dipartimento per le Pari Opportunità ha sviluppato, mediante l’attivazione del numero di pubblica utilità 1522, un’ampia azione di sistema per l’emersione e il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne. Il numero è attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed è gratuito, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo, russo e arabo. Oppure è possibile rivolgersi ai centri antiviolenza presenti sul territorio nazionale, anche se più diffusi nel Nord e Centro della penisola.

L’Abruzzo dal 2006 ha approvato una legge per la promozione ed il sostegno dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per le donne maltrattate (L.R. 31 20/10/06). A Pescara, in via Tavo 228, c’è Ananke: struttura nella quale operatrici e volontarie offrono la loro collaborazione per colloqui telefonici, colloqui d’accoglienza, consulenza legale e psicologica. L’obiettivo più in generale è l’accompagnamento ed orientamento all’uscita da situazioni di marginalità dovuti a violenza.  Da gennaio ad oggi sono circa 100 le donne che hanno contattato il centro Ananke; una trentina coloro che hanno avvito un percorso di uscita dalla violenza. “Quando una donna comincia a essere oggetto dei primi segni di violenza – spiega la Pellegrini – deve cominciare a riconsiderare la sua relazione. Questo è un lavoro che i centri fanno. Possono aiutare a prendere  consapevolezza della degenerazione di un rapporto, del crescendo di violenza. Aiutano a parlare di queste situazioni, molto spesso taciute. I fatti avvenuti in Abruzzo – conclude – sono la conseguenza di una violenza cresciuta col tempo e sfociata in tragedia. Parlarne può quindi servire a prevenire e salvare la vita”. (lc)

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